Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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DIVERTISSEMENT

Post n°103 pubblicato il 25 Luglio 2014 da ElettrikaPsike
 

 

Un utente, poeta e amico e critico cinematografico ha integrato un mio post precedente con una nota aggiuntiva sui personaggi del libro di Nabokov, di cui oltretutto abbiamo due versioni cinematografiche.

Io non sono affatto un critico e quando ho scritto quest'esercizio ludico era un pomeriggio di settembre al mare, di forse 15 anni fa. Ero poco più che ventenne, stavo in spiaggia a ripassare per un esame e a pensare ad un film. Più che al film, alle ambientazioni del film, ed il suo titolo era Il colore viola.

Da solo, si è scritto un raccontino formato, uno dopo l'altro, da titoli di film, più o meno visti, più o meno rilevanti. 

Mi è ritornato in mente ripensando anche al  blog di cineciclista e al suo tentativo di prestare occhi e pensieri per chi non ha mai visto o non conosce molti o alcuni dei film che riporta. 

Questo, però, non è altro che un gioco, nulla di serio. Per cui, sarà inutile "mettermi alle strette" perché alcuni dei film a cui ho sottratto il titolo, probabilmente, sono "solo canzonette"....

 

 

Spessissimo ritorno a quella che è stata L’età dell’innocenza, perché mi regala un piacere puerile di sensazioni vive e mi aiuta a rifugiarmi in un mondo reale che odora di onde e ha lo stesso profumo dei ricordi: Il profumo del mosto selvatico, che in parte punge e t’inasprisce le narici di continue spine ma il più delle volte affluisce lieve diffondendo dolcezze dense e pulite, anche quando t’intorpidiscono i sensi. Ed in quei giorni ripercorro tutto.

Si snodano a pezzi solo apparentemente inutili i miei ricordi e rivedo ogni mia cosa alla luce di quelle che erano Le verità nascoste. Quella casa dei miei giorni da vivere che adesso non esiste più e che in ogni angolo del giardino o dello studio affacciato sul terrazzo con oggetti sparsi artisticamente a caso, diceva Tutto su mia madre, sul suo spirito svagato e libero e sul suo essere perennemente sul punto di ricominciare senza mettere radici, come un'eterna turista, straniera perenne, felice di nutrire i nostri giorni, attendendo ciò che gli altri accantonavano e prendendo per noi Quel che resta del giorno.

Ero innamorato di quella vita e di quello spirito di libertà e leggerezza che mi avevano trasmesso la mia famiglia e quei luoghi senza tempo dove il Sol levante sopra le distese di lavanda, al mattino, tingeva di luce Il colore viola dei fiori preferiti della ragazza che un pochino, forse, amavo. 

Ma chi sa dirlo, se qualcuno la conosce, mi dica subito La verità, vi prego, sull’amore, perché ancora oggi, quasi alla fine del mio percorso in questa vita, l’ultimo volto che vorrei rivedere prima di andarmene è proprio il suo.

Era una bambina con Una mente meravigliosa, che sapeva ridere tra le lacrime quando guardava la notte come fosse sua sorella e giocava con i pensieri spingendoli Al di là dei sogni.

Mi ricordo i suoi occhi di allora e di quando, molti anni più tardi, vestita di bianco, mi ha guardato pallida, increspando un sorriso tenero e indeciso dicendo tutto, senza parole. 

Il silenzio degli innocenti  che gridava nella testa più forte della musica e delle voci intorno a me e a voi, mi ha fatto maledire me stesso per Le parole che non ti ho detto, nel silenzio che ti portava via da me confondendosi tra le preghiere e le note religiose di una chiesa il giorno in cui non mi sentivo Il testimone dello sposo ma il testimone di quello che si rivelava per me un Assassinio allo specchio.

Era Il matrimonio del mio migliore amico ed io mi sentivo senza passato, senza futuro, senza vita.

Non l’avrei mai immaginato così il nostro epilogo. 

Niente di quei giorni senza limiti mi avrebbe fatto presagire La scelta di Sophie, in quelle giornate di pomeriggi tiepidi davanti al fiume a bagnarci di risate e tuffi, tutti e tre insieme, Inseparabili.

Allora ci credevamo eterni, Creature del cielo senza domani, legati tra di noi in un eterno presente che ci faceva stare bene, senza chiedere. Bambini che prima o poi sarebbero dovuti crescere; ma io allora non ci pensavo e guardavo invece te, bella, indifferente al futuro e alla triste consapevolezza dell’età adulta, non ancora consapevole di te né di quelle finzioni che strappano senza pena i voli dell’anima  che noi ancora non conoscevamo, scegliendo soltanto Le ali della libertà.

Fradicia di pioggia e con i vestiti scomposti non mi sembravi vera per quanto eri bella e stranita; come sempre, trattenevo per un istante il fiato, aspettando che passasse, vivendo L’impero dei sensi come un momentaneo malessere imprevisto che Il libro della vita si divertiva a regalarmi con un'emozione a sorpresa.

