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Il buon samaritano

Post n°21 pubblicato il 17 Gennaio 2012 da duetalleri
 
Foto di duetalleri

E' l'alba. Le ombre della notte finalmente cominciano a diradarsi e i primi raggi del sole fanno brillare grossi goccioloni di rugiada sulle foglie degli alberi del viale. Il freddo è pungente e quasi appiccicoso e solo di tanto in tanto il silenzio è rotto una macchina che passa in fretta. Tutto sembra uguale a ogni altro giorno, ad ogni altro freddo mattino, ma c'è qualcosa di strano lì sulla strada, qualcosa che a prima vista sembra un fagotto di stracci abbandonato sul marciapiede.

Un taxi entra nella via, avanzando piano per non farsi scappare il numero civico giusto. Rallenta davanti ad un imponente portone, controlla velocemente il nome inciso sulla targa e si ferma quindi in attesa. Sovrappensiero, il tassista si dice che “il Governo dovrebbe fare qualcosa, è proprio fastidioso che ora si comincino a vedere barboni ovunque...” poi la porta si apre e ne esce un signorotto ben vestito, che si affretta a salire sul taxi. Anche lui dà un'occhiata veloce a quell'ammasso sul marciapiede, e nonostante la poca luce il suo occhio clinico identifica subito che si tratta di un essere umano, vivo, ma certo non in buone condizioni. Ma lui è un chirurgo di fama mondiale, ha salvato molte vite e ora non può certo fermarsi a soccorrere il malcapitato rischiando di perdere l'aereo: sono mesi e mesi che prepara quella conferenza, non può certo rischiare di non arrivare in tempo. Dà quindi le indicazioni all'autista perché parta a tutta velocità e mentre si ripromette di chiamare dei soccorsi, il cellulare comincia a squillare: pochi attimi e il gran dottore si è già perso in forbite discussioni accademiche con un suo esimio collega, dimenticandosi completamente del poveraccio accasciato vicino al portone di casa sua.

In lontananza si sentono dei passi e dopo poco un operaio proveniente dal vicino quartiere popolare arriva in tutta fretta alla fermata in fondo alla via, giusto in tempo per salire sull'autobus sopraggiunto nel frattempo. Prende posto su un sedile accanto al finestrino e, mentre passano vicino all'uomo accasciato sulla strada, lo scambia per un ubriacone e manda un sms a sua figlia per raccomandarle, quando un'ora dopo sarebbe uscita di casa, di stare attenta e fare anzi il giro sull'altra strada.

Anche una maestra passa lì vicino, in bicicletta, e si accorge della persona rannicchiata a terra. Ne rimane turbata, ma ha paura. Comincia ad esserci un po' di luce, ma non si vede ancora bene. “Sarà un uomo? Sarà una donna? Ma sta male o è un drogato? E se fosse un trucco per derubarmi, o peggio?” Incerta sul da farsi, la maestra pedala con più foga e si allontana in fretta. Quando si sente al sicuro, però, si ferma e chiama il 118, dove l'avvisano che nella notte ci sono stati diversi incidenti stradali e al momento non hanno alcun mezzo disponibile, ma che comunque provvederanno non appena possibile.

Intanto, in una stanzetta ai piani alti un uomo inginocchiato sta concludendo una veglia di digiuno e preghiera. Si alza per sgranchirsi un po' e, affacciandosi, vede sul marciapiede quella sagoma confusa. Ma ormai la strada comincia ad essere un po' trafficata e diverse persone passano vicino all'uomo a terra, facendogli un largo giro intorno. Sono mamme coi bambini per mano, impiegati assonnati preoccupati dell'umore del capo, anziani insonni che vanno al parco, dirigenti assorti nei loro pensieri produttivi. “Sicuramente a quel poveraccio ci penseranno loro” pensa l'uomo alla finestra e se ne torna a pregare.

Invece, giù sulla strada tutti i passanti sono troppo occupati, troppo di fretta o troppo timidi per fare qualcosa. Sembra quasi di sentire i loro pensieri attraversare in fretta la via:

“Oddio, mica sarà morto quello lì sulla strada?”

“Dopotutto, se gli altri non fanno niente vuol dire che va tutto bene.”

