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IL DUCE È...
Il Duce è quel mirabile architetto
che fu pur muratore e manovale
e costruì su l’armonia sociale
la Casa ove ciascun trova il suo tetto.
Egli è pur l’ortopedico perfetto,
il calzolaio senza alcun rivale
che raddrizzò l’italico stivale
togliendogli con garbo ogni difetto.
Maestro e servitor delta Nazione
egli il medico è pur pieno d’amore
che tanti ricondusse alla ragione,
E l’agile nocchier che non si spezza
né flette, ed è l’accorto agricoltore
che seminò per t’itala grandezza.
 
 

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Meglio un giorno da leoni ... che cento da pecora !!!
 
 

CREDERE OBBEDIRE COMBATTERE

 

ULTIMO DISCORSO

 

PATTO D'ACCIAIO

 

VENTENNIO FASCISTA

 

 

Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da EAGLE3584

 Benito Mussolini, statista...

.hanno detto di lui

.(gli Anni del Consenso).

“Su Mussolini sono state scritte migliaia di opere, forse più di quando era al potere. Sono tutti libri contrari al duce e al regime, perché in Italia c’è una legge democratica che punisce l’apologia del Fascismo. E tutto ciò per un uomo che, secondo il codice antifascista, non fece  - nemmeno per sbaglio -  niente di buono per gli Italiani”.  (Rachele Mussolini -1973).

 

 

Dal 1922 al 1945 il “duce” fu lui, Benito Mussolini. Poi fece una fine poco gloriosa. Fu ucciso dai partigiani in maniera forse un po’ troppo sbrigativa, prima che potesse essere arrestato - e processato - dagli anglo-americani.

E’ finito così, nell’aprile del 1945, appeso per i piedi a testa in giù, in una piazza di quella Milano che ne aveva visto, poco più di vent’anni prima, l’affermazione politica e l’ascesa al potere.

Per anni, dopo la fine della guerra e la liberazione, in Italia fu chiamato, dal giornalismo stampato e da quello della RAI, “il mostro di Predappio” (sua città natale, in Romagna); e il regime da lui instaurato “il bieco ventennio”.

Nell’Italia democratica che succedette all’Italia fascista sostituendosi ad essa, fiumi di parole sono stati scritti sulla sua figura storica: sempre, ovviamente, parole di condanna e di esecrazione, eccettuate le poche e ininfluenti voci dei “nostalgici”. Condanna ed esecrazione che scaturivano dall’acredine di uomini politici o intellettuali o giornalisti che da Mussolini e dal fascismo erano stati danneggiati o esclusi da ogni forma di partecipazione politica. Giudizi quindi di parte, pur se comprensibili, come lo sono sempre quelli del vincitore sul vinto; e anche provenienti da uomini politici o intellettuali che fino a un giorno prima erano stati, del “mostro di Predappio”, sostenitori o estimatori.

Di Mussolini, dopo la sua caduta, è stato scritto di tutto; ma, tranne rare eccezioni, solo in termini spregiativi e demolitori; la sua figura è stata descritta mettendo in luce solo gli aspetti negativi del suo operato politico.

 

E’ difficile però che, da un simile punto di vista, per decenni univoco e non contrastato, possa venir focalizzata una figura “storica”, soprattutto se ci si rivolge a generazioni che non hanno conosciuto né il personaggio nè la sua epoca, e che quindi necessariamente modellano le proprie convinzioni sulla versione dei fatti che viene loro ufficialmente esibita dal nuovo potere.

Una tale visione unilaterale dei fatti non basta, o perlomeno non basta più oggi, a sessant’anni dalla caduta del vinto. Occorre qualche cos’altro, l’aggiunta di una sfumatura, se c’è, che nessuno riconosce volentieri all’avversario sconfitto, e che anzi si tende in ogni modo a nascondere: l’ammissione  a n c h e  dei  suoi meriti e il riconoscimento del consenso che un certo tal personaggio ebbe nell’opinione pubblica.

Una figura è “storica” se è vista a tutto tondo, con l’analisi o almeno il riconoscimento di  t u t t o  il suo operato, nel bene e nel male; delle sue nefandezze ma anche di ciò che di meritorio la caratterizza. Altrimenti  - e sia detto senza polemica -  si fa solo una parodia dell’analisi storica, una inequivocabile frode con occultamento o sottovalutazione dei fatti reali. Non è ingigantendone le colpe o volutamente sottacendone i meriti che si delinea una figura storica: quella di Napoleone non si misura solo con il suo cesarismo o con la sconfitta di Waterloo, né può tratteggiarla solo l’antibonapartismo scaturito dal Congresso di Vienna. E’ il tempo, non il vincitore del momento, a scrivere la Storia.

