Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« WITCHED RAIN

Ognuno ama come sa

Premessa

In quest'estate olimpica e parigina, sotto un cielo che non accenna ad ammorbidire i conflitti bellici in zone già da tempo devastate da stragi, rovine e lutti - e che, anche nella mia vita ha segnato una perdita ed un momento complicato - mi appresto a scrivere un post che nasce dal commento di un utente - rteo - che ringrazio, perché mi ha dato già altre volte agganci e più di un pretesto per sviluppare anche qui un mio pensiero.



Genitori e figli

Tutto ha inizio con il fatto che nel suo commento ha scritto che per lui i figli sono la sostanza e la continuazione dei loro genitori e che da loro sono anche indistintamente amati, ed infine, che i padri e le madri sono sovente incompresi. Io sono in disaccordo con le prime due cose e parzialmente d'accordo con la terza.

Parto subito dall'ultima e dico, semplicemente, che è vero che, talvolta - anche solo per una questione di diversità contestuale, anagrafica, oltre che individuale - i figli possono non capire i genitori, ma è altrettanto vero che è una cosa reciproca e, allo stesso modo, non tutti i genitori capiscono i propri figli. Non tutte le figlie vivono il complesso di Elettra (o se lo vivono, non le tocca allo stesso modo) come non tutti i figli maschi quello di Edipo.

Nel mio caso, ad esempio, ho capito mia madre e le sue scelte al punto tale di averla io stessa rassicurata sui suoi "errori". Ma probabilmente è stata lei a non essersi mai perdonata e, di conseguenza, non è riuscita mai nemmeno a perdonare gli altri.

Ed arriviamo al punto scomodo e dolente che gli esseri umani vogliono rimuovere energicamente, pur essendo una realtà sotto gli occhi di tutti e violentemente lampante ad ogni coscienza, e cioè che non tutti i genitori amano i propri figli.

E non mi riferisco solo ai casi più scellerati ed estremi - perché si sa, la storia ce lo racconta e la vita lo dimostra con estrema e meticolosa precisione, che molti genitori compiono azioni terribili sui figli - ma anche soltanto a quegli individui che, molto semplicemente, non sono capaci di amare secondo le più comuni aspettative, vale a dire nel modo in cui ci si aspetterebbe da un padre e da una madre.

E questo perché non ci si ricorda mai che i genitori sono, prima di ogni altra cosa, persone e non già entità distinte dagli altri esseri umani ed ogni persona ama - o non ama - a seconda di ciò che è nelle sue possibilità. Non di più e non diversamente.

Ed è una verità risaputa e vecchia quanto il mondo quella che ci mostra che non è affatto sufficiente generare biologicamente un figlio per diventare immediatamente un genitore. La genitorialità richiede impegno, affetto, comprensione ed un apprendimento continuo. E per quanto ci siano mille e uno motivi per i quali un genitore potrebbe (anche comprensibilmente!) non essere in grado di amare o curare adeguatamente il proprio figlio - motivi che spaziano dai traumi infantili ai disturbi psicologici o alle difficili e disagiate condizioni socio-economiche, fino alla mancanza di modelli positivi e di competenze necessarie - va, però, anche ammesso che non è neppure scontato che sia innato questo amore. Perchè se così fosse, e se realmente bastasse concepire per potersi trasfigurare all'istante in un genitore amorevole, non ci sarebbero abbandoni, maltrattamenti, abusi ed omicidi. E nemmeno aborti e adozioni.

Se fosse tutto così meccanicamente predisposto, non sarebbero mai esistite le persone che hanno compiuto azioni terribili sui figli, ma neppure esisterebbero e sarebbero esistiti coloro che, molto semplicemente, non sono in grado di fare i genitori. E non si sentono di farlo. Perché non tutti sono padri e madri, pur avendo un figlio.

 

E sul fatto che un figlio sia la sostanza di chi l'ha concepito che prosegue nel tempo, che dire...?

