Creato da DreamJame il 11/07/2007

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La Vita...Amala

Post n°26 pubblicato il 27 Aprile 2008 da DreamJame
 



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Qualche giorno fa sono andata nella mia Facoltà.
Ero seduta in una delle panchine nel giardino interno, fra gli alberi; sapete, era una bellissima giornata di sole, di quello tipico primaverile, e me ne stavo lì, su quella panchina in ferro battuto con un buon libro in mano, a godermi la sensazione di soddisfazione per aver sostenuto poco prima un esame abbastanza importante. Ero felice e fiera di me per il 29 su 30 appena registrato.
Quando mi si siede affianco una mia collega.
Si lascia cadere sulla panchina con un sospiro lamentoso.
Anzi.
Fintamente lamentoso.
E senza neanche guardarmi comincia a raccontarmi, in una carrellata senza fine, tutte le sue peripezie vissute fino a quell'ora della mattinata, poi legandosi a quelle vissute giorni prima, poi quelle accadutele settimane, mesi e anche anni prima.
Mi parlava di quanto fosse stanca di quella vita frenetica, di tutti quei "problemi" da dover affrontare(tra virgolette perchè, credetemi, se quelli erano problemi allora le controversie in afghanistan sono uno scambio equo di opinioni), di tutti gli esami che avrebbe dovuto dare tra qualche settimana o mesi. Ne parlava come se si fosse ammalata di malaria e l'avesse contaggiata alla famiglia, ed improvvisamente in tutto il mondo si fossero dimenticati della cura. Discorreva svogliata, e poi, accorgendosi che non parlavo affatto e non le stavo prestando abbastanza attenzione, era anche infastidita.
Mi sono girata da lei e ho iniziato a raccontarle io una storia.
La storia parlava di un ragazzo della mia stessa città, amico di mio fratello e suo coetaneo, nato con una malformazione. Era migliorato miracolosamente da bambino, e poi dopo alcuni, pochi anni gli avevano diagnosticato un tumore al cervello.
Un caso di un raro tipo di tumore al cervello.
Niente cure.
La chemioterapia non agiva molto, il suo caso era difficile.
Ed allora si erano adoperati con l'esportazione delle parti malate.
Una volta, da giovane ragazzino.
E lui, da giovane ragazzino continuava ad andare al liceo, dai suoi compagni, dai suoi amici.
Non aveva funzionato. Il tumore si era riformato.
Beh, lo si sapeva. Un raro tipo di tumore al cervello.
Una seconda volta.
Lui continuava ad uscire dalla convalescenza e ad andare a scuola, dai suoi compagni, dai suoi amici.
Niente da fare.
Una terza volta.
La sua vita continuava, come doveva continuare la vita di un ragazzino, poi un ragazzo, affetto da tale tipo di tumore.
E lui continuava ad andare a scuola; felice di poter studiare; felice di poter sedersi al banco come tutti i suoi coetanei; felice di poter prendere appunti, quando riusciva; felice di poter chiaccherare con i suoi compagni; felice di poter giocare con loro e di scherzare con loro, con mio fratello.
Ma il suo tumore si era troppo affezzionato a lui. Non voleva mollarlo.
Affamato, voleva far marcire tutti i centimetri possibili, in un abbraccio mortale.
E così fece.
Solo un'altra volta si poteva intervenire.
Solo un'altra, solo una.
E si intervenì.
Il tumore, comunque, non si fece certamente scoraggiare da tutta questa voglia di vita.
E così venne di nuovo a fargli visita, così come venne anche il momento del diploma. Proprio in contemporanea.
Dimagriva.
Ma non scendeva di peso la sua voglia di andare a scuola, di fare l'esame, di diplomarsi.
E così continuava a dimagrire.
Non riusciva a mangiare, non riusciva a camminare, non riusciva a respirare.

Non riusciva a parlare, quasi.