Aveva cominciato a fare i primi rarissimi passi in Italia, passi molto incerti e osteggiati, un certo revisionismo storico che  - basandosi appunto su  t u t t o  l’operato politico -  esaminava e cercava di proporre alle nuove generazioni il regime mussoliniano nella sua completezza, facendo da contraltare a quell’accanimento denigratorio e partigiano che ha caratterizzato la storiografia italiana nell’ultimo cinquantennio. Quel revisionismo che tanto viene messo in discussione e avversato da molta della nostra classe politica, e che ha visto nello storico Renzo De Felice il primo interprete.

 

Ebbe sicuramente molti torti l’uomo che per vent’anni fu chiamato Duce da italiani e stranieri; commise molti imperdonabili (o fatalmente ineluttabili) errori, specialmente verso la fine della sua parabola politica, quando apparve ormai chiara la sua posizione d’inferiorità e quasi di subordinazione all’alleato tedesco. A questi errori tragici e fatali, come le Leggi Razziali contro gli Israeliti, o la spedizione in Russia contro l'Unione Sovietica (mettersi contro la lobby ebraica mondiale, o toccare la Patria ai comunisti italiani.... Che follia!) potrei dedicare un'altra pagina di questo sito: ma in sessant'anni è già stato scritto e detto tanto da voci ben più autorevoli, che il mio intervento sarebbe ben povera cosa.

Obiettivamente, però, non può essere accettata (né onestamente insegnata nelle scuole) la versione che abbia avuto solo torti e commesso solo errori. Io non voglio difendere a spada tratta questa tesi: ma deve pur esserci stato nella sua vita di statista un momento, lungo o breve, in cui ha goduto di un generalizzato consenso alla sua politica, da parte sia italiana che straniera; nè si può legittimamente ritenere che fossero tutti idioti quegli italiani (la maggioranza, all'epoca) che negli anni Trenta lo osannarono, mentre invece gli unici depositari della verità siano soltanto quegli avversari politici che, da quando è caduto, ne dannano la memoria.

 

Ogni opinione al riguardo è da rispettare: lo è certamente quella di coloro che lo condannano senza appello, opinione nata e basata sulla Resistenza e sull'antifascismo.  Ma quello che si vorrebbe capire è se la ragione sta tutta dalla loro parte e se proprio farneticassero coloro che, a quel tempo, coglievano anche gli aspetti positivi della politica e delle realizzazioni mussoliniane.  

Qualche merito  - si osa supporre -  deve pur averlo avuto quell’uomo, tanto incensato da noi italiani e tanto apprezzato da larga parte dell’opinione pubblica anche straniera. O è una deduzione troppo azzardata? Sembrerebbe di sì, a giudicare dall’ostile e piazzaiola accoglienza che un folto gruppo di studenti dell’università di Roma riservarono, negli anni ’90 , al professor De Felice  - impedendogli di tenere la lezione e costringendolo ad andarsene -  quando, in recenti pubblicazioni, aveva osato analizzare da storico il ventennio fascista e parlare di “anni del consenso”.

Alla Storia, però, credo non si possa troppo a lungo togliere la parola, e costringerla ad andarsene da un’aula universitaria.

 

Personalmente  - con buona pace di chi è convinto che la Storia è un fossile immutabile e non rivedibile -  stento a credere che fossero solo farneticazioni e sproloqui i giudizi di italiani e stranieri che all'epoca esaltarono Mussolini o che successivamente ne riconobbero e riconoscono anche i meriti, mentre l'unico depositario della Verità sia solo chi, di quel personaggio storico, sentenzia la damnatio memoriae, la condanna della stessa memoria, senza possibilità di appello.

Sinceramente trovo qualche difficoltà a crederlo, anche considerando quanto ha scritto nel 1976 lo storico francese André Brissaud: “La verità non si trova nelle leggende partigiane che colmano la storia. Oggi, essendo sottoposto al ricatto comunista, il mondo intellettuale [italiano] tradisce la Storia e, così facendo, tradisce le generazioni future” .