E' chiaro che i genitori contribuiscano geneticamente e che influenzino (parzialmente) il contesto iniziale in cui un individuo viene al mondo, ma ogni persona, in seguito, sviluppa la propria identità attraverso un'indole soggettiva e attraverso le proprie personalissime scelte ed esperienze e, non ultimo, in virtù delle influenze esterne. Esperienze di vita e crisi evolutive, difatti, formano l'identità di un individuo che, a sua volta, è poi libero di creare il proprio significato e il proprio personale destino al di là delle influenze iniziali. Ognuno di noi è unico anche nella possibilità di trascendere liberamente le proprie origini.

E, aggiungo, per fortuna...

O non ci sarebbero "riscatti evolutivi" e saremmo tutti mere clonazioni

di chi è venuto al mondo prima di noi.

 

 

P.S. QUI DI SEGUITO, A GRANDE RICHIESTA DA PARTE DEI FANS

DEL BRANO DI KOROV_EV, LA TRADUZIONE DELL'AUTORE:

 

"Sono nata in una brezza d'acciaio ed una falce di luna era la mia cintura,

 Sono nata in una brezza d'acciaio e nessuno può indovinare ciò che ho provato,

Come una lacrima di pioggia, ho cavalcato questo vento fino a terra,

  Così sono cresciuta in un luogo desolato dove le pietre erano gli unici fiori ruvidi.

Sì, nel mezzo del nulla,

Senza sorelle, senza amici e senza fratelli

E non ero nulla di più che un piccolo granello di sabbia

Tutto ciò che avevo dalla mia parte era solo il mio cervello.

Una volta avevo una mamma,

Era così profumata, così dolce e così spaventata

Oh, un tempo avevo una mamma

Lei mi chiese vuoi essere il mio uccellino?

Così le dissi, madre, tienimi accanto, veglia sui miei sogni

e cantami una ninna nanna

E così il tempo passa confondendo la tua dolce mente traballante.

  Sì, il tempo passa soffiando su di me il profumo di quei giorni:

Cani di legno, magliette da panda, mani gelide...

Ora tu hai bisogno del mio amore e io resterò.

Sono proprio come una pioggia stregata.

  E spargo le mie lacrime sull'inferno dei viventi.

  Sì, una pioggia stregata

Che scava le pietre, percuote le campane sacre.

Perché tu sai che sei mia madre.

Finché rimarrò in piedi, nessuno di noi morirà...

Non in questo modo!"

 

Ancora grazie, Korov!

 

 

 

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Commenti al Post:
misteropagano
misteropagano il 08/08/24 alle 07:49 via WEB
Intanto bentornata dopoIrene in forma evolutiva . Cogliendo con massima sintesi - è ciò che so far meglio - questo Ognuno ama come sa.
Il genitore, un generatore sa forse cosa sta generando? S i, C'è una visione nell'a s p e t t a t i v a eppiù dovrà amare il generato anche senza comprenderlo , se diverso da sé. Tento di pacificare i punti del corpo centrale nel testo, che efficacemente sollevano da ogni fallacia. S i s a è l'alimentarle che crea confusione. Q u i, senza dubbio, si ama come si sa. E se giustifica un genitore, arriva a dar comprensione a chiunque. Ma per il mondo fuori dalle nostre pance, chiedo altresì quel fremito evolutivo, che sai mi piace molto. br>Ciao Ellenina Deinauta d'OliMPo:*
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 14:17 via WEB
Grazie misti, efficacemente sintetica e sempre puntuale ;-) Hai ragione, la questione sta tutta lì...Ora volo di là...
 
misteropagano
misteropagano il 08/08/24 alle 08:19 via WEB
[In definitiva, noi possiamo essere Machina automam quae omni generis cibum menti exibheat]<3
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 14:18 via WEB
Ah, però... adesso siamo direttamente al latino...;-))
 
