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il disinteresse della scuola

Post n°55 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da p_i_a_n_o
 
Foto di p_i_a_n_o

" Se non si dà apprendimento senza gratificazione emotiva, l'incuria dell'emotività, o la sua cura a livelli così sbrigativi da essere controproducenti, è il massimo rischio che oggi uno studente, andando a scuola, corre. E non è un rischio da poco perche, se è vero che la scuola è l'esperienza più alta in cui
si offrono i modelli di secoli di cultura, se questi modelli
restano contenuti della mente senza diventare spunti
formativi del cuore, il cuore comincerà a vagare senza
orizzonte in quel nulla inquieto e depresso che neppure il baccano
della musica giovanile riesce a mascherare. Quando
parlo di "cuore" parlo di ciò che nell'età evolutiva
dischiude alla vita, con quella forza disordinata e propulsiva
senza la quale difficilmente gli adolescenti troverebbero il
coraggio di proseguire l'impresa. Il sapere trasmesso a
scuola non deve comprimere questa forza, ma porsi al
suo servizio per consentirle un'espressione più articolata
in termini di scenari, progetti, investimenti, interessi.
Infine resta la vita, e il sapere lo strumento per meglio
esprimerla.Laddove invece il sapere diventa lo scopo e il profitto il metro per
misurarlo qualunque siano le condizioni d'esistenza in
cui una vita è riuscita a esprimersi, la scuola fallisce,
perche livella, quando non mortifica, soggettività nascenti in
nome di un presunto sapere oggettivo che serve a dare
identità più ai professori che agli studenti in affannosa
ricerca. "Causa prima" di devianza, rispetto a tutte le "cause seconde"
che la sociologia vede alla base del disagio giovanile, la
scuola si offre con quel volto irresponsabile di chi si tiene
fuori dai problemi connessi ai processi di crescita e, limitando
consapevolmente il suo spazio operativo, manifesta
quella falsa innocenza che l'oggettività del trattamento
(profitto-giudizio) è sempre disposta a concedere a chi non si
prende cura della soggettività dei giovani, perchè
mettervi le mani non garantisce di poterle tirar fuori davvero
pulite e disinfettate. Questi sono i problemi della scuola, problemi che si possono
risolvere solo con la formazlone, e non solo la preparazione,
di professori che abbiano come tensione della loro vita
la cura dei giovani. E come non si può fare i corazzieri
se si è alti un metro e cinquanta, cominciamo a chiederci
perche si può insegnare per il solo fatto di possedere una
laurea, senza alcuna richiesta in ordine alla competenza
psicologica, alla capacità di comunicazione, al
carisma. Sì, proprio il carisma. Tutti abbiamo conosciuto almeno un professore che è stato
decisivo nelle nostre scelte di vita. Perche questa possibilità
è sempre più ridotta per i giovani di oggi, quando la
psicologia ci insegna che i processi di identificazione con gli
adulti, le cariche emozionali che su di loro vengono
convogliate sono le prime condizioni per la costruzione di un
concetto di se così necessario per non brancolare nell'
oscillazione dell ' indeterminatezza ? La mancanza di formazione personale, infatti, se non porta gli
adolescenti al suicidio, li porta spesso là dove si spaccia
musica, alcol e droga, in quella deriva dell'esistere che è poi
quell'assistere allo scorrere della vita in terza persona
senza esserne granche coinvolti, in ritmi sempre più estremi
ed estranei. Per cui, in certo modo, ci si sente stranieri
nella propria vita, in quell'insipido trascorrere di giorni,
dove equivalente diventa esserci o non esserci, senza che
alcun gradiente faccia apparire la vita preferibile al suo nulla,
in quell'atmosfera opaca e spessa che si frappone tra se
e le proprie cose, che se ne vanno lontane da una vita che
avverte se stessa sempre più anonima e altra. A queste
forme di disagio si è soliti rispondere con quell'elenco
di riforme dove ciò che si prospetta sono autonomie
gestionali, rivalutazione della figura del preside, incentivi
materiali, nuovi programmi ministeriali messi a punto in
funzione di nuovi profili professionali, accorpamento di indirizzi
di studio, commissioni di esperti, informatizzazione di
questo e di quello, magnifici libri di testo, corsi integrativi,
corsi d'aggiornamento. L'unico fattore trascurato è il
frequente disinteresse emotivo e intellettuale dell'insegnante,
con trasmissione diretta allo studente, che tra i banchi di
scuola finisce per trovare solo quanto di più lontano e astratto
c'è in ordine alla sua vita, in quella calda stagione
dove il sapere non riesce, per difetto di trasmissione, a divenire
nutrimento della passione e suo percorso futuro." (Galimberti , L'ospite inquietante Feltrinelli 2007)

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