 

Bisognerebbe capirne di più, saperne di più: al di là dei limiti della storiografia oggi prevalente e del voluto disconoscimento dei fatti, sino ad ora presente un po’ dovunque in radio, televisioni, giornali, e soprattutto testi scolastici.

Capire se quello di Mussolini fu veramente e solo un “bieco ventennio”, e se lui fu veramente e solo “il mostro di Predappio”. 

Solo per saperne di più, per  c a p i r e . Per poter almeno intravedere, con sereno giudizio e senza indottrinamenti di parte, anche l’altra faccia di quella medaglia che si chiama Storia.

"Tratto integralmente dal sito Sala di lettura",  - www.alalba.it

 
 
 

Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 10 Dicembre 2007 da EAGLE3584

Lega nazista

 

Contro gli immigrati ci vorrebbero metodi da SS: lo dice un consigliere comunale di Treviso. Non stiamo esagerando?

 

 
di: Redazione

Contro gli immigrati è inutile la legge del taglione, meglio usare metodi da SS: la pensa così il consigliere comunale leghista Gorgio Bettio, che durante un consiglio comunale a Treviso, riferendo di un litigio condominiale della madre con coinquilini musulmani, ha espresso il suo "illuminato" piano. Il progetto è chiaro e agghiacciante: «Punirne dieci per ogni torto fatto a un nostro cittadino». E ha prevedibilmente scatenato un putiferio politico e morale, anche in Rete.

«Cosa fanno la Magistratura e le Forze dell'Ordine, in questo paese - si chiede Sherif El Sabaie -? Nessuna indagine, nessun arresto, nessun processo, nessun "intervento dovuto", nessuna richiesta di rinvio a giudizio per "istigazione all'odio razziale"». «Cose da pazzi... che vergogna!! E questi politici li paghiamo noi... Quante braccia rubate all'agricoltura!!», aggiunge Roby Merano.

«Tornando all'apocalittica dichiarazione colpirne uno per educarne cento - dice charliebrown01 - o se preferite rappresaglie di stile nazi-fascismo,allora ormai siamo arrivati a toccare il fondo. Questi personaggi dovrebbero essere censurati e non rieletti alle prossime elezioni comunali, altrimenti si diventa correi di tali dichiarazioni». La butta sull'ironia ericotto: «È bello che ci sia gente garbata e compita come Bettio: quando c'è un fuoco acceso, non si trova mai qualcuno con la tanica di benzina», mentre mutandedipiombo titola semplicemente "Senza parole".