rteo1
rteo1 il 08/08/24 alle 17:32 via WEB
Essere chiamato in causa mi carica di gravi responsabilità. Non mi sottrarrò però al "dovere" di "rendere conto" di quanto già detto, con ulteriori precisazioni, anche alla luce di quanto ho letto. E comunque ringrazio per avermi sospinto ad interrogare me stesso, per verificare, anzitutto, la bontà del mio pensiero. Già ebbi a dire che questo blog di ElettrikaPsiche è l'unico, o, se si vuole,tra i pochi, a trattare temi di una profondità abissale, con competenza e sincerità intellettuale. Mi soffermo, per ora, sulla seguente conclusione del post: "Ognuno di noi è unico anche nella possibilità di trascendere liberamente le proprie origini. E, aggiungo, per fortuna... O non ci sarebbero "riscatti evolutivi" e saremmo tutti mere clonazioni di chi è venuto al mondo prima di noi". Per verificare quanto "ognuno di noi è unico" bisogna, anzitutto, considerare il dato del DNA. Da quest'ultimo, infatti, si è in grado di risalire ai "genitori". Quindi, il dato biologico, naturale, che "lega" e "collega" l'essere "unico" con "altri" (i genitori e loro progenitori). Da altri, perciò, deriva "l'unico", ma con un codice genetico antico di milioni di anni. Nessuna clonazione, quindi, potrà mai esserci, quando a "generare" sono i codici di entrambi i "genitori". Ognuno, perciò, è "duale" nella sua unicità, e solo così potrà perpetuare il Destino. Purtroppo spesso accade che la "natura" sia confusa, o venga persino sostituita, col convenzionale, dal sociale, e così si parla di "riscatti evolutivi". Anzitutto la parte evolutiva è già insita nel fatto stesso di "esserci", ora e qui. E non per meriti propri ma dei "genitori", che a loro volta hanno ereditato il patrimonio evolutivo. Il "riscatto", invece, rileva sul piano sociale, convenzionale, a cui si può anche attribuire importanza "evolutiva" ma bisogna interpretare bene l'evoluzione, perchè può essere anche "involuzione": Sul piano culturale (e anche delle civiltà umane) si ritiene che ci si "evolva" dal momento che si accresca il proprio bagaglio culturale, patrimoniale, ecc.. Ebbene, spesso è proprio questo tipo di "evoluzione" sociale a determinare la "fine" del singolo, o della sua stirpe, perchè la scelta della strada socio-culturale è poco compatibile con quella "evolutiva" in senso stretto. Trattasi, perciò, di una sublimazione: il trasferimento del piacere nella cultura, l'amore per questa, e anche per il proprio Io, contro "l'amore per la vita degli altri" verso cui sospinge, invece, la "vita". In questa dinamica va inserita, perciò, l'idea di "trascendere le proprie origini", che a ben riflettere attiene soltanto alla c.d. "scala sociale". Un bluff, e nulla più. Circa, poi, l'affermazione che "non tutti i genitori amano i propri figli posso invece dire che "tutti i genitori amano a modo loro i propri figli". Quindi, non esiste un unico modo. Esiste, però, una base comunque a tutti: l'odio per i propri figli. Ricambiata, ovviamente, seppur inconsapevolmente. Sensi di colpa ? A volte si. Ma tutto sbagliato. E' in fondo la natura che crea questa conflittualità interna e esterna ad ogni essere umano. La volontà di perpetuarsi della specie confligge con il desiderio dell'Io di vivere nel piacere. Invece la genitorialità dà sofferenza, limitazioni. Così Amore e Odio convivono e si alternano nella loro manifestazione. E questa conflittualità è maggiormente acuta, tragica, nella donna, che per nove mesi è "costretta" a portarsi in grembo il frutto di un breve piacere. L'uomo, invece, per quanto partecipe, è sempre distante mille figlia dal vivere direttamente la sofferenza della gravidanza. Mi viene, perciò, da dire: Le Donne, le uniche vere eroine della storia, che potranno anche cambiarla, se vorranno. Va, perciò, perdonato loro qualsiasi "errore" nella manifestazione di affetto, di amore verso i figli/e perchè esse sono le uniche vere vittime e protagonista della tragedia umana e della vita. (Per ora mi fermo qui...).
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 15:49 via WEB
Intanto grazie per l'intervento e per le parole che hai scritto. Ora cercherò di chiarire meglio cosa intendevo nel risponderti. Li suddivido in punti in modo da non perdere questioni per strada: 1. Ciò che tu evidenzi è il legame biologico e genetico tra un figlio e i suoi genitori, ed ovviamente ogni individuo è unico proprio perché è il risultato della combinazione del DNA di entrambi i genitori, ma quello che intendevo dire con il termine "clonazione" (adottato non in senso letterale) è che un figlio, pur essendo un prodotto 'duale', non è mai una "copia" di uno dei due genitori o di entrambi, ma piuttosto una combinazione unica e irripetibile delle loro caratteristiche genetiche. La variabilità genetica introdotta dalla mescolanza dei geni paterni e materni, naturalmente, dimostra che il figlio ha un patrimonio genetico che contiene elementi di entrambi, ma li contiene in una combinazione che non è mai stata vista prima e che non sarà mai ripetuta in modo identico. In altre parole, anche se possiamo rintracciare il lignaggio genetico di una persona attraverso i suoi genitori e oltre, l'unicità di ogni individuo risiede nel fatto che il suo DNA ha una nuova configurazione che non è mai esistita prima. Non stavo parlando di una effettiva 'clonazione' in senso stretto, ho solo adattato il termine medico-scientifico al corpo del post, in una libera "licenza non poetica". 