Mettere il detersivo è stato semplice: un po' nel taschino di ogni camicia e via. La parte difficile è stata capire se occorreva muovere qualche tasto e, soprattutto, dove si avviava il ciclo.
Ho optato per non muovere nulla, perché squadra vincente non si cambia e i tasti così li ha impostati lei. Per avviare non è stato tutto sommato un problema: lampeggiava una lucina, ho premuto il tasto vicino ed è andata. Anche il numero sul display, ho capito, è un conteggio alla rovescia, il tempo che manca alla fine. Mi sfuggono naturalmente i dettagli di quello che si è svolto, del lavaggio insomma.
L'immagine riporta solo una piccola parte della console di comando dell'aggeggio. Il resto, la parte che non si vede, è anche peggio. Certo, il manuale d'istruzione. L'ho cercato ma non so dov'è, evidentemente a lei non serve, le è tutto chiaro. Ed è qui che mi è scattata la gelosia.
Perché dietro quest'aggeggio c'è un ingegnere. Novanta su cento è un maschio. Progetta aggeggi che lei, non solo non ritiene noiosi solo a vederli, tipo i computer per esempio, ma li capisce, li manovra, ne apprezza la flessibilità e via discorrendo.
Ci sta pure che se lui l'invitasse a cena la conversazione sarebbe brillante: cicli delicati, colori, ma la centrifuga come avete capito che era meglio tot giri? Ma che bravo, sa che i panni non escono per nulla spiegazzati dai suoi cicli?
Assolutamente odioso.
La cosa ha fatto riaffiorare un ricordo di tanti anni fa. Vale era alla scuola meterna, quando mi chiese cosa facessi per lavoro. «Il tuo papà progetta computer» - detto con grande soddisfazione. Mi guardò perplessa: per fare quelle scatole grigie, deve aver pensato, non è che ci voglia un genio.
Un giorno la classe andò in gita d'istruzione alla stazione. Il papà di Giuseppe, compagno di classe di Vale e all'epoca capostazione, si esibì in numeri strabilianti: con l'utilizzo di una semplice paletta fermò un po' di treni e poi ne consentì la ripartenza. Il tutto tra "ohhhhhh" di ammirazione dei bambini.
Uscii naturalmente distrutto dal confronto, noi alla stazione dovevamo arrivare puntuali, io la paletta magica non ce l'avevo.
Per anni, incrociando il papà di Giuseppe ho esibito un sorriso tiratissimo, mani in tasca per evitare l'impulso di mettergliele addosso. Poi, col tempo, è passata. Quasi.
Devo trovare dove progettano lavatrici, o meglio quella lavatrice.
Buon giovedì.
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il 17/01/2023 alle 18:30
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