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Moravia: Sono stato in Cina

Post n°94 pubblicato il 02 Dicembre 2010 da LydiacenN
 

 

La rivoluzione culturale in Cina, è un libro di Moravia, finito di stampare il 5 ottobre 1973 dalla Aldo Garzanti Editore s.p.a. di Milano quando, la detta rivoluzione stava ancora procedendo con entusiasmo, dopo donato alla biblioteca comunale di Mira ed ora, casualmente arrivato nella mia mano.

 

B: E così sei stato in Cina?

A: Sì, sono stato in Cina.

B: Che cos’è che ti ha fatto maggiore impressione in Cina?

A: La povertà.

B: La povertà?

A: Sì, la povertà.

B: Sono poveri i cinesi?

A: Secondo l’idea occidentale di benessere, poverissimi.

B: Che impressione ti ha fatto la loro povertà?

A: Di sollievo.

B: Diavolo, la povertà, che io sappia, vuol dire degradazione e frustrazione. E tu hai invece provato sollievo. Come mai?

A: L’ho provato, di questo sono sicuro: sui sentimenti non ci si può sbagliare. L’ho provato per tutto il tempo che sono stato in Cina. Ma tu mi domandi perché l’ho provato. Non ci avevo ancora pensato. Cercherò adesso di pensarci e di darti una risposta.

B: In occidente la povertà non ispira sollievo, al contrario. Ispira senso di oppressione e volontà di rivolta. Guarda per esempio i negri d’America che bruciano i loro ghetti.

A: Agli Stati Uniti ci sono poveri e  ci sono ricchi. I poveri sono poveri perché ci sono i ricchi; e i ricchi sono ricchi perché ci sono i poveri. In Cina non ci sono che i poveri.

B: Ho capito. In Cina tutti sono poveri. Avrei dovuto pensarlo.

A: Sì, tutti. Ma chiamarli poveri è improprio. Bisognerebbe chiamarli in maniera diversa.

B: Per esempio?

A: Per esempio, non so. Non esiste ancora la parola che sta a indicare un povero in sé e per sé, senza il paragone del ricco.

B: Ma insomma che cos’è la povertà cinese, allora?

A: Direi che è una povertà senza ricchezza. Cioè, a ben guardare, la condizione normale dell’uomo.

B: Spiegati meglio.

A: Eppure è semplice. L’uomo nasce sfornito di tutto, ignudo come le fiere della foresta. Nascendo l’uomo non è ancora uomo. Per diventarlo deve provvedersi delle cose che fanno sì che un uomo sia un uomo. In altri termini, del necessario per cui l’uomo si distingue dall’animale. E questo perché l’uomo è quasi per intero un animale come tutti gli altri, a tal punto che spesso ci si domanda se valeva la pena che diventasse uomo. Ma tant’è: l’uomo ha voluto diventare uomo. Ora il necessario per diventare uomo sta nei limiti della povertà, anzi è la povertà stessa né più né meno. Al di là di questo limite comincia la ricchezza, cioè la superfluità. Ma la povertà è la condizione normale dell’uomo perché la ricchezza che è superfluità non lo rende più uomo di quanto non faccia appunto la povertà.

B: Essere ricco sarebbe dunque, secondo te, una condizione anormale per l’uomo?

A: Anormale, perciò disumana.

B: In che consiste questa disumanità?

A: Consiste nell’attribuire una funzione espressiva a tutto ciò che è superfluo.

B: Il superfluo non è espressivo?

A: Ovviamente, no. Altrimenti non sarebbe superfluo.

B: Dimmi quand’è che l’uomo oltrepassa il necessario cioè l’umano e sconfina nel superfluo, cioè nel disumano.

A: Ricorriamo di nuovo alla Cina. I cinesi, a giudicare da quello che si vede per le strade, hanno il necessario ma non il superfluo, almeno per ora. Sono poveri, l’ho già detto; ma nessuno potrebbe mettere in dubbio che la loro umanità sia completa, cioè che le manchi qualche cosa che potrebbe essere ottenuto attraverso la ricchezza, cioè il superfluo. Sono stato in Cina trent’anni or sono. Allora c’erano cinesi poveri che disponevano appena del necessario e cinesi ricchi che vivevano nel superfluo. I primi erano degradati e i secondi disumani. Appena i ricchi e il loro superfluo sono scomparsi, i poveri sono subito ridiventati umani pur disponendo tuttora soltanto del necessario.

B: Eppure l’abbondanza ha qualche cosa di festoso, di allegro, di vitale. Il tuo necessario sarà umano, non dico di no, ma è triste.

