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passioni apatiche nel Paese del mah

Post n°58 pubblicato il 03 Febbraio 2008 da p_i_a_n_o
 
Foto di p_i_a_n_o

" Mancheranno due mesi e mezzo alle elezioni. Giorno più, giorno meno. L´incarico esplorativo affidato a Marini dal presidente Napolitano, allo scopo di formare un governo tecnico che riformi il sistema elettorale, risponde a un fine giusto quanto impraticabile. Scrivere una legge elettorale peggiore di quella attuale è, certamente, una missione impossibile. Ma l´idea di comporre, in qualche mese, orientamenti e interessi apertamente divergenti, anche fra partiti dello stesso
schieramento, lo è altrettanto. Se non al prezzo di compromessi improbabili.
Col rischio di passare dal "porcellum" al "pasticcium". Per
questo conviene essere realisti. La campagna elettorale è già cominciata (anche
se non è mai finita). Difficile credere a governi di "pacificazione".
Visto il clima politico di questa breve legislatura, la stessa formula appare
sarcastica. Una presa in giro. Neppure le associazioni economiche, che pure
hanno sostenuto questa esigenza, ci credono davvero. Al più, auspicano, come ha fatto ieri Montezemolo, una fase costituente. Ma "dopo" le elezioni. Tuttavia, sbaglia chi vede nel voto una svolta, in grado di scuotere l´opinione
pubblica. Un colpo di cancellino e via: il passato è passato. Si ricomincia
daccapo. In effetti, dubitiamo che ciò possa avvenire. E, a nostro avviso, ne
dubitano gli stessi italiani. I quali guardano al prossimo voto senza troppe
illusioni. D´altronde, voltar pagina potrebbe significare il ritorno, due anni
dopo, della stessa coalizione che ha governato il Paese dal 2001 al 2006. Un
uomo solo al comando: Silvio Berlusconi. E intorno Fini, Casini, Bossi. Magari
insieme ad alcune "new entries": Mastella e Dini. Insomma: il nuovo
che avanza. Difficile che questa prospettiva possa restituire speranza ai
cittadini. Come era avvenuto nel 2001, quando, davvero, molti italiani si
affidarono al Cavaliere perché, dopo tanti sacrifici, volevano finalmente
essere felici. Pochi anni e la speranza finì sepolta sotto una valanga di
delusione. Da cui Prodi e il governo di centrosinistra non sono riusciti a
liberarli. Al contrario. Tuttavia, pensare che gli italiani possano affrontare
con entusiasmo la prossima scadenza elettorale. Che ritengano sul serio la CdL (divisa da ambizioni
personali e di partito, ma unita dal "porcellum" e dal Cavaliere)
capace di cambiare l´Italia, rilanciare l´economia, ricucire gli strappi della
società, ricostruire un clima di fiducia. Sembra sinceramente troppo. Diciamo,
allora, che gli italiani si sono adattati a vivere questa "vita in
diretta". On-line. Come su Internet. Dove navighi a vista, visiti siti e
incontri persone, comunichi e giochi. Poi, quando sei stanco, spegni e
riaccendi. Se il computer non funziona, resetti. E ricominci. Tutto come prima. Siamo un Paese attraversato da "passioni apatiche". Scosso da emozioni
sterili. Arrabbiato per default. Si va al voto, si reclamano elezioni subito,
senza illudersi che serva veramente. Che le cose possano cambiare
sostanzialmente. Un po´ come i processi infiniti, che vanno in onda a tempo
pieno e si svolgono sotto gli occhi di tutti. Un tempo erano confinati in uno
spazio dedicato: "un giorno in pretura". Poi si sono trasferiti
"tutti i giorni da Vespa, Mentana e Cucuzza". Con i protagonisti
presenti, al gran completo: avvocati, imputati, testimoni, magistrati,
psicologi, preti, criminologi, criminali, giornalisti, esperti. Affiancati da
politici, veline e cuochi. I processi e le indagini si svolgono in diretta, sui
media, perché non importa giungere a una soluzione. Scoprire i colpevoli. Anzi:
è vero il contrario. Infatti, spesso, raggiunto il successo mediatico, i casi
certi diventano incerti. I colpevoli predestinati diventano presunti e poi
