Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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Sto pensando seriamente al suicidio.
Sì. Sto pensando seriamente al suicidio. Rifletto molto sul suo senso filosofico, non prendendo in considerazione quello religioso, che non mi appartiene. E Il succo dei miei pensamenti è il seguente: scegliere di nascere non ci è concesso; sì, per chi ne abbia il coraggio e sia abbastanza stoico da farlo, di morire. Il suicidio, per chi non accetti il determinismo cosmico, che prevede pur esso una sorta di trascendenza che elimina in partenza il problema, per il quale la stessa libertà è una illusione in quanto ogni suo atto è anch’esso predeterminato (inutile cavillo: traverso la mia libertà la causa determinante si auto determinerebbe, eliminando in radice la questione) è’ l’unico vero atto di libertà consentitoci da una Natura, una cieca Voluntas, per lo più interessata solo, schopenhauerianamente, alla conservazione della specie, e completamente indifferente nei riguardi dell’individuo, vittima sacrificale sull’altare della Totalità. A ben riflettere ogni scelta volontaria e cosciente di rinuncia è una scelta di morte (se scelta è rinuncia a ciò che non si sceglie), un esercizio di suicidio. E c’è chi crede opportuno rinunciare a tale stillicidio e assommare in un unico gesto di autodistruzione un suicidio…in pillole!
Non tema, il mio affezionato lettore! Sto in parte celiando e non ho, per ora, pur tentazione e motivi cominciando ad esserne numerosi, di togliermi ex abrupto la vita. Ma sto decidendo di cominciare ad abituarmi all’idea rinunciando, in piena avvertenza e deliberato consenso, prima cioè che la baudelairiana ala del rimbambimento io avverta alitarmi intorno e un esecrabile evento cerebrale decida per me, a quella parte determinante della mia vita consistita nell’operazione il più delle volte di imbonimento e di affabulazione ma più, nei miei intenti almeno, di provocazione e de-gregazione in che consiste la funzione didattica. Insomma : dopo sessantaqattro anni di insegnamento in scuole di ogni ordine e grado, la maggior parte dei quali all’Università, sto seriamente pensando di recedere, pur nel pieno ancora delle mie forze cerebrali e nella quasi integrità , grazie ad Asclepio e a Ippocrate, di quelle fisiche. Non dunque perché sia timidus et formidolosus (Qui timidus est et formidolosus recedat, ancora recita il detto antico, inciso nel peperino della porta d’ingresso del deturpato convento cappuccino della Palanzana, immerso nel verde dei Cimini occidentali, ove un 26 luglio di or sono mill’anni fui spergiuro) recedo, ma perché l’istinto di morte comincia a farsi avvertire e la matera inizia a esser sorda a rispondere.
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A quei pochi curiosi di me, che mi amano e stimano e mi chiedono di scrivere la mia autobiografia (i turbolenti eventi della mia vita si presterebbero a un racconto esilarante; ma qualcosa ho già pubblicato, quale intermezzo ad Aquae nuntiae Aquae iuliae col titolo Infanzia puerizia e prima adolescenza di Atem) rispondo: che è questo mio blog, giunto già all’ottavo anno e che, stampato, riempirebbe otto volumi di fitte pagine, se non una lunghissima, appassionata e pletorica autobiografia, in cui ogni evento della mia vita, soprattutto intellettuale ma anche affettiva e professionale, è ‘spiattellato” coram universo mundo, senza pudore alcuno affidato all’etere in edizione virtuale, generosamente e disinteressatamente offerto alla bramosia di terrestri e, perché no, di alieni? Messo t’ho inanzi, omai per te ti ciba, lettore avido e curioso di conoscenza! Mi manca il tempo, ma soprattutto mi manca la voglia, di ‘mettere ordine’ (vale a dire di tradire) a questi disordinati, ma colti nell’atto del loro vivo farsi, sentimenti e pensieri dei quali la trama della mia vita si intessé e continuerà, chissà, anche post mortem a intessersi: ché se Piaga per allentar d’arco non sana, la freccia dei pensieri e dei sentimenti per allentar d’arco, per il venir meno dello slancio vitale, non frena il suo corso, e procede inarrestabile per la sua via, per la sua vita eterna.
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Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)
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