A: Nel mondo moderno non c’è l’abbondanza, c’è la produzione la quale non è né festosta, né allegra, né vitale.

B: Che differenza passa tra l’abbondanza e la produzione?

A: L’abbondanza è un dono della natura che non costa né fatica, né denaro ,né tempo. Essa non è destinata al consumo ma all’immaginazione. Invece la produzione costa fatica, tempo e denaro e perciò non è mai abbondante. È semplicemente iterativa, cioè consiste nella moltiplicazione di un prodotto unico per il fine di un maggior consumo.

B: Sarà. Ma ammetterai che i cinesi, se gli andassi a dire che la loro povertà è la condizione normale dell’uomo, potrebbero anche protestare. Probabilmente la maggior parte dei cinesi desiderano essere meno poveri oppure, sempre nei limiti e coi mezzi del comunismo, addirittura ricchi.

A: Forse hai ragione. Ma io parlo della Cina così com’è adesso, formulando l’ipotesi certamente arrischiata che non cambi. In altri termini la Cina oggi è per me un’utopia realizzata, forse involontariamente, forse casualmente, non importa. È realizzata e io la prendo come esempio per il mio ragionamento. Poi, forse, la Cina diventerà un paese come tutti gli altri, inclusi i paesi comunisti di osservanza sovietica,nei quali ci sono i poveri perché ci sono i ricchi e viceversa. Ma per ora, oggi, la Cina è un paese povero senza ricchi, cioè un paese nel quale povertà è sinonimo di normalità.

B: Ho capito. Dunque la produzione e il consumo al di là del necessario sono disumani.............

(citato da: La rivoluzione culturale in Cina,Moravia)

 

Oggi rileggo questi commenti di Moravia mi ispirano tante esclamazioni, riflessioni ma anche il tacere.   Non ho mai vissuto quella epoca, sono nata dopo, ma il sollievo nei miei ricordi limitati di anni 70' e 80', lo posso confermare. Eravamo tutti uguali non c'erano i ricchi quindi né esisteva il senso della povertà. Il sogno di diventare ricchi, se Moravia o il giornalista andasse a domandare i cinesi, sarebbe stata una barzalletta, perché nessun cinese di quel tempo sognava la ricchezza anzi, chi era ricco prima si vergognava buttando via di nascosto tutti gli superflui oltre il necessario per dimostrare la determinazione di rifare un uomo nuovo. Mia nonna e le sue sorelle avevano gettato tutti i vasi antichi della casa per terra . Il vicino scrittore che aveva una famiglia nobile e ricchissima ha voluto lanciarsi nella campagna per diventare un puro contadino,e suo padre ha donato tutte le collezioni del nonno seguendo la sua volontà,sono più di 20mila pezzi, adesso si trovano nel museo nazionale. Nessuno si pente con il pensiero che se fosse oggi quanto denaro varrebbe.  Era utopia sì. Perché completamente ha cambiato la mentalità della gente frantumando la prigione della ricchezza.  

Peccato che non hanno frantumato la prigione della politica altrimeni sarebbe stata una vera bellissima utopia, una vera libertà.

Ormai è passato, l'utopia, il sogno di diventare l'uomo ideale, qualsiasi di quel tempo....Siamo tornati nella normalità, una diversa,  con tutti i desideri umani, le debolezze umane, tutti gli superflui, le avarizie, dove l'umanità ha rivoltato la sua faccia.

Moravia non poteva prevedere che la Cina di 30 anni dopo potesse diventare il centro mondiale della produzione, la fabbrica globale di desideri. Il cambiamento è venuto troppo velocemente, oltrepassato anche l'aspettativa dei cinesi. 

 

Quando la bilancia diventa troppo declinata porterebbe ad una rivolta. Negli 70' di Cina non c'erano i ricchi ma c'erano i potenti.  Putroppo l'equo non può arrivare in tutti i settori .  L'equo della povertà era anche una maschera per non rivelare le altre iniquità.

Ho visto che anche in Italia e in altri paesi europei c'è la manifestazione del comunismo, se dovesse succedere, speriamo che sia più perfetta.

 

 

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Commenti al Post:
rochester2005
rochester2005 il 02/12/10 alle 21:29 via WEB
;o) finalmente sei tornata con le tue riflessioni preziose ;o) un abbraccio.Piero
 
 
LydiacenN
LydiacenN il 02/12/10 alle 21:53 via WEB
grazie caro Piero per l'abbraccio prezioso in questo inverno.
 