“Ma per chi mi avete preso, per il buon samaritano?”

“Ascolta, io gli metto questo cartone sopra così almeno non prende troppo freddo, poi ci penserà qualcun altro”.

“Per me è qualcuno che ha fatto bisboccia stanotte e tra qualche ora se ne tornerà a casa a dormire”.

“Mah, per finire così deve essersele proprio andate a cercare.”

“Chissà dove sarà andato a finire il cane...hanno sempre un cane questi giovinastri figli di papà che si divertono a giocare ai pezzenti.”

“Insomma, qualcuno dovrà pur far qualcosa!”

“Giusto, chiamiamo la polizia.”

Qualche anima buona in effetti si ferma un momento e chiama l'ambulanza, ma al 118 rispondono che sì, hanno già avuto la segnalazione, ma uno degli incidenti ha provocato un tamponamento a catena e mezza città è paralizzata, “non è che per caso qualcuno dei presenti riesce a prestare il primo soccorso?“

Alla fine, un vecchietto prende coraggio e si avvicina al corpo inerte. Prova a chiamare una, due volte. Silenzio. “Stia attento nonno, con i balordi non si sa mai” gli dice passandogli accanto un  ragazzo in maglietta e pantaloncini, intento al consueto jogging mattutino.

Ma il vecchietto intanto ha preso ancora più coraggio e comincia a togliere i cartoni per guardare meglio. Con delicatezza, alza il grande giaccone da cui spunta solo un ciuffo di capelli arruffati e con sorpresa si accorge che sotto di esso si nasconde una ragazza, che sembra svenuta. Ha il volto tumefatto e un occhio semichiuso, come se fosse stata picchiata o sbattuta a terra con violenza, ma almeno respira. Sforzandosi di applicare quel po' di nozioni di pronto soccorso imparate a forza durante la guerra, cerca di far distendere la ragazza sul dorso e le alza un po' le gambe mettendoci sotto il suo fido trolley, quello che ha sempre con se' per andare a fare la spesa.

A fatica, la ragazza apre gli occhi, non ricorda nulla ed è spaventatissima...

Vede un sacco di gente intorno a lei e altra ne sta arrivando, perché improvvisamente pare che tutti si siano finalmente accorti che c'è qualcuno in difficoltà, e tutti la guardano: chi con commiserazione, chi con curiosità, quasi tutti sentendosi in imbarazzo per non aver avuto il coraggio di intervenire per primi.

“Povera ragazza, chissà cosa le è successo..”

“State indietro, così non la fate respirare!"

“Eh, certo che è stato bravo il nonnetto, io mica mi sarei avvicinata!”

“Bravo? Dì pure incosciente! Metti che invece di una ragazza indifesa si fosse trattato di uno sbandato...”

“Guarda, sta ritornando in se'..”

“Allora, allora? Come ti senti? Come ti senti?”

La ragazza si guarda intorno con apprensione, non dice niente. Poi finalmente vede gli occhi tranquilli del vecchietto inginocchiato vicino a lei e si rasserena, perché non si sente più sola. Lui le accarezza la mano e la rassicura:

“Non ti preoccupare: non ti lascio qui da sola."

 

 

Forza, dai. Chi se la sente di condannare il tassista distratto e il chirurgo in carriera? E l'operaio che fa fatica a mettere insieme il suo pane e la maestra che ha paura di non arrivare a sera? Chi non è mai stato come l'uomo di fede così assorto nella preghiera da dimenticarsi che Cristo stesso si è sporcato mani e piedi nelle strade? Chi non ha mai messo in guardia l'altro dicendogli “attento, tu vuoi far tanto ma alla fine resterai fregato?” E ancora, chi può dire alla madre preoccupata per il suo bambino “hai sbagliato, avresti dovuto fermarti a prestare soccorso”?

Qualcuno se la sente di scagliare la prima pietra? Non sono mica loro i briganti, sono persone che nel loro piccolo cercano comunque di andare avanti senza fare del male a nessuno.

Eppure..... l'amore verso il prossimo che Dio chiede ai suoi è ancora più grande: Cristo racconta la parabola del Buon Samaritano e poi dice “Va', e fai lo stesso”........

 
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