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29 febbraio 1860, nasce Herman Hollerith

Post n°1799 pubblicato il 28 Febbraio 2014 da tanksgodisfriday
 

Il

  nome di Herman Hollerith suonerà sicuramente familiare agli informatici di una certa età; per intendersi, a quelli che, come me, quando hanno cominciato erano solo vagamente consapevoli di entrare in un nuovo mondo.

In quel tempo, al momento di scrivere un Programma per il Calcolatore (non era ancora un computer o un server), si cominciava preparando un Diagramma di flusso (non era ancora un flow-chart) con carta e matita. Si proseguiva con gli stessi attrezzi a scrivere in Fortran le istruzioni (più tardi le avrei chiamate code lines). Poi ci si sedeva alla macchina perforatrice, per tradurre le istruzioni in schede perforate

Successivamente si depositava il pacchetto di schede in un vassoio all'entrata del Centro di calcolo e si attendeva per un congruo numero di ore di ritrovare in un secondo vassoio il tabulato prodotto dal programma e il pacchetto di schede.
Sembra sia passata un'eternità.

Le schede perforate hanno popolato per anni i miei incubi peggiori, grazie alla quantità di prova-riprova di programmi in quell'inverno-primavera del 1976, in cui completai la tesi di laurea.
Il centro di Calcolo era quello di Fuorigrotta a Napoli, ospitato nel parco di Edenlandia. Ricordo che bisognava prestare estrema attenzione a non sbagliare cancello di entrata.
Hollerith, Herman per gli amici, era il nome indissolubilmente legato alle schede perforate, per esserne stato l'inventore, molti, ma molti anni prima.

Correva il 1880 e negli Stati Uniti si preparava il Censimento decennale. È infatti dal 1790 che, ogni dieci anni, negli US se ne fa uno. I dettagli sono resi pubblici solo 72 anni dopo, per motivi di privacy. Oggi, ad esempio, si possono leggere i dettagli fino al censimento del 1940.
Il nostro Herman, appena ventenne, viene arruolato come statistico. Anche se fresco diplomato, ha una buona esperienza di meccanica, e si rende subito conto che velocizzare l'operazione di memorizzazione e conteggio dei dati raccolti porta a porta sarebbe di enorme valore economico, consentendo di tagliare costi umani e tempi di esecuzione: l'analisi dei dati del 1880 finirà nel 1885, per farsi un'idea.
Il prossimo censimento è nel 1890, quindi il nostro Herman si mette all'opera.

L'ispirazione gli è stata fornita dal suo mentore all'Ufficio Statistico, John Shaw Billings, che gli procura anche un'altra ispirazione, tramite sua figlia Kate Sherman Billings.
Ma se con Kate non caverà un ragno dal buco, nonostante tenti di far colpo in tutti i modi, l'altra ispirazione si rivela vincente.
Agli inizi del secolo, il francese Joseph Marie Jacquard ha inventato un nuovo tipo di telaio per la tessitura, che è in realtà un vero calcolatore meccanico, concettualmente in anticipo di un paio di secoli. Il "programma", cioè le istruzioni di tessitura, sono memorizzate in un nastro perforato che viene "letto" mentre scorre, così guidando l'azione del telaio. 

Ecco l'ispirazione suggerita dal dott. Billings: memorizzare un'informazione nella presenza o assenza di un buco.

C'è però un altro passo fondamentale da compiere. Le informazioni sarebbero memorizzate, l'una dopo l'altra, in un nastro abbastanza lungo. Se devo correggere un'informazione dopo che l'ho perforata, ne viene fuori un pasticcio, devo buttar via tutto il nastro.
Se, invece, abbandonassi il nastro e adoperassi una scheda per ogni elemento da memorizzare, una per ogni persona censita, il problema sarebbe risolto. Senza contare che schede singole possono essere anche raggruppate facilmente secondo determinati criteri, ulteriormente semplificandone l'analisi.
Lo spunto pare che gli nasca in treno, quando un giorno si trova a guardare con attenzione il biglietto che ha tra le mani, appena perforato dal controllore.