JON.L
JON.L il 03/12/10 alle 01:50 via WEB
.
 
pensiero_stupendo00
pensiero_stupendo00 il 03/12/10 alle 22:57 via WEB
ciao Lydia.Bel post ,che fa riflettere. Si è sentita la tua mancanza.A kiss.
 
inspire.acalessio
inspire.acalessio il 05/12/10 alle 18:00 via WEB
Buonasera Lidya, Per Secoli la Cina ha vissuto al sommo della tecnologia e dello sviluppo mondiale. Nei duecento anni più vicini al nostro tempo, la Repubblica Popolare Cinese ha sperimentato la miseria e la sua popolazione ha vissuto in povertà. Nel tardo 1985, più di 100 milioni di cinesi aveva da sopravvivere con un reddito annuo che era sotto i 30 dollari americani. Circa 40 milioni di cinesi vivevano in grotte. In alcune aree, il totale delle proprietà e dei possedimenti dell'unità familiare contadina media era inferiore ai 3 dollari USA. Questa situazione disperata dette luogo alla diffusione del fenomeno del "one pants family" - famiglia con un solo paio di calzoni - in molte zone della Cina rurale. Famiglie che possedevano abbastanza vestiario per un solo membro di esse; l'uomo portava i pantaloni per lavorare nei campi durante il giorno mentre la donna riparava in casa e nascondeva la sua vergogna; poi, la donna poteva indossare gli stessi calzoni alla sera, quando il marito era tornato dalle aride campagne della terraferma cinese. In una variante dello stesso fenomeno villereccio, gli zappaterra cinesi, troppo poveri per comprare qualsiasi tipo di vestiario, si annerivano il corpo con il carbone per creare la vana idea di avere indosso abiti scuri. Questi esempi di vita bucolica cinese assieme ai frequenti fenomeni di cannibalismo degli anni sessanta, quando 45-73 milioni di cinesi morivano letteralmente di fame, e quando i sopravvissuti si scambiavano i bambini con i vicini di casa per rimediarne una minestra e cuocere i bambini assieme alle cortecce degli alberi - appartengono ad un passato di cui nessuno ricorda più nulla. I migliori smemorati sono proprio i cinesi che, per tradizione, tendono a voler dimenticare tutti gli eventi disonorevoli, o penosi, del loro passato; essi preferiscono deviare alla grande dalla memoria sofferta le loro energie ottimistiche, esercitandosi con gli scarabocchi di ideogrammi anziché imparando a ragionare sui fatti e i contenuti della vita. Il decollo dell'economia cinese, che è iniziato con l'implementazione del piano delle riforme economiche nel 1979, ha eliminato queste flebili memorie, e questi stati di povertà endemica, con dei tassi di crescita che in precedenza era possibile sostenere solo in paesi abitati da popolazioni di numero esiguo. (A quell'epoca: Hong Kong, 6 milioni; Singapore, 2 milioni; Taiwan, 20 milioni). Il drammatico sviluppo cinese appare unico nella storia economica mondiale. Durante tutti gli anni ottanta, la Cina è stato il paese con il maggior tasso di crescita; nel 1992, la Cina ha ripetuto il successo ancora una volta, nello stesso periodo in cui Stati Uniti e Giappone stavano soffrendo di un penoso rallentamento. Il Governo cinese ha focalizzato il proprio lavoro su un solo scopo: la ricerca del successo economico. Ha quindi smesso di promuovere rivoluzioni all'estero, ha stretto rapporti di parentado commerciale con i paesi vicini, ha ridotto le proprie spese militari. Il governo cinese ha aperto gli scambi con il mondo intero, includendo in esso avversari ideologici storici come Taiwan; ha fatto pressione sul governo della Corea del nord perché mantenesse pace nella penisola e stretto legami diplomatici con antichi nemici come la Corea del Sud. In Unione Sovietica, e nei paesi dell'Est Europa, il comunismo è caduto con un colpo secco e le rispettive economie sono state aperte nello stesso immediato istante; tuttavia quelle economie son rimaste stagnanti e son crollate anche più miseramente rispetto alle povere condizioni in cui versavano durante la fase di "capitalismo di stato" modellata dai despoti del "comunismo" sovietico. In Cina il regime al potere non è cambiato in minima parte, il "comunismo" non ha fatto nessun botto sordo e il partito comunista è rimasto al potere, consolidando la sua posizione come unico partito in comando, in un sistema privo di alternative in opposizione che pare funzionare perfettamente. L'economia cinese non ha dovuto affrontare cambiamenti improvvisi e il sistema economico è stato liberalizzato con grande prudenza e moderazione; passo passo, senza nessuna fretta. Nonostante gli interventi a modifica del sistema economico siano stati lenti e controllati, lo sviluppo economico è cresciuto con l'impeto dell'erba sulla montagna che brucia. E la sua fiamma non dimora; bensì, va in cerca di nuovo alimento. Il successo cinese è sconcertante. Ciò che rende il progresso della Cina ancora più stupefacente è il contrasto con il terribile collasso subito dalle economie dei paesi Europei che hanno abbandonato il sistema "comunista". Gli occidentali, e gli americani prima di tutti, erano entusiasti dal rovesciamento e dalla disfatta dei regimi comunisti dell'Europa dell'Est e dell'Unione sovietica; nello stesso tempo erano disgustati e oltraggiati dalla resistenza del regime "comunista'' cinese, specie dopo le bastonate e le purghe degli incidenti di Tiananmen. Tuttavia, molte famiglie cinesi sono grate di poter vivere, lavorare e prosperare in Cina, con un regime che garantisce l'ordine e che aiuta la popolazione a fuggire la povertà e la fame prodotta dallo stesso regime negli anni addietro. I Cinesi ha iniziato da qualche decennio ad apprezzare i benefici dell'industria moderna. Altre nazioni sanno che la tecnologia cinese non è ancora allo stesso livello degli standard mondiali, che le sue infrastrutture - in talune aree - sono ancora lontane dal concetto di modernità e che la sua burocrazia è gonfiata di scioperati quasi peggio di quella romana, con un basso grado di efficienza ed una spiccata attitudine al peculato. Tuttavia, queste altre nazioni - e persino l'Italia - non possono continuare a sottovalutare l'accrescimento del potere economico cinese. L'Asia del Pacifico orientale, il sud est asiatico, rimane la parte del mondo che ha i più alti tassi di crescita e - al suo interno - la Grande e Serenissima Repubblica Popolare Cinese sta ingrassando la propria influenza. Ti auguro un sereno inizio settimana.
 
