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Riflessione filosofico-poetico-musicale

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Ancora di Baudelaire. Correspondances, D'Aunnunzio (D'Annunzio e Scriabin)

Post n°1111 pubblicato il 01 Marzo 2022 da giuliosforza

1018

   È tempo che io abbandoni Charles al suo destino di immortalità (Enfer ou ciel qu’importe?) ma non senza aver prima riletto e qui riunite le quattro liriche che, insieme a La Musique, seleziono affinché io possa ritrovarle, ogni volta che mente e cuore di esse invochino, velocemente a portata di mano, e come mantra quotidiano ad alta voce, col Gelobt seist Du jerzeit Frau Musika, le possa recitare, anzi cantare, su melodie improvvisate, auspicabilmente meno monotone dei salmodiari orientali, per esorcizzare il mostro tra i mostri, il (…) plus laid, plus méchant, plus immonde (…) l’Ennui che tu connais, ypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frère! (‘Au Lecteur’).

   Elevarsi.

   Elevarsi è il destino del poeta per salvarsi dal Tedio, dalle risa e dai lazzi ai quali la sua goffaggine al suolo (simile a quella di un albatros oggetto di irrisione e di scherno  per  gli sforzi immani che deve fare per riprendere il volo, impedito com’è dalle grandi ali che tra le onde e al suolo gli sono d’impaccio) lo espone: Le Poète est semblable au prince des nuées / qui hante la tempête et se rie de l’archer; / Exilé sur le sol au milieu des huées / ses ailes de géant l’empêchent de marcher. Come quello dell’albatro è il destino del poèta. Il suo regno è nell’aria, mein Reich isti in der Luft, può ripetere col Gigante di Bonn.
  

   Élévation

   Au dessus des étangs, au dessus des vallées

   Des montagnes, des bois, des nuages, des mers,
   Par delà le soleil, par delà les éthers,
   Par delà les confins des sphères étoilées;

   Mon esprit, tu te meus avec agilité,
   Et, comme un bon nageur qui se pâme dans l'onde,
   Tu sillonnes gaiement l'immensité profonde
   Avec une indicible et mâle volupté.

   Envole-toi bien loin de ces miasmes morbides,
   Va te purifier dans l'air supérieur,
   Et bois, comme une pure et divine liqueur,
   Le feu clair qui remplit les espaces limpides.

   Derrière les ennuis et les vastes chagrins
   Qui chargent de leur poids l'existence brumeuse,
   Heureux celui qui peut d'une aile vigoureuse
   S'élancer vers les champs lumineux et sereins;

   Celui dont les pensers, comme des alouettes,
   Vers les cieux le matin prennent un libre essor,
- Qui plane sur la vie, et comprend sans effort
   Le langage des fleurs et des choses muettes!

   Traduzione ritmica di Luigi De Nardis:

   In alto, sugli stagni, sulle valli, / sopra i boschi oltre i monti e sulle nubi / e sui mari, oltre il sole e oltre l’etere, / al di là dei confini delle sfere / stellate, tu mio spirito, ti muovi / agilmente: dividi la profonda / immensità come un buon notatore / che gode in mezzo alle onde, gaiamente, / con virile e indicibile piacere. / Fuggi lontano da questi miasmi / ammorbanti, e nell’aria superiore /vola a purificarti e bevi come / un liquido divino e puro il fuoco / che colma chiaro le regioni limpide. / Fortunato colui che può con ala / vigorosa slanciarsi verso i campi /sereni e luminosi abbandonando /i vasti affanni ed i dolori, peso / gravante sopra la nebbiosa vita; / colui che lascia andare i suoi pensieri / come le lodolette verso i cieli, / nel mattino; colui che sulla vita / plana e, sicuro, intende la segreta / lingua dei fiori e delle cose mute.

    Per me Élévation avrebbe potuto tranquillamente occupare il posto di Bénédiction come prima lirica: la trovo più densa e ardita nelle sue metafore, e linguisticamente più snella. I due versi conclusivi poi, da me citatissimi, rappresentano la summa della poetica baudelairiana e della poetica tout court, almeno di quella simbolista che Les Fleurs inaugurano e che noi amiamo.

