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LIBERIAMOCI DAI GAZZETTARI. PARTE SECONDA

Post n°86 pubblicato il 17 Marzo 2008 da dietrolanotizia

“Chi era il vero presidente operaio?” Così titolava un talk show su Antenna 3.  In studio, ricalcando il format tv alla Piccinini/ (conduttore urlante) politici di serie C altercavano senza sosta. Il titolo del talk ricalca uno slogan politico : avete capito, quindi? Valore informativo pari a zero: e come ci si confrontasse con “Ma è Dash che lava più bianco o biopresto”? Bocciato!

Stesso giorno, apro City, free press milanese e leggo questa apertura: ALLARME STUPRI A MILANO. Allarme stupri? MI aspetto che nel capoluogo ogni giorno sia violentato qualcuno. Niente di tutto questo.  Semplicemente, il titolista “impiegato della notizia” pigro mentale, ha digitato il primo headline che gli veniva in mente: ancora una volta la prova che un uso impiegatizio della professione, falsa la realtà, la altera a tutto danno del lettore/spettatore.

Solo due esempi (ma c’è di peggio), per far capire come -questo sì un allarme-, il giornalismo è ormai in mano a pseudo operatori dell’informazione. Dopo il precedente post, ritorno sull’emergenza informazione perché sia colto dai lettori del blog in tutta la sua becera pericolosità: no, non si tratta di dire che il giornalismo di sinistra è meglio di quello di destra viceversa. Qui si vuol andare più alla radice, rivelando gli altarini, facendo scoprire a chi non è addetto ai lavori, a chi non ha bazzicato le redazioni di giornali (locali o nazionali che siano, poco cambia), quali sono i metodi di lavoro di redattori, capiservizio, capiredattori e tutta la variegata “fauna” che popola le redazioni.

Come uscirne? iniziamo col dire che sono tre le emergenze:

1.    scarsa selezione professionali: oggi al contrario di quanti molti pensano (compresi gli amici grillini) cani  e porci fanno i giornalisti

2.    degenerazione impiegatizia della professione: fare il giornalista è una vocazione –missione. La routine lasciamola al bancario e all’impiegato.

3.    Lo scandalo del soldi pubblici ai giornali. Vedi il saggio di Lopez sulla “casta” e sulle vagonate di denaro pubblico (cioè nostro) dato a giornali, giornalini e giornaletti (i 19 milioni di euro al sole 24 Ore quotidiano di Confindustria gridano vendetta)

Iniziamo dal punto 1. So che stupirò molti amici del blog ma quello che sto per dirvi è la verità. Per fare il medico, occorre laurea e iscrizione all’albo. Idem per avvocato, ingegnere, architetto e così via. Per fare il giornalista, no! Non cè bisogno di laurea, né di sostenere alcun esame di Stato. Non solo: anche chi è bocciato all’esame di Stato per professionista, puo’ comunque continuare a scrivere e dirigere testate giornalistiche. Quindi, il problema è l’opposto: oggi chiunque puo’ scrivere, l’unico limite sta nella direzione dei giornali che per legge è riservata solo agli iscritti all’Ordine.

La rivoluzione non sta quindi nell’abolire l’Ordine, ma nel rafforzarlo. Che direste voi se un tizio, senza laurea specifica e senza esame di Stato, facesse l’avvocato o il medico? Vi affidereste a costui? Ebbene, per fare il giornalista, non occorre nulla di tutto questo, Peccato però che come ricordava più volte il presidente Abruzzo, il giornalista è una professione di rilevanza costituzionale, perchè nello stato democratico, i cittadini sovrani si creano un’opinione proprio attingendo all’informazione

Soluzione: giornalista solo con laurea e esame di Stato. Sopprimere l’elenco pubblicisti, vera ridicolaggine. Legare la possibilità di fare il mestiere solo all’iscrizione all’Ordine.

2. Per spiegare questo punto, vi faccio un esempio. Questione rifiuti. C’è modo e modo di fare informazione in maniera professionale (ricordo ancora una volta per chi non lo avesse capito, non sto facendo un discorso tra destra  e sinistra: posso trovare giornalisti cani … al Manifesto,. e meticolosi al Libero e viceversa. Giornalisti alla Report, tanto per intenderci, non showman, adulatori, intruppati, banaloti da talk show di tivvu locali, macchiette istrioniche ecc ecc):

La valanga di dati scientifici, le tabelle, le ricerche mediche, nei canali tradizionali e soprattutto nella Rete, sono a disposizione di tutti. Anche di una informazione nazionale tragicamente colpevole, che non ha svolto il proprio dovere deontologico. Mettiamola così:
a) un giornalista, con la “g” piccola, alle prese con i tempi del suo giornale e la urgente messa in onda del servizio, ha subito a disposizione la “pappa pronta”: apre lo sportello dell’inceneritore, e… voilà, il servizio è fatto, l’articolo è pubblicato, i colpevoli sono trovati, i rifiuti smaltiti. E il territorio? E i cittadini? E la loro salute? Il prossimo programma, il prossimo servizio, la prossima intervista al politico “…amante del verde e del proprio territorio…” di turno….
b) il Giornalista, con la “G” grande, si informa, perde del tempo dietro dati e tabelle, esegue raffronti, sente tutti gli attori in gioco, e pubblica il suo pezzo, effettua il suo servizio. Di cronaca, con fatti, dati e riscontri. Ed una semplice domanda, rivolta ai fautori delle “magnifiche sorti e progressive” dei termovalorizzatori/inceneritori: “…ma lei, ci abiterebbe, con la sua famiglia, nei pressi di questi impianti?”.

Tutto qui… Questione di avere i coglioni, certo, ma anche retroterra culturale, voglia di sperimentare, di sapere…

Vi garantisco che la tipologia “1” è la maggioranza tra la fauna dei giornalisti di carta stampata, radio e tivù (soprattutto tivù).

Problema interno aLla categoria, direte voi? No, problema di tutti. Perchè poi chi ne va di mezzo è la capacità cognitiva dei fruitori finali, cioè di chi legge i giornali e di chi vede i tg.

Inutile dire che più il giornale o il Tg è di massa, e più la qualità è scadente.

Consiglio vivamente gli amici del blog di non guadare tg, leggere giornali generalisti e di massa: è perdita di tempo.

Personalmente, ho tratto più beneficio (valore informativo alto) sulle novità della Finanziaria, consultando un opuscolo di uno studio commercialista, piuttosto che sciropparmi articolesse piene di vacuità e gossip politico lette su Repubblica piuttosto che su Libero, (taccio Tg5, Tg1 e porcate varie…).

Bene fa Grillo a evidenziare la grossa a chance di Internet che, a chi ha capacità di navigazione e discernimento, permette di informarsi con completezza e puntualità. Insomma, l’informazione te la devi andare a cercare. E purtroppo, nessuno te lo insegna.

3 punto: i finanziamenti pubblici della legge sull’editoria: un vero scandalo. Altro che i costi dei parlamentari. Io, che non sono un populista, sopporto più l’auto blu al deputato che i miliardi di lire dati alla Rcs, ad Avvenire, ai fustigatori di Libero, al Giornale di famiglia, ecc ecc che magari gridano allo scandalo degli aiuti di Stato  poi si pappano i nostri soldi.

In vista del25 aprile e del giorno dell’informazione, apriamo un dibattito su questo blog, anche con un occhio alla realtà locale su cui poi torneremo in un successivo post.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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