neppure quello. Cogne, Garlasco, Perugia. Oggi perfino Erba. Il che, da un
certo punto di vista, è bene. Perché è giusto che la giustizia sia giusta. Ma
il problema è un altro. Le persone si sono abituate al caso insoluto. O meglio
ancora: il caso - personaggi e interpreti - per loro diventa più interessante
della soluzione. "Passioni apatiche". Appunto. Questo Paese dei casi insoluti, dei governi incompiuti, delle transizioni
eterne. (Dopo 16 anni è lecito definire l´Italia una "Repubblica
transitoria"). Ormai assiste all´esplosione di emergenze che diventano
normali. Guarda Napoli, sepolta dai rifiuti. Da settimane, mesi. E immagina che
lo sarà ancora: fra settimane e mesi. (Tanto più, visto che il disgusto e la
protesta costituiranno importanti temi di campagna elettorale, determinanti ai
fini del risultato). Così gli scandali, sollevati a colpi di intercettazioni pubblicate e riprodotte
sui media. Interpretate in tv, come fiction. Ormai ritornano, a ritmo regolare.
E investono, in modo bipolare, destra e sinistra. Per cui nessuno, ormai, crede
che verranno davvero risolti. Che si giungerà a una soluzione definita e
definitiva. Che qualcuno pagherà. Un po´ come la grande enfasi sulla Casta. Che
infuria da mesi e mesi. Contro i privilegi della politica e della
sottopolitica. Dei politici e dei sottopolitici. Che abitano le stanze del
Palazzo e delle palazzine di provincia. Fin qui, è servita a produrre
best-seller editoriali, a elevare gli indici di ascolto delle trasmissioni
televisive, a generare una miriade di blog e di meet-up di denuncia e protesta.
E a promuovere manifestazioni partecipate e indignate. Con il risultato che
alle prossime elezioni voteremo con la stessa legge elettorale, per liste
decise dalle segreterie nazionali, senza possibilità di scelta per i cittadini.
In altri termini: passeremo dalla Casta alla Casta. Questa rabbia sterile e diffusa: invade la vita quotidiana e contamina il
linguaggio. Fino a divenire un genere, uno stile di comunicazione. Fa vendere
giornali e alza l´audience delle trasmissioni. La denuncia gridata,
personalizzata, senza soluzione di continuità, a lungo andare, mitridatizza
tutti. Perché ci si assuefa, in fondo. A questo mondo di ladri e malviventi.
Veri e presunti. Inseguiti dagli inviati di Striscia e delle Iene. Intercettati
da servizi segreti e agenzie private. Denunciati sui media, da cui ottengono
spazio e visibilità. Fino a divenire, a loro volta, protagonisti. Eroi.
Negativi: ma pur sempre eroi. Al centro della scena. Questa protesta che dilaga ovunque, senza trovare soluzione. Sbocco. Quasi un
fenomeno espressivo: si protesta per liberare il risentimento che sentiamo
dentro di noi. Ma non per "ottenere". Al massimo per
"impedire". Per porre e imporre veti. Rassegnandosi, però, a non
cambiare. Queste "passioni apatiche": generano una società impassibile. Che
accetta le divisioni, perfino le contrapposizioni più radicali, senza reazioni
forti. Pensiamo alle tensioni territoriali, alla frattura tra Nord e Sud. Aveva
suscitato mobilitazioni violente, quindici anni fa, sulla spinta della Lega.
Oggi sono date per scontate. A Nord: i cittadini vivono e gli imprenditori
producono "come se" Roma non ci fosse. Votano Lega o Forza Italia.
Per inerzia. Mentre in gran parte del Mezzogiorno prevale la rassegnazione ad
essere tornati "Sud". Periferia economica e sociale. Che usa la
politica come una risorsa particolarista e localista. Più della legge elettorale, delle elezioni anticipate, del
"porcellum" e del governo tecnico, è questo cielo grigio, è
l´atmosfera uggiosa di questi giorni, che ci preoccupa maggiormente. Questo
scenario in cui ciascuno è indotto ad arrangiarsi (l´arte in cui gli italiani
riescono meglio – secondo gli italiani stessi). Questo Paese del mah…
("Come ti va?". "Mah…")." (Ilvo Diamanti)

 
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