Non ha mai conosciuto la possibilità di dire: "Quando sarò grande...".
Non ha mai conosciuto la possibilità di iscriversi in una qualche facoltà che gli piaceva.
Non ha mai conosciuto la possibilità di essere amati da una donna.
Non ha mai conosciuto l'amore corrisposto nel modo più pieno e completo.
Non ha mai avuto la possibilità di...di tutto.
Mai.
Ma gli sarebbe tanto piaciuto il mondo universitario.
Gli sarebbe tanto piaciuto ascoltare le parole dei docenti, ascoltare le lezioni; correre da un'aula all'altra sperando di non arrivare in ritardo; prendere un caffè con i colleghi al bar davanti, parlare del più e del meno con loro e magari prendere in giro quel professore col parrucchino; fare uno strappo, saltare una lezione che si poteva saltare, e dare un'occhiata a quella pasticceria lì vicino, la migliore della città; dare gli esami, sì, uno dopo l'altro, senza tregua, senza respiro, senza il riposo giusto alcune volte, non passarne alcuni, accettarne il colpo, rimboccarsi le maniche e darli agli appelli successivi con il massimo del voto.

Già.

Gli sarebbe piaciuto.
Ma i suoi pochi diciott'anni pieni di sogni e di sofferenza e i suoi 35 chili se ne sono andati.

Gli sarebbe piaciuto, però.

Dopo averle detto tutto questo sotto i suoi occhi spalancati e pieni di senso di colpa, ho preso il libro e mi sono alzata.
Ho visto una foglia di un caldo color marrone.
Allora l'ho presa e gliel'ho data.
Le ho consigliato di vivere la vita invece di appassire consenzientemente.
Proprio come quella foglia.



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Commenti al Post:
tata70z
tata70z il 01/05/08 alle 09:06 via WEB
Bellissimo post ! Buon week end, un abbraccio
 
tata70z
tata70z il 08/06/08 alle 11:47 via WEB
Buona Domenica !!! Baci:-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 30/06/08 alle 23:27 via WEB
Salve. Chiedo scusa se questo non ha molto a che fare con l'argomento del post che sto commentando. Non sapevo bene dove lasciare il mio ringraziamento, cosa certa è che non posso non farlo. Per caso sono approdata su questo blog e non posso che ringraziarti per aver segnalato la mia storia. Sono estremamente lusingata. Ma ancora di più sono deliziata dal fatto che la mia storia ti sia piaciuta e che abbia trasmesso emozioni e pensieri, anche su argomenti poco piacevoli, ma indubbiamente parte (purtroppo) del nostro quotidiano. Grazie ancora. Mel Kaine
 
tata70z
tata70z il 08/07/08 alle 06:15 via WEB
Buongiorno!!! felice giornata...:-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 29/07/08 alle 17:31 via WEB
Ciao sono capitata nel tuo blog tramite il sito della facoltà. Questa storia mi ha colpito particolarmente; io ho un'amica che sta attraversando un brutto periodo di "depressione" che dura ormai circa un anno e mezzo, spesso mi metto in testa di spronarla, di far apparire i suoi problemi come i più superflui della terra mettendoli a confronto con storie tipo quella che tu hai appena raccontato....ma spesso ho paura di offenderla, perchè solo lei sa cosa si prova a sentirsi (secondo me in torto) come dice lei inutile, fallita, un vegetale! Il consiglio di VIVERE LA VITA, lo stesso consiglio che hai dato tu alla tua collega, cerco di darglielo ogni giorno...spero che prima o poi reagisca e capisca che la vita è meravigliosa se vissuta con gioia! ciao ciao Mariana
 
 
DreamJame
DreamJame il 02/08/08 alle 01:23 via WEB
Ciao Mariana, innanzitutto ti ringrazio della visita, ti assicuro molto gradita. Questo tuo commento mi sorprende ma allo stesso tempo no. Ti spiego. Persone come la tua amica ce ne sono tante in giro, sopratutto donne - io stessa ne ho incontrate moltissime - tuttavia mi sorprendo sempre quando capisco che, davvero, i casi in cui mi imbatto io non solo isolati. Certo, le persone come le situazioni in cui esse si trovano variano, e non bisogna fare di tutta un'erba un fascio, come si suol dire, questo è innegabile. Tuttavia su una cosa non si può discordare: la vita è UNA. Ora, ci sono DUE scelte. Accettare di convincersi di essere una vegetale, passare la vita a piangere sulla propria maligna sorte, o su un fato che si accanisce contro di noi, esistendo giorno dopo giorno, guardare gli altri vivere e ammirare come questi strani esseri riescano a fare qualcosa che, a quanto pare, non riesce a fare la tua amica, ossia vivere. Oppure...beh oppure l'altra opzione è rendersi conto che se non siamo noi a decidere di uscire da questo limbo, non può farcelo fare nessun'altro. Non conosco questa tua amica, e seppur mi rammarico della tristezza che sta vivendo, ti consiglio di essere molto diretta. Anche a scapito di farla arrabbiare. Qua, credo, c'è in gioco la sua felicità. A volte è molto meglio dare uno schiaffo in pieno viso facendo così aprire gli occhi, piuttosto che chiuderceli noi e accettare passivamente quello che succede, come in uno stato di eterno intorpidimento dei sensi.
 