2. Quando parlo di 'riscatto evolutivo', non mi riferisco strettamente all'evoluzione biologica, nel senso darwiniano del termine per intenderci, ma piuttosto ad una forma di evoluzione più ampia, che comprende sia gli aspetti biologici sia quelli personali e sociali. È sicuramente vero che l'evoluzione biologica è un processo di adattamento che si manifesta a livello di specie e che si basa su modifiche genetiche trasmesse dai genitori ai figli; ma noi esseri umani viviamo anche una forma di evoluzione personale: ognuno di noi, pur ereditando un corredo genetico dai propri genitori, ha la capacità di svilupparsi in modi unici grazie alle esperienze di vita, alle scelte fatte, e alla capacità di riflettere su se stessi. Quando parlo di 'riscatto evolutivo', quindi, mi riferisco alla capacità dell'individuo di trascendere il proprio background genetico e sociale per sviluppare una propria identità unica, con tratti distintivi che vanno oltre la semplice somma dei geni dei genitori. Questo non lo chiamerei un 'bluff', ma una realtà che vediamo nella crescita e nell'autorealizzazione delle persone. Gli esseri umani non sono predestinati ad un percorso immutabile tracciato unicamente dalla biologia o dalla storia familiare; abbiamo tutti il potere di evolvere in modi che vanno al di là di ciò che la nostra genetica e il nostro contesto iniziale sembrerebbero suggerire. E quando parlo di 'evoluzione' e 'riscatto evolutivo', mi riferisco all'evoluzione a livello individuale, del singolo, non necessariamente a quella della specie umana nel suo complesso. La mia riflessione era più focalizzata sul concetto di evoluzione della persona in sé, piuttosto che sulla continuità biologica dell'intera specie. Ogni individuo, pur partendo da un patrimonio genetico ereditato, ha la possibilità di evolversi in modo unico grazie alle proprie esperienze, scelte, e percorsi di vita e questa 'evoluzione' non implica il progresso lineare in termini di miglioramento genetico o intellettuale da una generazione all'altra, ma piuttosto la capacità singola di sviluppare una propria identità, competenze e caratteristiche uniche che non sono predeterminate esclusivamente dai geni o dal contesto sociale di partenza. Se ogni nuovo nato rappresentasse automaticamente un'evoluzione in termini di avanzamento della specie umana nel suo insieme, dovremmo aspettarci che ogni nuova generazione sia composta da individui migliori rispetto ai loro predecessori; ma non è così, perché l'evoluzione personale (e sottolineo personale, per non dar adito a fraintendimenti) non segue una traiettoria predeterminata. Questa è la differenza chiave: mentre l'evoluzione della specie è un processo collettivo e biologico che si sviluppa su scale di tempo molto lunghe, l'evoluzione dell'individuo è un percorso di crescita personale che può accadere in una singola vita e non vanno di pari passo. 3. Quando parlo di "riscatto evolutivo", non mi riferisco affatto ad un avanzamento nella scala sociale, culturale o economica! Né intendo una sublimazione del piacere nella cultura, come hai articolato nel tuo commento (benché sia auspicabile promuovere la cultura). Il mio discorso non stava vertendo su come la società o le civiltà umane definiscono e gestiscono il concetto di "evoluzione", ma si riferiva, molto più semplicemente, ad un'evoluzione interiore del singolo soggetto e al miglioramento - da un punto di vista etico e personale - che può avvenire all'interno della stessa linea familiare. Non sto dicendo che l'ultimo nato, con 3 lauree e 2 master, sia l'espressione migliorata di un genitore analfabeta; al contrario, quel genitore analfabeta potrebbe essere molto più saggio, consapevole e capace di quanto mai potrà diventare suo figlio. Sto dicendo, invece, che un figlio può essere moralmente migliore del padre, dimostrando una propria evoluzione - e quindi un riscatto -spirituale, etico e/o psicologico, e sicuramente non legato ad una scala sociale o considerato in quei termini. Anzi, in questo senso, il "riscatto" è solo il processo attraverso il quale un individuo può crescere e sviluppare qualità e valori superiori a quelli delle generazioni precedenti. È un "riscatto" dal passato non in termini di status sociale o successo economico, ma in termini di valori umani fondamentali, come l'empatia, la giustizia, la compassione o l'integrità morale. E questo non significa affatto denigrare, disprezzare o non riconoscere le proprie origini. Non significa non riconoscere la ricchezza morale della propria famiglia, quando c'è e dove c'è. Significa solamente distaccarsi dalle parti "malate" (e specifico, non certo da un punto di vista di condizione fisica) o da meccanismi insani, da corruzioni e vacuità e dall'incapacità di amare. Vorrei chiarire, quindi, che l'uso del termine "riscatto", proprio come non ha nulla a che fare con un avanzamento sociale o culturale, non ha neppure nulla a che vedere con una "sublimazione" dei valori vitali. Si tratta solo di un miglioramento personale e morale, che è possibile per ogni soggetto, indipendentemente dal contesto sociale o culturale in cui si trova. 4. Sull'amore, sulla conflittualità umana nessuno dice nulla. Difatti ho specificato che ognuno ama come può, mi pare. E non è certo una forma di condanna riconoscerlo. Ognuno fa quello che riesce compatibilmente a ciò che è e a ciò che ha vissuto, benché non credo si possa neppure utilizzare la parola "padre" o "madre" nei casi estremi di quegli individui che hanno abusato dei propri figli (psicologicamente o fisicamente) e che li hanno seviziati ed uccisi. Al di là di questo, però, nessuno ha detto - non io almeno - che non si deve "perdonare" la mancanza di manifestazione adeguata del sentimento perché, per l'appunto, ognuno ama come sa e come può (e non c'è nulla da "perdonare" in tal senso). Ma è evidente che accanto ad una madre eccezionale - come è stata mia nonna, che mi ha cresciuto e a cui devo tutto - si affiancano pessime madri. Ed è un dato di fatto anche questo.
 
