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« Festa mesta Giornata equa »

A quiet italian

Post n°130 pubblicato il 09 Dicembre 2008 da nem_o


Oggi ho riscoperto il piacere di passeggiare sul lungo fiume senza aver nulla da fare e senza programma alcuno! Fermarsi a un tavolino e con una birra e un buon libro godersi il tramonto sul Mekong.
Ma veniamo alla cronaca degli ultimi giorni.
Giorni in cui ho nuovamente sperimentato la necessita' di essere pronti a cambiare il proprio programma giorno per giorno e a volte anche durante la stessa giornata.
Partito domenica dalle 4000 isole, con un breve viaggio in barca, in bus, col ferry e poi con una vecchissima suzuky da strada convertita a sidecar, sono arrivato a Champasak con l'intensione di passarci due notti. Poi mi sono reso conto che erano solo le 14 e avevo la giornata davanti. Con il mio sidecar sono andato al Wat Phu, un antico tempio khmer piu' o meno del periodo di Angkor, secolo piu' secolo meno.
Interessante ma niente a che vedere con la magnificenza di Angkor Wat. E' quasi interamente a pezzi ma da anni ci lavora una missione archeologica italiana finanziata dal politecnico di Milano. Ho alloggiato a pochi metri dall'abitazione di Patrizia, l'archeologa italiana ma non mi e' sembrato il caso di andarla a disturbare.
La sera poi il paesino si e' spento come al solito al calar del buio e io mi sono impegnato in una partita a petanque con gli unici ragazzi locali ancora in giro.
A si, proprio petanque.
Qui si gioca ovunque, eredita' ovviamente del governo francese.
Al mattino dopo salgo su un camioncino pieno di sacchi di riso e arrivo alla stazione di Pakse e di li direttamente a Paksong, 1200 metri sull'altipiano di Bolaven.
Scendo dal bus che bus non e' ma una sorta di camioncino con due panche messe sul cassone, e girovago per quasi un'ora per il paese in cerca di dormire.
Il paese non e' che una strada sui cui due lati sorgono i numerosi magazzini di caffe'.
Il programma era di stare due notti qui, poi modificato in una e infine accarezzo l'idea di salire sul primo bus che torna giu.
Proviamo almeno una notte. Qualcosa avra' pur da offrire questo anonimo paese di montagna. Trovo una guest house e accantonata l'idea di affittare un motorino per il giorno dopo (salendo avevo visto parecchi falang in motorino), cerco un mezzo per andare a visitare almeno una o due cascate, vanto della zona.
Per il ritorno mi affidero' alla mia buona sorte.
Tat Fane sono due salti spettcolari di 120 metri, come dal nulla in mezzo alla foresta sbucano questi due getti d'acqua e spariscono nuovamente nella valle sottostante.
Faccio 4 km a piedi a e mi trovo in un altra altrettanto bella cascata, piu' piccola ma essendo io piu' vicino la trovo altrettanto bella. Ne sento gli spruzzi sul viso. sono solo ormai sono andati tutti via e comincio a pensare a ritorno.
Torno sulla strada principale sicuro di fermare il primo mezzo che passa, ma ... non passa piu' nessuno e sta sopraggiungendo la notte.
Un lao si sarebbe seduto sui calcagni ai lati della strada e avrebbe atteso. Io che Lao non sono mi incammino.
Dopo aver fatto tra trasfeimenti alle cascate e strada principale almeno 8 km, ho ormai la certezza di farmela tutta a piedi, macano solo piu' 12 km!
Ad un certo punto improvvisamente si ferma un ragazzo in motorino e si offre di portarmi a Paksong. Scopriro' poi che era diretto alla festa mesta.
Non vuole soldi, e' gentile.
Mezzo congelato arrivo infine a Paksong che ormai e' notte.
Stamattina, dopo un giro al mercato locale, sono tornato al caldo lungo le rive del Mekong.

 
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