 
LydiacenN
LydiacenN il 06/12/10 alle 00:09 via WEB
ciao, in ogni senso ti ringrazio per la fatica che hai dedicato per farci leggere e ricordare il passato. l'articolo,non so da dove hai citato, offensivo o ironico non importa leggendolo sento veramente un'odore disgustante. Una malatia comune dell'imformazione ¨¨ leggendarizzare le storie poi sfruttare una parte per descrivere la totalit¨¤. non vorrei commentare l'opinione dell'autore ma certi dettagli dovrei correggere.
 
LydiacenN
LydiacenN il 06/12/10 alle 01:05 via WEB
1.la R.P.C ¨¨ stata fondata solo dal 1949, quindi se la Cina ha perso l'avanguardia da duecento anni non era il merito del comunismo. 2.Non mi vergogno della povert¨¤ anzi siamo tutti venuti dalla scimmia se Darwen aveva ragione. Anch'io ho sentito la storia degli unici pantaloni, ma guardando i documentari storici inglesi o quelli italiani non mi sembrava molto migliore la condizione dei contadini negli anni 30'40'. 3.i primi anni del 60' c'era una grande carestia,veramente morivano tante persone, le altre sono emigrate come un tempo i veneti abruzzezi calabresi e siciliani. I cinesi non son smemorati, mio padre mi racconta sempre quanto era difficile trovare latte per noi fratelli. credo che n¨¨ sono gli italiani. 3. il cannibanismo ne sento dire nell'invasione i generali giapponesi uccidevano i nostri bambini per mangiare il fegato. riguardo i cinesi, non posso negare se qualcosa simile sia successa. Ma sicuramente non vuol dire che se lo zio di sara ha violentato la sua nipote allora l'incesto ¨¨ una cosa comune in Italia. 4.i cinesi inclusa me si lamentano sempre del governo. ma non mi pare che l'alternative in opposizione funzioni meglio. basta guardare l'Italia. Sospetto che la perfezione esista con l'alternanza. 5.negli ultimi decenni la burocrazia ¨¨ ridotta abbastanza almeno rispetto all'Italia. La corruzione ¨¨ alta ma l'ultimo governo ¨¨ molto rigido su quest argomento, si condanna fino alla morte. 6.l'accrescimento cinese non ¨¨ nel modo perfetto cio lo ripeto sempre. il passato recente e la storia remota servono per non ripetere gli errori stupidi. L'ironia ci vuole ma ¨¨ pi¨´ costruittivo la riflessione e l'azione.
 
 
pensiero_stupendo00
pensiero_stupendo00 il 06/12/10 alle 22:42 via WEB
grande Lydia !!!!!!!!!!!
 
eduard_lobo
eduard_lobo il 25/12/10 alle 23:11 via WEB
condivido. un post illuminato.
 
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