Ricordo le promesse di amici Per sempre e abbracci che si credevano unici nel sanare le ferite mentre aspettavamo, insieme, noi tutti, alla stazione, il viaggio che ci riportava a casa.

Si dividevano in strane proporzioni le ansie come i pasti, quando i problemi si allontanavano cacciati dalla fame dei nostri quindici anni e da quei croccanti Pomodori verdi fritti alla fermata del treno. Non c’era possibilità di unione tra noi e Gli altri, il resto del mondo; eravamo liberi e stando tra di noi sapevamo essere forse felici perché la nostra vita era questa, un Fantasma, e forse un enigma infantile e irrisolto per coloro che non credevano o avevano archiviato, in cambio di una fetta di ragione, ogni volontà d' Amore e incantesimi. 

Ma noi eravamo sicuri di sapere ciò che contava per sopravvivere, e le distese di fiori spettinati dal vento quasi autunnale erano le sole cose importanti, più delle convinzioni di chi trascorreva il tempo a tradurre senza comprenderle, lingue seppellite dai secoli di storia. Noi interpretavamo le stelle e vivevamo di Pane e tulipani.

Il nostro sapere era fatto solo di certi libri che non potevamo leggere e di certi luoghi in cui non saremmo mai andati. Cercavamo le luci che non si potevano vedere e talvolta le trovavamo tra le cose abbandonate da altri, rovistando tra i rifiuti di utensili e sogni. Ma noi ci credevamo. 

Credevamo nella vita che ci appariva immensa e imbarazzante, ma per il mondo che poi ha cambiato anche noi, non eravamo nulla di concreto. 

 So cosa pensavano di noi, eravamo solo aria: Le fate ignoranti che molto, però, sapevano e che smisero di sapere solo quando non si credettero più fate.

Sono stato molte volte sul punto di tornare indietro a quegli anni di carta velina colorata, ma credo di non averne mai più avuto il coraggio per farlo davvero, per superare La sottile linea rossa che divide il mondo reale da quello dove abitano le fate. Ma forse non ne sarei comunque stato più in grado, avrei avuto paura e me ne sarebbero mancate le capacità. 

Le vite sospese troppo a lungo sulla terraferma non sanno più quali movimenti fare per sopravvivere sul mare, era questo il senso della storia che mi ripetevano da bambino, e quella che io chiamavo La leggenda del pianista sull’oceano, adesso era diventata la mia vita.

Il violino rosso che suonavo nella mente da ragazzo non è uno strumento adatto a chi ha smesso di desiderare o, peggio, ha perso ciò che ha davvero desiderato. 

Eravamo concertisti a tredici anni, Amici miei, ed allora non lo sapevamo; adesso, invece, prendiamo inutili e minuziose Lezioni di piano che ci ancoreranno per sempre in una dimensione perdente.

Sorrido se mi siedo per contare i miei tesori. 

Nulla di quello che adesso mi appartiene può rientrare nella scatola segreta dell’oro. Ogni cosa risale al tempo delle piccole emozioni, e al primo posto il Ricordo di un’estate che sarebbe stata l’ultima della nostra adolescenza, e che davvero forse è stata L’ultima tempesta nella mia mente.

Rivedo te, Una ragazza deliziosa, che stranita dal mondo e senza età, trascorrevi lunghe ore nelle notti estive silenziose, Stregata dalla luna a scrivere e a nuotare fin dove nessuno t’avrebbe più vista. 

Mi chiedevo spesso come fare per raggiungerti o per non farti sentire invasa ma silenzioso come un Lupo a volte ti spiavo. 

La sera in cui decisi di non nascondermi è rimasta, fra tutte, la più triste e la più bella dei miei ricordi. 

Ti guardavo incredulo danzare tra i cespugli vicino alla tua casa. Ti limitasti a sorridermi e con un cenno del capo inclinasti un po’ di lato la testa facendo smuovere i capelli e poi, senza aggiungere altro mi dicesti come per spiegarmi “Io ballo da sola.” 

Ci sarebbe stato molto per cui morire di più ancora per vivere: L’amante che non ho mai avuto, La mia migliore amica, eri già tutto allora, quando non credevo in un futuro diverso da quel mio eterno presente. Ma sei ancora tutto anche adesso, anche in questi tempi senza vita, ora che Non ci resta che piangere le persone che abbiamo perduto e amare il ricordo di loro. 

L’attimo fuggente di una notte, di un ballo e di quel sorriso li ho ancora qui dentro agli occhi ma non ho più sulle mani il profumo delle tue mani incerte e nella bocca il vuoto d'aria di quello che fu il nostro primo, si, ma soprattutto L’ultimo bacio

Ho capito. Un bacio, ancora.

Ecco cosa vorrei da te, Sophie mia, soltanto Un bacio prima di morire.

 

 

                                                       

 

 
Rispondi al commento:
missely_2010
missely_2010 il 26/07/14 alle 09:11 via WEB
Se piangi per aver perduto il sole le lacrime non ti permetteranno di vedere le stelle. buon week.end ^^
 
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