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La novità, sempre che riesca a diventare un prodotto, arriverà dalle Hawaii: codici a barre ad alta densità, capaci di immagazzinare fino a 8.000 bytes di informazioni. Otto kilobyte.
Nell'era del Mega (non è una parolaccia), del Giga e del Tera, il Kilobyte potrebbe far ridere, però in 8 kilobyte ci stanno dieci secondi di voce con qualità decente; siamo al livello della qualità telefonica, si riconosce benissimo la voce di chi parla.
E per stampare un codice a barre servono tre semplici cose: della carta, una stampante e il programma giusto, il software.

A sviluppare il software è la Labels That Talk (etichette che parlano) di Kailua, Hawaii. Il fondatore, Ken Berkun, racconta come gli è venuta l'idea: ha una figlia e degli album di foto.
Anch'io ho una figlia e degli album di foto, ma non mi era venuta nemmeno l'idea di metterci un'etichetta scritta all'esterno per riconoscere l'album. In genere si prende la scatola, si tirano fuori gli album e ci si ricorda dalle prime foto che spuntano: «Parigi! ti ricordi?», oppure: «Qui aveva tre anni, quindi è l'83, e sembra Viverone, al lago!».
Un po' di ricordi sono anche su diapositive. Pessima scelta, il proiettore è finito in cantina in una delle periodiche risistemate agli scaffali e così le diapo ce le siamo dimenticate.

Ma torniamo ai codici a barre che parlano. Naturalmente le applicazioni sono potenzialmente infinite: etichette parlanti da applicare a medicinali, libri, o da appendere al frigo: «Amore, o compri l'acqua o stasera si va a champagne».

Basterà avere computer, stampante e un lettore di codice a barre, "parlante". News.com parla di un "cheap handheld scanner", un lettore portatile economico, o anche di un cellulare con lettore integrato.
Immagino che di lettori economici ce ne siano già sul mercato. Ne ho visto uno all'ultimo SMAU, adesso posso parlarne. Mi sono fermato nello stand di una ditta che esponeva un sistema di etichettatura per prodotti da scaffale. L'etichetta è in realtà un dispositivo elettronico dotato di un mini-display a cristalli liquidi e di un'interfaccia WiFi. Per l'operatore del supermercato è previsto invece un lettore di codici a barre, dotato anche lui di interfaccia WiFi.

Come funziona? Semplice: l'operatore si sposta lungo gli scaffali, si ferma. Legge col dispositivo che ha in mano il codice a barre di un, mettiamo, barattolo di marmellata e quello dell'etichetta sistemata sul bordo del ripiano appena sotto i barattoli. Invia le due informazioni al computer centrale, che rimanda direttamente all'etichetta le informazioni da mostrare sul display: prodotto, marca, costo in euro, costo in lire, peso della confezione.
La fanciulla allo stand mi fece notare quanto sia semplice, con questo sistema, lanciare promozioni senza mandare nessuno in giro a mettere cartellini, basta inviare il costo scontato e far lampeggiare qualcosa sul dispaly.

«Giusto - osservo - ma se poi mentre arrivo alle casse decidono di fermare la promozione?».
Rimane interdetta per un momento, poi mi guarda con un'espressione come per dire: «Ma te li sei già fatti tutti, gli stand? Ah no? E allora vai, vai ...».

Devo smettere di fare domande.
Buon giovedì.

[Immagine dal sito barcode.it]