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Michelle ha lasciato uno scritto: «La vita era diventata impossibile»
MONTESILVANO. Il suo sogno era operarsi, diventare davvero, finalmente, una donna. Ma non ce l’ha fatta Michelle, transessuale di 32 anni originaria di Giulianova che ieri mattina ha affidato le sue ultime parole a un cartellone alto un metro trovato dai carabinieri sul tavolo di casa sua, in via Grecia. Quasi a voler gridare la disperazione che le scoppiava nel cuore, Michelle ha scritto «La vita era diventata impossibile» e poi, dopo aver firmato quattro lettere indirizzate a parenti e amici, ha messo in atto il suo gesto estremo. Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme, alle sette e mezza di ieri mattina: il corpo era sul balcone, al primo piano di una delle palazzine di fronte a Porto Allegro.
Capelli lunghi rossi, senza un lavoro ufficiale, Michelle aveva vissuto a Roma per un periodo prima di arrivare a Montesilvano, dove abitava già da un paio d’anni.
«L’avevo conosciuta quando stava in hotel», racconta sotto shock Margot, «una ragazza splendida, la chiamavamo la miss per quanto era bella, dentro e fuori».
E se il sogno era quello di operarsi per fare che il suo corpo rispecchiasse finalmente il suo animo femminile, la sua preoccupazione era la madre anziana, da tempo in una casa di riposo. «Michelle l’andava a trovare spessissimo, lavorava per sostenerla, era legatissima a lei», rivela ancora Margot.
Un amore che però non è bastato a sopportare il dolore di una vita ai margini, in solitudine. «Michelle era discreta, una persona a modo, non faceva vita mondana, era fuori da qualsiasi giro. Si sentiva donna, per questo si vergognava perfino di andare al mare». Un disagio che è andato via via aumentando, fino a ieri. Secondo i carabinieri la sua morte sarebbe avvenuta nel corso della notte, poco prima di scrivere quel cartellone e le sue ultime volontà: il suo gatto affidato a un amico e il dvd di una soap opera brasiliana seppellito con lei.
«Il suo è il disagio di tutte», si sfoga Margot, «che a stento sopravviviamo. Potrà sembrare duro, ma io capisco il gesto di Michelle. Tutte noi facciamo una vita allucinante, nessuno fa niente per noi. Nessuno ha il coraggio di darci un lavoro, ma è ora che si mettano una mano sulla coscienza. Chiediamo solamente un lavoro, anche il più umile, e una vita decente».
«Sono situazioni molto dure, in cui la società esclude queste persone», commenta Marco dell’associazione Jonathan (gay, lesbica, bisessuale trans) «costrette dagli altri alla solitudine, all’isolamento, alla disperazione». Michelle, capelli lunghi rossi, da ieri è nella camera mortuaria del cimitero di Montesilvano in attesa di sepoltura. (s.d.l.)
MONTESILVANO. Il suo sogno era operarsi per diventare davvero, finalmente, una donna. Ma non ce l’ha fatta M.T., in arte Michelle, transessuale di 32 anni originaria di Giulianova che ieri mattina si è impiccata dopo aver affidato le sue ultime parole a un cartellone alto un metro trovato dai carabinieri sul tavolo di casa sua, in via Grecia.
Quasi a voler gridare la disperazione che le scoppiava nel cuore, Michelle ha scritto «La vita era diventata impossibile» e poi, dopo aver firmato quattro lettere indirizzate a parenti e amici, ha messo in atto il suo gesto estremo.
Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme, alle sette e mezza di ieri mattina: il corpo era sul balcone, al primo piano di una delle palazzine di fronte a Porto Allegro.
M.T. era molto conosciuto a Giulianova, dove oggi si svolgeranno i funerali.
di Il Centro
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