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Cineforum (2)

Post n°414 pubblicato il 29 Marzo 2007 da tanksgodisfriday
 

Le couperet.
È quel coltellaccio da cucina in cui il manico si prolunga sul dorso fino alla fine della lama. Ed è anche una delle armi con cui Bruno Davert, il protagonista, si prepara il rientro nel mondo del lavoro.
La vicenda si svolge in quell'angolo della Francia vicino a Belgio. Lui, Devert, è un ingegnere chimico specializzato nella produzione della carta e perde il posto di lavoro a seguito di una fusione tra due aziende e della successiva "cura dimagrante" al personale.
Dopo tre anni di vana attesa di una nuova collocazione, decide di prendere l'iniziativa: individua un posto che gli andrebbe bene, i candidati che potrebbero dargli fastidio nella corsa a quel posto e li fa fuori uno a uno. Anzi, risparmia un poveretto che ritiene tutto sommato inoffensivo, e che, suicida, finirà per essere incolpato dei suoi delitti. Per ultimo rende disponibile il posto agognato, facendone fuori l'attuale detentore. Prima che sia il gas a liberargli il posto, ci prova, appunto, con un couperet.

Giocato sul filo dello humor è però una finestra su un mondo zeppo di personaggi negativi.
Naturalmente lui, Davert, che pone il lavoro al centro di tutto, arrivando ad uccidere per riaverne uno. Poi il figlio, adolescente ladruncolo, la figlia, che si intuisce non confortata da un gran senso morale. La cosa terribile è l'assoluta normalità esteriore da ceto medio in cui si muovono questi personaggi. Fa eccezione la moglie, che provvede a mantere la famiglia con lavori precari, ama la banda di delinquenti che ha intorno e, della tragedia umana che la circonda, coglie solo quello che è evidente.
Sullo sfondo una polizia assolutamente inefficiente che arriva a metterlo in guardia dal killer in circolazione, e poi l'aggressiva pubblicità che campeggia per strada, con corpi femminili ossessivamente proposti alla ribalta.

Una bocciatura.
Questa è la sensazione con cui esci dal cinema, ti senti bocciato su tutto il fronte. Perché passi in rassegna nell'ordine, le seguenti considerazioni.

1. E se succedesse a me? Saprei rassegnarmi ad una ricerca normale? O darei i numeri anch'io, magari approfittando dell'occasione per far fuori un po' di personaggi che mi angosciano la vita?

2. Il lavoro. È al centro anche della mia vita, poco da fare. Non so quando è cominciata, probabilmente il primo giorno, comunque adesso conta troppo, a danno delle altre cose che dovrebbero avere il loro spazio. Deve essere questo che poi provoca il disorientamento quando si va in pensione. Per chi riuscirà ad andarci.

3. La società. Siamo noi, tutti normali in apparenza, tutti mostri all'occasione? Speriamo di no, ma il dubbio si è insinuato. O forse era già lì, latente.

4. Ma perché cacchio ho ceduto a scegliere questo circuito di cineforum e non l'altro, bello zeppo di film di cassetta, che poi mi costava pure meno? E perché lei invece mi guardava con quell'aria di tranquilla consapevolezza, come per dire: «Medita, medita»?

Carissimo R., ieri sera non hai voluto commentare, hai detto che attendevi il mio post. Ho fatto la mia parte.

Buon giovedì.

Nell'immagine: una scena dal film, titolo in italiano: Cacciatore di teste.

 
Rispondi al commento:
mara2003
mara2003 il 29/03/07 alle 06:56 via WEB
a me è piaciuto molto...c'è qualcosa che in me non va?
buon quasi fine settimana...
 
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