Herman Hollerith sviluppa l'idea: ci fa una tesi di laurea e un prototipo per la gara che dovrà scegliere nuove tecnologie per il censimento del 1990.
La prova consiste nel trascrivere e tabulare un campione di dati di 10.491 abitanti di St Louis, presi dal censimento precedente.
Si presentano in tre: William C. Hunt, che propone la trascrizione con colori differenti delle varie informazioni; Charles F. Pidgin, con delle schede di colori diversi, per poter identificare rapidamente il tipo di informazione cercato; il nostro Herman, con le schede perforate a lettura elettrica, e una macchina tabulatrice per poter contare le schede con una certa caratteristica comune.
Stravince Herman, il suo sistema consentirà di estrarre più informazioni in un tempo molto inferiore.

Una volta affermata la sua idea, Herman (che nel frattempo ha sposato Lucia Beverly Talcott, da cui avrà sei figli: Lucia, Nannie, Virginia, Herman, Richard, e Charles) fonda nel 1896 la Tabulating Machine Company, un'azienda per la produzione di macchine per la tabulazione di dati.
Più tardi, nel 1911, la TMC si fonde con altre due società: la Computing Scale Company e la International Time Recording Company. Dalla fusione nasce la Computing Tabulating Recording.
Ancora tre anni e in azienda arriva un nuovo General Manager, Thomas Watson, che in una decina d'anni porta la società all'eccellenza. Nel 1924 la CTR cambia nome e diventa la International Business Machines Corporation, meglio nota come IBM.

Tutto fondato su dei buchi, verrebbe da dire.

Buon venerdì.

[Tutti i post su compleanni.]

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Commenti al Post:
L.occhio.che.spia
L.occhio.che.spia il 28/02/14 alle 09:42 via WEB
T.G.I.F........TNX GOD IS FRIDAY......che bei ricordi....londra.......
 
 
tanksgodisfriday
tanksgodisfriday il 03/03/14 alle 09:50 via WEB
Per me California, inizi anni 80 :-)
 
belf9
belf9 il 01/03/14 alle 22:16 via WEB
Bellissima questa piccola storia degli albori dell'informatica! :-) Al quinto anno di superiori (Istituto tecnico commerciale) la scuola ci mandò in visita al centro Elettronico del Banco di Napoli. Gli impiegati che perforavano le schede mi davano un'idea di modernità e tutti quelli che vi lavoravano apparivano ai miei occhi come dei semidei.
Quando iniziai a lavorare, nel 1968, in azienda c'era un grosso calcolatore. Si chiamava 1004, mangiava schede perforate e i programmi stavano su grossi telai metallici.
Definivo l'addetto “homo electronicus” e in quella sala faceva sempre freddo perché bisognava mantenere il calcolatore ad una certa temperatura.
La contabilità la facevamo con le macchine audit che stampavano i dati di input su degli enormi fogli di carta e producevano bande perforate per la successiva elaborazione. Avevo imparato la codifica dei numeri sulla banda per cui, quando questa si spezzava, potevo riconoscere il punto dal quale ripartire con la scrittura.
Beh, abbiamo ricordato un poco di informatica degli inizi.
Buona serata! :-)))
 
 
tanksgodisfriday
tanksgodisfriday il 03/03/14 alle 09:54 via WEB
Mi hai fatto ricordare una particolare stampante Olivetti, non ricordo la sigla.
Un rullo ruotava a contatto del tabulato. Per ogni posizione dei caratteri di una riga (credo fossero 132), quando il rullo passava con il carattere giusto, un martelletto imprimeva la stampa.
Quando c'era da stampare una riga di caratteri uguali (es.: una riga di "...."), tutti i martelletti agivano all'unisono, e la stampante si muoveva letteralmente :-)
 
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