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LA VALIGIA DI FRANCESCA

Post n°25 pubblicato il 17 Settembre 2012 da duetalleri
 
Foto di duetalleri

Ciao, fratellino. Domani parto, finalmente. All’alba mi metto in cammino e, come sai, parto per non tornare più indietro. Porto con me solo le cose di cui non posso fare a meno: ecco, ho appena finito di preparare La Valigia. Sono sicura che ti ricordi della Valigia, quella con cui giocavamo da piccoli agli esploratori: quella vecchia di pelle con le chiusure un po’ arrugginite e le cinghie che ci fanno il giro intorno e devi stringerle bene se vuoi evitare che il tutto scoppi fuori. Sai, ho dovuto farci un buchino in più, avevo veramente tantissime cose da metterci dentro e non riuscivo a chiuderla nemmeno sedendomici sopra. Non te la prendi, vero? Non sono mai stata brava a fare le valige, anzi pur di non prepararle quasi rinuncerei a viaggiare. E’ sempre difficile decidere di cosa avrai bisogno e cosa no, separare l’indispensabile dal superfluo, insomma non trovo mai il giusto mezzo tra il troppo e il troppo poco! Ci metto ore…Ma cosa te lo dico a fare, so bene che lo sai, mi hai sempre preso in giro per questo. Ma questa volta sono stata proprio brava e non ho avuto dubbi né indecisioni: nella valigia ho messo proprio tutto. Non ci credi?

Ho cominciato con i maglioni, le magliette e i jeans, tutti accuratamente piegati e riposti sul fondo del valigione. Poi ho preso la biancheria e facendone dei rotolini piccoli piccoli ho tappato tutti i buchini; se poi si spiegazza un po’, beh pazienza. Poi il beauty, le ciabattine, le scarpe e persino gli scarponcini. Pure i calzini con le dita separate, quelli che ti facevano tanto ridere. Sopra ho messo gli asciugamani e quindi ho cominciato con i libri. I miei amati, amatissimi libri. Commoventi, divertenti, istruttivi, devastanti, illustrati o a caratteri piccolissimi, letti e riletti oppure con le pagine dopo la 16 ancora intonse. Tutti. Mamma che peso! Insieme ai libri non potevo non mettere i ricordi, la scimmietta azzurra di peluche e il vecchio pulcioso Fufi, le foto del liceo e quelle della nostra casina, l’ultima lettera di mamma e papà. Il diploma del conservatorio, la descrizione della casa che avrei voluto comprare, la boccia di vetro con Vienna sotto la neve. Sì, pure quella…e via, è piccola piccola! In mezzo ai miei diari, perché non si rovini, ho infilato il dvd con i racconti e le canzoni che ho scritto.

Quando ho finito, mi sono meravigliata molto accorgendomi che c’era ancora un bel po’ di posto. Mi sono detta, nulla è per caso e, anche se a dire il vero mi è seccato un po’, ci ho fatto stare il portatile e l’iPad. In realtà pensavo di portarmeli a spalla, ma visto che c’era spazio mi son fatta coraggio e li ho nascosti in mezzo alle cose morbide che già avevo sistemato.

Ho provato a chiudere la valigia (scusa, La Valigia) e senza sforzo riuscivo a far scattare le serrature. Non c’è gusto, così…Allora l’ho riaperta e ho cacciato dentro anche il tubino nero, le scarpe coi tacchi, gli stivali scamosciati e un paio di altre cose che preferisco non dirti. Ora sì che finalmente si faceva un po’ di fatica a chiudere, ma nell’angolino di destra un buchetto vuoto mi guardava con insistenza. No, eh, mi sono detta, cara Valigia non puoi certo chiedermelo…ma poi ho ceduto. Ho riempito l’unico spazio rimasto con il portafoglio, le carte di credito, il libretto degli assegni e, spingendo un po’per farcelo stare, il mio telefonino. Tranquillo, non suonerà, mi sono ricordata di spegnerlo. Ora sì che dentro la valigia avevo messo davvero tutto.

Ecco, fratellone mio. Siamo arrivati al momento dei saluti. Eh sì, perché ho deciso che parto subito, stanotte, non vorrei mai arrivare all’alba e capire che non ne ho più il coraggio. Ti lascio questa lettera e, ovviamente, ti lascio La Valigia. Fanne quello che vuoi, come ben sai a me non serve più. Lo so che “tecnicamente” avrei fatto meglio a lasciarla a qualcun altro (ridacchio pensando a cosa ne farai dei reggiseni) ma proprio non potevo: chiunque altro avrebbe cercato di convincermi che l’unico viaggio senza bagagli è quello che si fa verso la morte, e non verso la vita, come invece mi insegnasti tu. Ricordo bene il giorno in cui, dieci anni fa, fosti tu a lasciare La Valigia a me. Augurami buon viaggio, allora! A presto e ci vediamo in giro!

La tua sorellina Francesca, finalmente nel presente.

 
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