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« c'è differenza tra de...il disinteresse della scuola »

è possibile far scomparire i rifiuti

Post n°54 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da p_i_a_n_o
 
Foto di p_i_a_n_o

“L’ansia da incenerimento totale che emerge leggendo alcune cronache sui fatti napoletani francamente mi sorprende: pensare che il problema dei rifiuti si
liquidi con la soluzione finale, con il rimedio miracoloso del grande fuoco, significa non aver capito la natura della questione e non conoscere le leggi europee che la governano… l´Italia rischia nuove procedure d’infrazione:
bisogna rispettare la normativa europea che mette al primo posto la riduzione
delle materie prime utilizzate. Al secondo posto il riuso degli oggetti. Al
terzo il riciclo dei materiali scartati. E solo al quarto, cioè solo per quella
piccola quota di rifiuti che non possono essere riciclati, l’incenerimento.
Riciclare significa dare un taglio robusto alla cosiddetta intensità
energetica, cioè alla quantità di energia necessaria per costruire un singolo
prodotto. Dai metalli al vetro, dalle plastiche alla carta, usare materiali
riciclati vuol dire comprimere la bolletta energetica. È questa l’altra faccia
dell’inquinamento evitato: il risparmio energetico che assicura un vantaggio
economico e nuovi posti di lavoro”  (Jeremy Rifkin)



“Sembrerebbe che l'emergenza rifiuti in Campania possa risolversi soltanto attraverso discariche ed inceneritori, senza la consapevolezza che ciò rappresenta una strategia politica di lungo periodo e non unicamente la risoluzione del contingente. Si vuole attuare una precisa scelta politica, oggetto di
ripensamento in tutta Europa, ovvero sbilanciare la gestione dei rifiuti sulla
realizzazione degli impianti, piuttosto che sulla politica delle "r": a) riduzione dei consumi; b) raccolta differenziata; c) recupero; d) riparazione; e) riuso; f) riciclaggio. L'orientamento
dettato dall'emergenza intende sbilanciare la gestione del ciclo integrato dei
rifiuti a favore di un sistema di combustione classica, assegnando la funzione
principale all'ipotesi di incenerimento dei rifiuti, indicata invece residuale
e marginale dalla normativa e dalla giurisprudenza vigente. Per invertire
radicalmente la rotta della politica dei rifiuti in Italia bisogna uscire dal
cul de sac del CIP 6 e abrogare definitivamente, anche per gli impianti già
realizzati, la delibera n. 6 del comitato interministeriale prezzi che nel 1992
dichiarava, unico Paese in Europa, il rifiuto fonte rinnovabile, prevedendo
sovvenzioni pubbliche per gli impianti di incenerimento. Il CIP 6, prelevando
le risorse direttamente dai cittadini, attraverso le bollette dell'energia
elettrica, ha influenzato, negli ultimi quindici anni, la politica dei rifiuti
in Italia, incentrandola prevalentemente sulla fase terminale, appunto sullo
smaltimento e sulla progettazione e realizzazione di impianti di incenerimento.
Attraverso il CIP 6 sono state alimentate sacche parassitarie e rendite
finanziarie che hanno avuto quale loro principale obiettivo bruciare la maggior
quantità di rifiuti "tal quale", impedendo ed ostacolando il decollo
della raccolta differenziata. I finanziamenti pubblici provenienti dal CIP 6
hanno influenzato gli strumenti di pianificazione regionale e rallentato, non
soltanto lo sviluppo della raccolta differenziata, ma fonti di energia pulita e
rinnovabile come l'eolico ed il fotovoltaico. Una pratica quella
dell'incenerimento che alimenta lo spreco, con una resa energetica del 10-15%
contro un dispendio di risorse che l'energia prodotta non compensa neppure
lontanamente. Una pratica che incentiva la realizzazione di impianti che a
pieno regime producono, al di là delle tossiche e nocive polveri ultra-sottili,
una quantità di ceneri tali da richiedere la realizzazione di discariche in
grande quantità per collocare i nuovi rifiuti prodotti dalla combustione. Si
prenda dunque con serietà e rigore l'ipotesi di passare da metodi primordiali
di smaltimento quali "il fuoco e le buche" a modelli già sperimentati
con successo in alcune parti d'Italia come il trattamento meccanico biologico
"a freddo". Si utilizzi l'emergenza come una grande occasione di
rilancio e rinnovamento e non come il pretesto per affermare scelte che
guardano indietro, ovvero all'era del fuoco." (Alberto Lucarelli -
Ordinario di diritto pubblico - Università di Napoli Federico II)

video con Maurizio Pallante, esperto in tecnologie ambientali

 
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