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North Vietnam 9 - Oltre le nuvole

Post n°189 pubblicato il 14 Maggio 2020 da nem_o
Foto di nem_o

Sembra incredibile come tutti ste situazioni si siano verificate nel corso della mia unica giornata passata a Dien Bien Phu.
Anche ora, a distanza di mesi, lo percepisco come un viaggio nel viaggio, un viaggio che vale il viaggio.
Per chiudere la giornata mi sono anche concesso la sfacchinata di salire, ormai al tramonto, al Monumento della Vittoria e godermi la vista del sole che se tramontava nel Laos dietro le montagne sulle quali avevo scorrazzato con la moto nel corso della giornata.
E infine ho avuto anche il tempo di decidere dove andare il giorno dopo e come andarci.
Ho optato per un piccolo villaggio sui monti raggiungibile senza grosse difficoltà da Dien Bien Phu. Come andarmene poi via da Sin Ho, sarebbe stato un problema successivo.
Per ora mi bastava sapere che c'era un bus diretto da Dien Bien Phu e che sarebbe partito al mattino alle 6,30.
Così il mio riposo della lunga giornata e stato interrotto dal suono della sveglia alle 5 e trenta.
Alle 6 ero alla Stazione degli autobus e alle 6,30 siamo partiti.
La stazione degli autobus non è molto grande, una decina di autobus locali e una manciata di autobus a lunga distanza. Solita agitazione e soliti traffici con l'unica novità costituita da un malese con una e-bike che stava facendo colazione prima di prendere la strada del Laos. Niente barrette o gel ma una zuppa di noodle ed era pronto per partire. Se ho ben capito è arrivato dalla Malesia in bici, come ricarica invece la bici non l'ho proprio capito.
L'episodio più curioso si è verificato allorquando è arrivata una ragazza con 48 oche (vive) impacchettate e caricate sulla sua motorbike che sono state poi issate, senza troppi riguardi nei loro confronti, sul tettino di un bus.
Siamo partiti in orario. Sul bus 5 persone compreso l'autista.
Rifatta la strada del giorno prima mentre gli altri passeggeri, uno alla volta, scendevano lungo il percorso.
Tempo un'ora e siamo rimasti io e l'autista.
Ci fermiamo a Lai Chau, apparentemente in mezzo al nulla ma in realtà capoluogo della provincia meno popolata del Vietnam.
Lai Chau ha 50.000 abitanti ma nella sua bus station c'è solo il mio bus che non è proprio un bus ma una sorta di minibus un po' più grande.
Nessun altro bus, nessun altro passeggero tranne me. Nell'unico negozietto mi compro una specie di pane per colazione, non c'è molta alternativa a questo: patatine o merendine.
E in quello che sembra la biglietteria provo a informarmi sugli orari dei bus per Sapa ma non ci capiamo o forse di li non partono bus per Sapa. O molto più verosimilmente quella non era la biglietteria.
Dopo una mezzoretta ripartiamo.
Sempre io e l'autista.
Strada ordinaria fino al bivio per Sin Ho.
Di li inizia una internabile stradina di montagna che in un trentina di km ci porta al villaggio.
In basso fa brutto (tanto per cambiare) ma man mano che si prende quota si lasciano le nuvole a valle e saliamo oltre fino a quando, volgendo lo sguardo a valle, vedo un bellissimo paesaggio di nubi. Un mare bianco ma la poesia è un po' rotta dal costante precipizio alla mia destra.
La strada non è però strettissima e l'autista sa guidare.
Non ho paura.
Almeno fino a quando comincio a vedere i primi smottamenti causati dalle piogge di questi giorni. E anche allora non è proprio paura.
Poi ci dobbiamo fermare perché c'è uno smottamento un pochetto più impegnativo e una draga sta ripulendo la strada alla meno peggio.
C'è molto fango, il terreno è molto scivoloso e quando ci danno il via l'autista parte a tutta perché dobbiamo berci questo tratto di strada in un solo tiro.
Non sono ammessi tentennamenti, pena il rischio di rimanere intampati, cioè impantanati.
Stavolta un po' paura ce l'ho.
Ovviamente passiamo oltre.
Chissà quante volte l'autista si è trovato in quella situazione, probabilmente tutte le volte che fa questa strada.
E quel che a me è sembrato un'impresa rientra immediatamente nell'alveo della normalità asiatica.
Continuiamo a salire passando in qualche piccolo villaggio di poche case e infine arriviamo in un grande altipiano coltivato a riso alla fine del quale si trova Sin Ho.
Siamo a 1500 metri di altitudine.
Il bus mi scarica di fronte a quello che è l'unico albergo del villaggio.
Un grande albergo a tre piani in muratura bianca e pieno di fiori e vegetazione sui terrazzi.
Dà l'impressione di una struttura coloniale.
E' molto bello dall'esterno.
Poi entro e nella solita hall garage in mezzo all'odore di pipi di gatti e non mi sembra più cosi bello.
In realtà la stanza non e male e il terrazzo fiorito si apre direttamente sulla piazza del paese.
La piazza che, se i miei calcoli sono giusti, vedrà svolgersi il giorno dopo il mercato del villaggio.
Il motivo per cui sono qui.

 
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