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Riflessione filosofico-poetico-musicale
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Messaggi del 07/11/2024
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Così, a caldo.
“Simon Boccanegra”, omaggio superbo verdiano alla Zena la Superba, nell’allestimento di quel geniaccio fiorentino di Sylvano Bussotti, compositore, poeta, pittore, scenografo, costumista, e chi più ne ha più ne metta, le cui stesse partiture sono dei capolavori nel loro stesso aspetto grafico (ne ricordo una illustrazione fattane da lui stesso tanti anni fa al Teatro Argentina). Bussotti, l’unico che avrebbe potuto permettersi di fare una qualche violenza alle opere chiamato ad allestire, che invece si rivela di una compostezza anche filologica tale da far sortirne l’opera arricchita, non deturpata.
Stupenda mattinata, questa di domenica 22 settembre 2024. Da ricordare. Ed ennesima mia ammenda nei confronti del Bussetano.
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Fra gli estremi disinganni, quali son quelli della estrema vecchiezza, uno particolarmente duole a chi ha passato la vita a tessere le lodi di Frau Musika: quello sul ruolo che hanno avuto le fanfare e gli inni militari in tutti gli eccidi compiuti dall’umanità impazzita, dall’animale uomo inferocito. Una Frau Musika briaca e crudele, che da quando esiste accompagna tutti i più nefandi delitti con suoni. Disincanto estremo. Euterpe e Calliope stuprate.
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Nostalgia struggente. Come Gabriele la sua (Libro segreto. Cento e cento e cento pagine di Gabriele D’Annunzio tentato di morire:“Porto la terra d’Abruzzi, porto il limo della mia foce alle suole delle mie scarpe, al tacco de’ miei stivali”)io porto nelle mie carni e nella mia anima la mia sabina ed equa terra con la sua marsicana confinante, amministrativamente laziale, culturalmente abruzzese. Ma quando a me la nostalgia, che è insieme nostalgia di vita e morte, avvolge i visceri, non v’ha lenimento per la mia anima. Fremono le mie radici sempre più abbarbicate alle rocce della ‘Lacciara’ e ai prati una volta ubertosi delle Valli. Ma aridità è la mia eredità. Nemmeno più lacrime per piangere.
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Uno di questi giorni, rovistando nello scomparto musicale della mia biblioteca, mi sono reimbattuto nel volumetto di Baricco (laureato a pieni voti in filosofia col compianto Vattimo, notizia assai interessante, che mi facilita la comprensione e la valutazione del suo modo di avvicinare gli argomenti che tratta) che raccoglie alcuni suoi saggi di critica musicale all’epoca (1996 e dintorni) in cui collaborava, giovanissimo, come critico musicale appunto, con “Repubblica”, dal simpatico titolo Hegel e le mucche del Wisconsinn. Sicuramente l’avrò letto, ma non ricordo che vagamente, e allora eccomi a ripassare con lo scrittore ormai sessantaseienne, notissimo e parecchio chiacchierato, qualche giorno di simpatica compagnia: nel frattempo anche il mio avvicinamento a Frau Musica s’è maturato e sicuramente mi piacerà confrontare le mie attuali opinioni con le sue, di me più giovane di circa trent’anni ma di percorsi culturali assai diversi. Apprendo che è malato di leucemia, e me ne dispiace assai: la notizia, dal lui stesso data, risale al 2022, e spero che nel frattempo le sue condizioni siano migliorate, e magari superate.
Già dal titolo il libro di Baricco mi è simpatico, e simpatici mi sono i due esergo ad esso premessi: “La musica […] deve elevare l’anima al di sopra di se stessa, deve farla vibrare al di sopra del suo soggetto e creare una regione dove, libera da ogni affanno, possa rifugiarsi senza ostacoli nel puro sentimento di se stessa”. (G, W. F. Hegel, Lezioni di estetica).
“La produzione di latte nelle mucche che ascoltano musica sinfonica aumenta del 7,5% (Da uno studio dell’Università di Madison, Wisconsin)
Così la quarta di copertina, che dà una precisa idea del contenuto:
“Ne L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin, Alessandri Baricco esplora l’universo che va da Beethoven a Sting, alla ricerca di indizi per ritrovare il senso della musica nella società contemporanea: polemizzando contro le rigidità formalistiche dell’avanguardia, con l’assolutezza della sua ricerca linguistica, e con il supermercato della hit parade. Per recuperare invece un piacere che può essere innescato dalla spettacolarità sonora di una Mahler e di un Puccini e sulle infinite sottigliezze dell’interpretazione”.
Sicuramente apprenderò. Tam diu discendum est quam diu vivas.
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Inviato da: giuliosforza
il 03/08/2024 alle 15:13
Inviato da: gryllo73
il 31/07/2024 alle 08:31
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il 18/06/2024 alle 10:19
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