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da EAGLE3584

Il Testamento di Mussolini

"Nessuno che sia un vero Italiano, qualunque sia la sua fede politica, disperi nell'avvenire. Le risorse del nostro popolo sono immense. Se saprà trovare un punto di saldatura, recupererà la sua forza prima ancora di qualche vincitore. Per questo punto di fusione io darei la vita anche ora, spontaneamente, qualunque sia purché improntata a vero spirito italiano. Dopo la sconfitta io sarò coperto furiosamente di sputi, ma poi verranno a mondarmi con venerazione. Allora sorriderò, perché il mio popolo sarà in pace con se stesso. Il lavoratore che assolve il dovere sociale senz'altra speranza che un pezzo di pane e la salute della propria famiglia, ripete ogni giorno un atto di eroismo. La gente che lavora è infinitamente superiore a tutti i falsi profeti che pretendono di rappresentarla. I quali profeti hanno buon gioco per l'insensibilità di chi avrebbe il sacrosanto dovere di provvedere.
Per questo sono stato e sono socialista!
L'accusa di incoerenza non ha fondamento. La mia condotta è sempre stata rettilinea nel senso di guardare alla sostanza delle cose e non alla forma. Mi sono adattato socialisticamente alla realtà. Man mano che l'evoluzione della società smentiva molte delle profezie di Marx, il vero socialismo ripiegava dal possibile al probabile. L'unico socialismo attuabile socialisticamente è il corporativismo, punto di confluenza, di equilibrio e di giustizia degli interessi rispetto all'interesse collettivo. La politica è un'arte difficilissima tra le difficili perché lavora la materia inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito degli uomini, che è un'entità assai difficile a definirsi, perché è mutevole.
Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie. Il Fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari e il 25 Luglio al confino non c'erano più di trenta persone. Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della borghesia, si afferma la più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei lavoratori. Tra le cause principali del tracollo del Fascismo io pongo la lotta sorda ed implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nel loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani interessi. Devo dire, per ragioni di giustizia che, il capitale italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro.
L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora. Tutti i dittatori hanno fatto strage dei loro nemici. Io sono il solo passivo; tremila morti contro qualche centinaio. Credo di aver nobilitato la dittatura. Forse l'ho svirilizzata, ma le ho strappato gli strumenti di tortura.
Stalin è seduto sopra una montagna di ossa umane. E' male? Io non mi pento di aver fatto tutto il bene che ho potuto anche agli avversari, anche ai nemici, che complottavano contro la mia vita, sia con l'inviare loro dei sussidi che per la frequenza diventavano degli stipendi, sia strappandoli alla morte.
Ma se domani togliessero la vita ai miei uomini, quale responsabilità avrei assunto salvandoli? Stalin è in piedi e vince, io cado e perdo. La storia si occupa solamente dei vincitori e del volume delle loro conquiste ed il trionfo giustifica tutto. La rivoluzionefrancese è considerata per i suoi risultati, mentre i ghigliottinati sono confinati nella cronaca nera.
Vent'anni di Fascismo nessuno potrà cancellarli dalla storia d'Italia. Non ho nessuna illusione sul mio destino. Non mi processeranno, perché sanno che da accusato diverrei pubblico accusatore. Probabilmente mi uccideranno e poi diranno che mi sono suicidato, vinto dai rimorsi. Chi teme la morte non è mai vissuto, ed io sono vissuto anche troppo. La vita non è che un tratto di congiunzione tra due eternità: il passato ed il futuro.
Finché la mia stella brillò, io bastavo per tutti; ora che si spegne, tutti non basterebbero per me. Io andrò dove il destino mi vorrà, perché ho fatto quello che il destino mi dettò.
I fascisti che rimarranno fedeli ai principi, dovranno essere dei cittadini esemplari. Essi dovranno rispettare le leggi che il popolo vorrà darsi e cooperare lealmente con le autorità legittimamente costituite per aiutarle a rimarginare, nel più breve tempo possibile, le ferite della Patria.
Chi agisce diversamente dimostrerebbe di ritenere la Patria non più Patria quando si è chiamati a servirla dal basso. I fascisti, insomma, dovranno agire per sentimento, non per risentimento. Dal loro contegno dipenderà una più sollecita revisione storica del Fascismo,
perché adesso è notte, ma poi verrà il giorno " .


- Benito Mussolini-

 
 
 

- Testimonianze -

Post n°12 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da EAGLE3584

TESTIMONIANZA DI

Gian Maria Guasti

Potrei parlare di tantissimi fatti dell’epoca, ma voglio citare un solo episodio, quello più importante della mia vita di combattente, quello che ha più contato per me, quello che mi fa sentire tanto ricco nella memoria: il mio incontro e colloquio personale con Benito Mussolini.

Quante menzogne, calunnie e diffamazioni sono state dette e scritte su questa grande figura, per cercare di spegnere la grande fiamma che Lui ha acceso per noi.

Voglio solo ricordare qui alcune citazioni espresse su Mussolini da parte di nemici.

MUSSOLINI E’ L’UNICA FIGURA GIGANTESCA D’EUROPA ( Gordon Lang, arcivescovo di Canterbury).

LE LEGGI DEL DUCE E DEI SUOI FEDELI SONO UNA PIETRA MILIARE NELL’EVOLUZIONE MONDIALE (Anthony Eden, ministro degli esteri britannico).

NON CREDO CHE IN EUROPA VI SIANO UOMINI ECCEZZIONALI COME MUSSOLINI (Stanley Baldwin, Primo ministro inglese).

IL FASCISMO E’ STATO UN ESEMPIO DI ONESTA’ AMMINISTRATIVA (Luigi Einaudi).

Io, come citato nel mio libro Caino e Caino, sono stato ricevuto da Mussolini nel suo studio privato a Salò. Andavo da Lui cn una richiesta di grazia per due condannati a morte. Grazia concessa (voglio ricordare anche che in quei giorni aveva graziato i componenti del C.L.N., Parri e compagni che furono successivamente i suoi persecutori).

Quanta personalità emanava! Gli occhi erano buoni, straordinariamente buoni in un uomo di tanta responsabilità. Io ero già orfano di padre dall’età di 12 anni ed in Lui ho ritrovato lo stesso sguardo paterno ed affettuoso. Credo che nel suo animo albergasse la subconscia gioia  davanti ad un giovanissimo suo fedele.