 *

Altro mantra; Correspondances  

   La seconda lirica (quarta nella raccolta) è il secondo dei miei lunghi mantra. Correspondances (tale il suo titolo) mi evoca quelle sinestesie che in D’Anunzio in poesia e in Skrjabin in musica trovano per la prima volta ampio rilievo. In un convegno al Vittoriale in cui si trattò il tema “D’Annunzio e la Musica” (si vedano  Atti del Convegno internazionale di studio, a cura di E. Ledda e A. Bassi, Gardone Riviera-Milano 1988, Il Vittoriale degli Italiani 1989, pp.47-78) il musicologo e storico Luigi Verdi tenne una lunga relazione (di cui trascrivo solo l’inizio) su “D’Annunzio e Scriabin” in cui il tema delle sinestesie nella poesia e nella musica dei due autori è ampiamente trattato. Io stesso in queste pagine ne discorsi brevemente riferendo di un Festival di Lucerna una cui grande locandina riportava su fondo azzurro 12 stelle filanti di diversi colori ad indicare le note, i colori che Skriabin aveva direttamente riportato sui tasti del suo pianoforte. Ecco quel che scrive Verdi:

   La vita e l’opera di Skrjabin e di D’Annunzio presentano molte singolari analogie: se il poeta nacque nel 1863 ed il musicista nel 1872, a nove anni di distanza ed in contesti geografici e culturali completamente diversi, le loro vite sembrano però svilupparsi parallelamente, segnate dalle medesime influenze e da ideali simili, perfettamente in sintonia con il clima simbolista della fine del XIX secolo. Dai ritratti pervenuti e da alcune descrizioni, sappiamo che essi si somigliavano anche nell’aspetto fisico e nel portamento. Plechanov ci descrive Skrjabin come una “elegante natura femminea, armoniosa e delicata” e così lo stesso D’Annunzio nel Notturno descrive la propria immagine giovanile: “La fronte è liscia sotto le masse dense dei capelli scuri. I sopraccigli sono disegnati con tanta purità che danno qualcosa di indicibilmente virgineo alla malinconia dei grandi occhi”. Seppure il loro campo d’azione sia stato differente, tuttavia D’Annunzio, secondo le sue stesse affermazioni, aspirò tutta la vita a risolvere la poesia in musica, come Skrjabin tese sempre a illustrare la propria musica con la poesia. Non abbiamo prove, però, che i due artisti si siano conosciuti personalmente, né che il musicista abbia letto qualcosa di D’Annunzio, sebbene il poeta sia stato tradotto in russo da Jurgis Baltrusajtis, amico fraterno di Skrjabin; è anche poco probabile che D’Annunzio abbia conosciuto gli scritti di Skrjabin, che a quell’epoca non circolavano se non in lingua russa, ma non è escluso che ne conoscesse le teorie estetiche, che i suoi numerosi discepoli rendevano note in Europa; certo, dal momento in cui conobbe la sua musica, ne divenne un appassionato cultore. Vediamo dunque di precisare in quali circostanze è nato l’interesse di D’Annunzio per l’opera del compositore russo”.

  

   Prima di D’Annunzio e di Scriabin, fu Charles a descrivere la serie dei rimandi e delle sovrapposizioni sensoriali, si direbbe delle con-fusioni e frammistioni dei singoli campi percettivi, nella loro traduzione in poesia o in musica, delle Corrispondenze in Natura. In Correspondances, la quarta lirica delle Fleurs il fenomeno è particolarmente evidente. Nel sonetto in perfetti alessandrini il gioco sinestetico raggiunge il suo culmine quasi ad annullare la singolarità di ogni senso, restituendolo all’Unità del Corpo cosmico primigenio.

D’Annunzio e Scriabin raccoglieranno la lezione baudelairiana e, geniali discepoli, supereranno il Maestro.

   La Nature est un temple où de vivants piliers

   Laissent parfois sortir de confuses paroles;

   L’homme y passe à travers des forêts de symboles

   Qui l’observent avec des regards familiers.

   

   Comme de long échos qui de loin se confondent 

   Dans une ténébreuse et profonde unité,

   Vaste comme la nuit et comme la clarté,

   Les parfums, les couleurs et les sons se répondent.

 

   Il est des parfums frais comme des chairs d’enfants,

   Doux comme les hautbois, verts comme les prairies, 

   Et d’autres, corrompus, riches et triomphants,

 

   Ayant l’expansion des choses infinies,

   Comme l’ambre, le musc, le benjoin et l’encens,

   Qui chantent les transports de l’esprit et des sens.

 

   È un tempio la Natura ove viventi / pilastri a volte confuse parole / mandano fuori; la attraversa l’uomo / tra foreste di simboli dagli occhi / lunghi che di lontano si confondono in unità profonda e tenebrosa, / vasta come la notte ed il chiarore. / Esistono profumi freschi come / carni di bimbo, dolci come gli oboi, / e verdi come praterie; e degli altri / corrotti, ricchi e trionfanti, che hanno / l’espansione propria alle infinite / cose, come l’incenso, l’ambra, il muschio, / il benzoino, e cantano dei sensi / e dell’anima i lunghi rapimenti.

  

   Come è di ogni traduzione, la traduzione del pur bravo De Nardis non riesce a rendere il fascino della lingua originale, che diventa il fascino delle cose a cui la lingua rimanda, la lingua che le cose sono, le cose che la lingua è.

_________________

 

Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et        absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

  Gelobt seist Du jederzeit, Frau Musika!

 

 
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