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"Il Servizio Pubblico deve interpretare la societa' pubblica"
"La Rai deve essere un canale per promuovere i valori della famiglia, non per veicolare la cultura gay o le unioni gay. Anzi sarebbe bene che le associazioni gay invece di mandare talvolta in televisione personaggi macchiette, si decidessero a rendere visibili personaggi meno appariscenti. In ogni caso la Rai non deve dare priorita' al mondo omosessuale e alle sue istanze, bensi' seguire le indicazioni del governo e promuovere la famiglia e i valori familiari attraverso i suoi programmi". Questa la posizione del ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia, intervistato dal massmediologo Klaus Davi per il programma Klauscondicio in onda su You Tube e visibile all'indirizzo http://www.yout Incalzato da Klaus Davi se i gay non debbano piu' andare in tv, la risposta del ministro e' stata perentoria: "No assolutamente, non ci deve essere alcuna discriminazione. La tv deve dare spazio a tutti ma la priorita' della Rai deve essere promuovere la famiglia".
Fiction su unioni e famiglie gay? "Non e' la missione della Rai e non e' la missione di questo Governo, nel senso che noi non siamo assolutamente a favore di una cosa del genere", continua il ministro leghista. "Il Servizio Pubblico deve interpretare la societa' pubblica, quindi tutto quello che e' l'assemblea dei soci che sono i 60 milioni di italiani che hanno degli orientamenti chiari - spiega Zaia -: la centralita' della famiglia, l'ordine pubblico, le tradizioni e la cultura. Credo che le comunita' gay in primis debbano mobilitarsi per evitare la spettacolarizzazione e la ridicolizzazione degli omosessuali in tv che ne fanno alcuni.
Cosa che va solo a loro discapito".
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Grillini (Gaynet) al ministro Zaia, in Rai solo "papi" e cardinali, quasi mai gay e lesbiche
Per il ministro Zaia la Rai non dovrebbe parlare di gay e di coppie di fatto ma solo dei "sani" valori del tradizionalismo familista eterosessuale.
Ma la Rai, casomai Zaia se lo fosse dimanticato, non è il megafono della maggioranza, del governo o della Lega, ma un servizio pubblico che dovrebbe informare in modo imparziale.
Zaia invece vorrebbe una tv da "Minculpop" che imponga la cultura, se così si può dire, di chi governa e che, guarda caso, coincide con il più trito clericalismo bigotto e bacchettone.
In realtà non è chiaro quale Rai Zaia stia vedendo perchè è da mesi che il cosiddetto servizio pubblico non parla affatto di gay e lesbiche: sfidiamo Zaia a trovare una trasmissione negli ultimi due mesi dove sia stato invitato un esponente gay.
La verità è un'altra: la Rai ormai censura sistematicamente tutte le iniziative e le informazioni relative all'omosessualità, sui gay pride per esempio c'è stata la più totale delle censure eppure in un mese hanno sfilato mezzo milione di persone a Roma, Genova, Torino, Catania e Napoli ma sulla Rai nulla se si esclude qualche secondo su Rai 3.
Il "minculpop" è già iniziato e i dirigenti Rai lo hanno assorbito senza nemmeno gli ordini di servizio.
Ormai in Rai si da la parola solo a papi (il doppio senso è voluto) e cardinali e l'informazione è solo di regime.
Franco Grillini
Presidente di Gaynet
Associazione nazionale di giornalisti gay
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Massimo Consoli; Maria Cristina Gramolini. Independence gay: alle origini del Gay pride.
Ginevra Brandi; Donne.
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Rosanna Fiocchetto, L'amante celeste - La distruzione scientifica della lesbica.
Cesar Tripp, La questione omosessuale.
Stefano Bolognini, Breve storia del matrimonio gay.
Daniela Danna, Matrimonio africano.
Daniela Danna, Matrimonio omosessuale.
Giovanni Dall'Orto, Manuale per coppie diverse.
Giovanni Paolo II, Le unioni omosessuali non sono una realtà coniugale, in "La Famiglia".
Alicata, Cristiana "Quattro", Edizioni il Dito e La Luna, Milano 2006. Romanzo, storia di una famiglia omogenitoriale raccontata da uno dei figli.
Bonaccorso, Monica, Mamme e papà omosessuali, Editori Riuniti.
Bottino, Margherita e Daniela Danna, La gaia famiglia. Che cos'è l'omogenitorialità, Asterios.
Danna, Daniela, Io ho una bella figlia. Le madri lesbiche raccontano, Zoe, Forlì 1998.