woodenship
woodenship il 08/08/24 alle 23:46 via WEB
Non posso che sottoscrivere persino le virgole di quanto da te scritto in questo post. Di mio aggiungerei soltanto che, lo stesso tuo discorso, vale pure per i figli. E qua mi fermo. Anche perché fa un caldo boia ed ho il cervello in pappa. Un abbraccio scintillante di stelle... tra queste credo che stia viaggiando tua madre: verso un mondo senz'altro migliore di questo.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 15:56 via WEB
Assolutamente, lo stesso discorso vale anche per i figli. In quanto anch'essi individui. Grazie davvero, soprattutto per il fatto che hai sfidato il caldo per leggere questo lungo post e per rispondere! ;-)
 
ravenback0
ravenback0 il 19/08/24 alle 12:10 via WEB
Credo che la vita cambi le carte in tavola enormemente. Biologicamente la natura avrebbe predisposto l'amore innato e la cura della prole ma nell'uomo la ragione cambia tutto. Ognuno ama come sa e come è hai proprio ragione e non potrebbe essere che così. La spiegazione dell'autore è sempre indispensabile per capire ogni sfumatura che andrebbe persa, soprattutto in altre lingue.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 15:57 via WEB
Vero? E credo che sia una traduzione molto utile. Grazie raven.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
ARGYRIA il 19/08/24 alle 12:20 via WEB
Se tutti i genitori amassero i figli non ci sarebbero abusi, infanticidi e anche solo abbandoni. Le persone danno quello che possono e se sono persone violente, problematiche o psicopatiche difficile che si trasformino con figli. E come dici tu anche senza quei casi estremi, uno può anche non essere capace di essere madre o padre. Il mulino bianco esiste ma non è ovunque. P.S. Traduzione bellissima.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 15:58 via WEB
Grazie Argyria. Dirò a korov di passare a leggere gli apprezzamenti ;-)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Arwen71 il 20/08/24 alle 03:56 via WEB
Eh si, mia cara Ele, è proprio così. Gli esseri umani non cambiano automaticamente nel diventare madri o padri. Da quando sono diventata io mamma faccio molta fatica ad ammetterlo perché per me è la cosa più spontanea e normale del mondo amare mio figlio ma devo ricoboscere che purtroppo non è così per tutti e non basta nemmeno averlo tra le braccia per certe persone a far innescare il legame. È terribile ma vero....:-(
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 16:00 via WEB
La natura predispone per un legame che i deficit umani - patologie mentali, traumi, esperienze di vita e quant'altro...- cancellano in un istante.
 
