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Pensiero pomridiano

Post n°5 pubblicato il 25 Giugno 2008 da elbablogg
 

Alla fine il sindaco Iervolino ha deciso, per il termovalorizzatore di città è stata scelta l'area di Agnano, a tre passi dalle terme e dall'ippodromo, su suoli super sismici fra le fumarole del vulcano Solfatara.

Una scelta che desta mille perplessità. Non sto quì a menarla con le storie che il termovalorizzatore nuoce alla salute dei cittadini, so bene che se l'impianto è ben fatto e ben gestito, le emissioni sono trascurabili. Ben altri e ben più ricorrenti sono i rischi e gli attentati alla salute ed all'incolumità con i quali deve quotidianamente misurarsi il cittadino napoletano. Nè ignoro che un termovalorizzatore di città sia, nella nostra disgraziatissima condizione del ciclo rifiuti, una necessità, o almeno una importante opportunità.

Il punto è questa decisione a sorpresa, assunta, dichiara il sindaco, "per equità", di collocare l'impianto fra Agnano, Bagnoli e Pozzuoli, in un'area a vocazione turistica, sportiva e termale, e per di più ad alto rischio sismico per la presenza del vulcano attivo della Solfatara che, con le sue quotidiane emissioni sulfuree, e il non troppo remoto fenomeno del bradisismo, da segno della sua incombente presenza. Per non dire che l'unica via praticabile di accesso al sito è il piccolo svincolo della tangenziale di Agnano, che già normalmente è intasato dalle auto nelle ore di punta, e figuriamoci cosa potrebbe accadere con i mezzi pesanti avanti-indrè.

Logica  e pratica di buon governo avrebero imposto, o quanto meno suggerito, altre opzioni all'interno del territorio comunale. L'area orientale fra Barra, San Giovanni e Via Argine, da sempre a vocazione industriale, presentava indubitabili vantaggi; intanto era ragionevole collocare, nell'ambito della bonifica dei suoli industriali fra l'Ansaldo e le raffinerie, essendoci anche i suoli disponibili, un impianto industriale quale il termovalorizzatore è; vi è inoltre l'immediata contiguità con tutte le autostrade, e una buona disponibilità di svincoli, nati e concepiti per l'infrastrutturazione industriale; vi sono pochisimi insediamenti abitativi. Pareva, quindi, la scelta più logica, per accogliere, all'interno della congestionata area urbana di Napoli, un impianto di tal guisa.  E invece no.

Si è peferita una logica dei pesi e degli equilibri geografici, una presunta equità nell'individuazione dei siti per la gestione e lo smaltimento ei rifiuti, che mi lascia sbalordito. E che significa? Che senso ha proporre, a un chilometro dai luoghi che il sindaco tre anni fa aveva candidato per la Coppa America di vela,  un impianto di combustione dei rifiuti? E, se la logica perversa fosse questa, allora perchè non Capri, o Amalfi, o Positano? Perchè non fanno parte di Napoli? E allora perchè non Posillipo? Suvvia, sono scelte assurde di una classe dirigente cittadina che non conosce limiti al senso del ridicolo, e che sprofonda settimana dopo settimana nella voragine delle propria inettitudine ed aprossimazione.

Detto questo, però, voglio essere chiaro. La scelta spetta alle istituzioni, alle quali, in termini generali e anche in termini personali, vano riferite le responabilità e le ricadute delle scelte medesime. In altri termini, sono mille miglia lontano dall'idea di sommossa e di mobilitazione furiosa che scatta ad orologeria ogni qual volta si identifica un sito. Non mi passa nemmeno per la testa l'idea di partecipare a manifestazioni, blocchi, lanci di pietre o di ortaggi che siano, perchè è troppo comodo, troppo egoista, e anche un po' nimby. No, una volta che l'autorità pubblica decide, è giusto che si assuma le responabilità delle proprie decisioni e le ponga in essere. Come è giusto che i cittadini esprimano, nelle forme che la legge considera legittime, ed eclusivamente attraverso quelle, le proprie capacità di dissenso e di proposta.

Dopo due mesi, la provincia e i quartieri periferici di Napoli aspettano ancora di vedere  il pattume solo all'interno dei cassonetti. E' peggio adesso che sotto Prodi, questo va detto. Il ciclo rifuti va chiuso, anche attraverso il ricorso a scelte impopolari, è l'emergenza che le impone. Che almeno le si spieghino e le si motivino in maniera meno pretestuosa e imbarazzante. Poi vadano avanti. Il cittadino esprimerà, col voto, a tempo e a luogo, il gradimento o il mancato gradimento di queste scelte. Bertolaso non lo si deve eleggere, il sindaco di Napoli, sì.

 
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