Avrei dovuto (come indicatomi dal protocollo) chiamarlo “Eccellenza”, ma non me lo permise. Mi si rivolse con molta paternale modestia mettendomi a mio agio e facendomi superare lo stato di soggezione che provavo io, 19 anni, sergente alpino davanti al Duce. Mi aiutò a ritrovare la voce che in quel frangente quasi non mi veniva,e si rivolse a me con tanta bonomia.

La sua voce era pacata, cordiale, piena di umanità e benevolenza.Assunse un tono più energico ed ufficiale quando mi disse: “Sei un ottimo soldato malgrado la tua giovane età, così mi dicono le tue note personali; continua così e fa’ in modo di essere sempre un fulgido esempio per i tuoi camerati. Sursum corda!”.

Poche parole che sono entrate in me come scolpite. Sono rimaste nella mia mente come un comandamento ed un testamento.

Ancora oggi le sento come allora, con lo stesso tono, e sono per me il ricordo e gli attimi più grandi della mia gioventù. Sono stato gratificato dal destino e vorrei poter trasmettere a tutti i giovani di ogni tempo la stessa gioia e volontà. 

 

Lo faccio ora con voi. Concedetemi l’alto privilegio di farmi portavoce del nostro Duce.

Era veramente un grande uomo. 

La sua morte ed il supplizio subito l’ hanno reso martire ed ingigantito la fede che ci ha trasmesso. 

Ogni e qualsiasi negatività, comune a tutti gli esseri umani, non scalfisce la grandezza di quanto fatto positivamente per l’Italia, per gli italiani e per i posteri che un giorno, sicuramente, ne seguiranno i dettami.

Ho iniziato questa mia testimonianza citando il personaggio Benito Mussolini perché non si può parlare della R.S.I senza ricordare l’uomo che rappresenta quell’epoca.

Mussolini è venuto dal popolo, è vissuto per il popolo ed è morto per il popolo. Posseggo un medaglione di bronzo che risale agli anni Trenta, dove attorno alla sua effige sta inciso: “LA PAROLA D’ORDINE E’ UNA SOLA: ANDARE INCONTRO AL POPOLO”. Le sue idee, la sua fede e gli ideali che ci ha trasmesso sono oramai una pietra miliare della Storia.

Quanto hanno pesato questi ideali nella nostra scelta di allora? Moltissimo, anzi direi in assoluto. I giovani del mio tempo che hanno avuto la fortuna di nascere in quell’epoca eroica e luminosa non potevano fare altra scelta. Coloro che hanno fatto una scelta diversa hanno dimostrato la loro indole con atti talmente vergognosi che persino gli stessi loro alleati li hanno stigmatizzati.

Molte espressioni sono state usate per giustificare la nostra scelta. “Patriottismo”, “Amore per l’Italia”, “Difesa del suolo nazionale” e tante altre.E’ vero, tutti questi motivi sono validi, ma chi ha trasmesso la fede, gli ideali, la speranza in una nuova civiltà e l’amore per la Patria si chiama Mussolini.Questi valori sono serviti a richiamare, sotto una gloriosa bandiera, il più grande esercito di volontari di tutta la Storia.

Io sono nato nel 1925. A scuola, nelle elementari prima e nelle superiori dopo, ho avuto modo di conoscere ed apprezzare quella dottrina e quella disciplina che hanno plasmato il mio essere e dato luce alla mia mente.

Si potrebbe obbiettare che sono stato plagiato e per questo sono quello che sono. Ciò sarebbe vero se gli avvenimenti poi mi avessero fatto ricredere o avessero comunque dimostrato, rispetto alla scelta di prima, la validità del “dopo”. Invece, proprio per aver avuto modo di conoscere il “dopo”, la scelta è rimasta quella di prima; anzi, la vergognosa politica e le persone che l’ hanno rappresentata,me l’ hanno ulteriormente rafforzata. 

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 30 Novembre 2007 da EAGLE3584
Foto di EAGLE3584

Se ieri 29/11/2007 avete seguito l'ultima puntata di "Il capo dei capi" al formidabile Giovanni Falcone gli viene chiesto "come mai i politici si servono della Mafia"... lui risponde "che è la Mafia a servirsi dei politici"...

Ma oggi come siamo combinati?

I politici e la Mafia ... due cose nettamente separate oppure ...

Ai tempi del Duce le cose erano nettamente diverse... che ne dite... i miei nonni mi dicevano che si viveva meglio quando si viveva peggio...

 
 
 
 
 

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