   
DreamJame
DreamJame il 02/08/08 alle 01:24 via WEB
La seconda situazione è certamente più facile e comoda, ma non sempre le cose più facili sono anche le più giuste. Pensando a questa tua amica mi vengono in mente tutte quelle donne turche, o in generale persiane, costrette a subire una "eterna castrazione psicologica", costrette a portare l' hijab (un velo che cela, che copre, che nasconde, che "castra" le donne, sai bene di cosa parlo) o alcune il burka, donne come te e me, aventi quel diritto di vivere, di essere pienamente donne, che viene loro negato fin dalla nascita;donne che vengono pestate, massacrate, violentate, seviziate, umiliate, bruciate vive, impiccate, lapidate se solo alzano lo sguardo su un uomo, se solo rispondono a tono, se solo hanno una ciocca di capelli fuori dal velo. Queste donne non possono vivere. La tua amica si. Spesso non ci rendiamo conto della grande fortuna abbiamo avuto nel nascere in una società, come quell italiana. Spesso non ci ricordiamo che mentre noi stiamo a piangerci addosso sulla nostra grande sfortuna (ma grande sfortuna di che?!, vorrei gridare!) ci sono donne che non possono essere non donne, ma neanche esseri umani. Spesso ci dimentichiamo della fortuna di poter fare ciò che vogliamo, di poter prenderci un caffè insieme ad un uomo al bar lì all'angolo, di poter mettere dei pantaloncini in una calda giornata estiva, di poter ridere sguaiatamente in giro senza essere pestate o arrestate, di poter sciegliere della nostra vita. "La vita è un'opportunità, coglila", diceva Madre Teresa di Calcutta. Ci sarà un motivo se ha detto questo, o no? Dì questo alla tua amica, un bacio e grazie del commento e della visita.
 
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non ci terrei ad essere quel Dio:
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mi strazierebbe il cuore.

*Schopenhauer* 

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Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine
Appunti di una vita dal valore inestimabile
Insostituibili perché hanno denunciato
il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato
Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra
di faide e di famiglie sparse come tante biglie
su un isola di sangue che fra tante meraviglie
fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie
di una generazione costretta a non guardare
a parlare a bassa voce a spegnere la luce
a commentare in pace ogni pallottola nell'aria
ogni cadavere in un fosso
Ci sono stati uomini che passo dopo passo
hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno
con dedizione contro un'istituzione organizzata
cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?
è nostra... la libertà di dire
che gli occhi sono fatti per guardare
La bocca per parlare le orecchie ascoltano...
Non solo musica non solo musica
La testa si gira e aggiusta la mira ragiona
A volte condanna a volte perdona
Semplicemente
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che sono morti giovani
Ma consapevoli che le loro idee
Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole
Intatte e reali come piccoli miracoli
Idee di uguaglianza idee di educazione
Contro ogni uomo che eserciti oppressione
Contro ogni suo simile contro chi è più debole
Contro chi sotterra la coscienza nel cemento
Pensa prima di sparare
Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Ci sono stati uomini che hanno continuato
Nonostante intorno fosse [tutto bruciato
Perché in fondo questa vita non ha significato
Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato
Gli uomini passano e passa una canzone
Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione
Che la giustizia no... non è solo un'illusione
Pensa prima di sparare
Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare
Pensa che puoi decidere tu
Resta un attimo soltanto un attimo di più
Con la testa fra le mani
Pensa.

*Fabrizio Moro - Pensa*

 

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