legrillonnoirdestael
legrillonnoirdestael il 20/08/24 alle 12:06 via WEB
Bastassero la biologia e la genetica! Che aggiungere a quello che hai già detto? La natura - si sa - predispone affinché la conservazione e lo sviluppo della specie si perpetuino e la tenerezza che si prova verso i cuccioli fa parte di questa strategia, in modo da garantire la continuazione del genere animale/umano con la sopravvivenza delle generazioni successive; ma poi gli esseri umani dispongono. Esistono le eccezioni, esistono le "anomalie di sistema" ma, come fai giustamente notare tu, soprattutto esistono tante diverse declinazione del verno amare.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 16:07 via WEB
Grazie Niccolò. Davvero.
 
korov_ev
korov_ev il 24/08/24 alle 16:22 via WEB
Tu sai cosa penso al riguardo, cara Psike, e sai anche che non lo penso per immaginato, ma perché l'ho vissuto sulla pelle. Che poi un figlio prenda dai genitori caratteri genetici che non si limitano agli occhi più o meno azzurri o al colore dei capelli, be', questa è cosa certa, ma lo è tanto quanto il fatto che il carattere del futuro uomo o della futura donna si formerà anche, e soprattutto, attraverso ciò e che chi li crescerà saprà trasmettere loro e da come essi lo assimileranno.
In sostanza il mio pensiero si può riassumere abbastanza fedelmente con le parole di mia nonna quando diceva che un figlio è di chi lo cresce, non di chi lo fa.
P.S. Mettendo la traduzione della canzone sotto questo post mi hai confuso non poco: non sapevo più dove postare il commento :-)
Comunque ho letto della richieste di ascoltare il pezzo: per me non c'è nessun problema, basta che gli avventori del tuo blog confermino di non sapere assolutamente nulla di musica e di non aver suonato mai alcuno strumento di alcun genere, compresi i citofoni delle case a carnevale, altrimenti sai che figura di pupù che mi fai fare :-))
Per non dare false illusioni premetto che io non suono la chitarra, io cazzeggio con la chitarra e lei mi risponde... talvolta prendendomi a maleparole.
Ecco, ora puoi postare quel che vuoi, anche se non ho la più pallida idea di come farai :-)
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 02/09/24 alle 16:12 via WEB
Tua nonna è stata una donna molto saggia ;-) Io ho già divulgato a qualcuno il tuo brano in pvt...;-p Peccato solo che non ci sia modo di inserirlo nel blog. Ad ogni modo no, non ti "permetto" di dire che non sai suonare. Come non te lo permetterebbe nessuno, né chi suona i citofoni, né chi fa quello di mestiere. Mi dispiace. E il tuo rapporto d'amorosa corrispondenza con la chitarra è un esempio di splendido cazzeggio...Sei bravo. E tanto.
 
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