Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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LA RAGIONE DI CHI STA DALLA PARTE SBAGLIATA





“Democrazia è il nome che diamo al popolo ogni volta cheabbiamo bisogno di lui”

(G. A. de Caillavet)

 

 

 

Le guerre prevedono vincitori e vinti.

In teoria, in pratica; ma non sempre. Ci sono anche le guerre definite metafisiche (cito Giovanni De Sio Cesari) come quella che riguarda il conflitto palestinese.

Al di là del fatto che per le parti coinvolte  naturalmente esista una impossibilità di fatto a trovare un aggancio per sciogliere la questione e che, come per ogni conflitto,  entrambe le parti rivendichino le proprie ragioni riconosciute con assolutezza come assolute, ed al di là anche del fatto che non esista, per nessun torto o ragione, una giustificazione abbastanza convincente per adeguarsi all'accettazione di una vittima di guerra, fosse anche l’uccisione dell’innocenza e della verità, senza  un numero definito o imprecisato di sepolture umane, il punto è:

Perché questa storia infinita di battaglie continua a persistere  inseguendo un motivo sempre più spettrale ed intellegibile, incurante di una fine dettata, ma poi in sostanza solo presunta, dal game over?

 E perché si profila sempre più invisibile il fantasma dell’arrivo quando chiunque è perfettamente consapevole che la soluzione al conflitto territorial-religioso (che poi di territoriale e religioso probabilmente ha soltanto più l’ombra staccata dal  pretesto) consiste nel riconoscimento di un’esistenza autonoma di due popoli sovrani?

E mi chiedo, le due parti (le persone, quelle, cioè, impalate e crocifisse ad un conflitto tramandato come l’odio di Montecchi e Capuleti,  da una generazione all'altra)  hanno una  memoria reale e la stessa convinzione in quell'ideale e principio perseguito dai loro anziani parenti? La vogliono combattere, i nipoti del 2014,  questa guerra del sacro senso dei loro nonni?

Nella Lettera dal carcere di Birmingham, M.L. King suggeriva quattro fasi guida per una campagna non violenta: raccogliere i fatti per determinare dove si trovi l'ingiustizia; negoziare; auto purificarsi e quindi agire direttamente.  

Ed allora,  esaminiamo.

Se una delle due parti di questo conflitto “comodo per tutti” (tranne, ovviamente, per coloro che sono chiamati a scontarlo vivendolo), quindi una delle parti, e diciamo per intenderci  quella più oltraggiata, quella amputata e soffocata sotto le macerie, buttata su ogni giornale e sito web per sensibilizzare/informare, desensibilizzare/ disinformare ma anche per riempire i social e rendere politicamente impegnati e molto commossi ed empatici anche chi di empatia conosce proprio solo la parola durante il "piccolo spazio pubblicità”, se quella parte ora qui potesse parlare, innanzitutto ci direbbe questo: “Io sono stato cacciato dalle terre di Israele.” E poi spiegherebbe “Erano le mie terre, era il mio popolo, la Palestina era il mio stato. Vivo in una striscia di territorio occupato e sotto scacco, insignificante di risorse. Vivo con gli aiuti internazionali, convivo con la morte, provo a sopravvivere. Sono il più disperato della mia razza, la nostra gente è quasi sterminata.”

 L’altra parte, stupita,  risponderebbe che non sono quelli della sua gente a sterminare la loro,  e che se muoiono civili, piccoli esseri umani, esseri umani anziani e se muoiono le donne e gli uomini che di questa guerra non hanno voce, accade perché i terroristi,  facendo schermo con i loro civili, li offrono al massacro. “Fa parte delle dinamiche di tutte le  guerre il mietere vittime, non lo vuole nessuno, ma è accaduto da sempre, voi parlate di una terra che non è vostra, di uno stato che non è uno stato.”

Il primo allora controbatterebbe, pungolato sul vivo: “ L'indipendenza dello Stato palestinese fu proclamata dall'OLP e poi sancita anche dall'ONU ma voi occupate comunque i nostri territori e tenete sotto blocco la modesta Gaza…”

 Peccato che a quel tentativo di replica, la risposta sarebbe pronta e molto differente perché l’antagonista spiegherebbe in tutt'altri termini la non esistenza di uno Stato palestinese, partendo dalla conquista romana del territorio, arrivando ai bizantini, agli arabi, e via via fino agli inglesi.  “Non esisteva nessuna identità nazionale palestinese quando siamo arrivati noi, nella seconda metà dell'Ottocento” spiegherebbe. E poi continuerebbe aggiungendo “ Se il tuo popolo si riconosce di discendenza filistea, dal momento che la striscia di territorio che corrisponde all'attuale Gaza  era abitata un tempo dai Filistei, allora dovrebbe richiedere anche la Creta minoica alla Grecia.  Tu mi parli di Nazioni Unite e di riconoscimenti, ma allora perché nel 1937 dalla commissione britannica e poi, vent'anni dopo, dal Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite viene detto  chiaramente che la Palestina non esiste ed è un termine di invenzione sionista, in quanto il territorio altro non è che il sud della Siria? E poi, dimmi, perché il Movimento per la Liberazione della Palestina  negli anni sessanta aveva come leader proprio chi aveva negato l'esistenza della Palestina un decennio prima? Giordania ed Egitto non hanno mai ceduto terre per creare uno stato indipendente nel ventennio tra la fine degli anni 40 e la fine degli anni sessanta…e nessuno in quel lungo periodo ha preteso nessuno stato, nessuna indipendenza…inoltre poi, noi da quella striscia di terra ce ne siamo anche andati...”

 A queste parole, l’altro, distrutto dai razzi e consunto dalle spiegazioni in un’altra lingua, menzionerebbe i loro insediamenti in Cisgiordania che non diminuiscono e obietterebbe che quando il suo popolo ha cercato la pace, loro  hanno risposto schiacciandoli con ulteriori colonizzazioni “la colonizzazione dei territori conquistati è contraria alla carta dell’Onu, e alle nostre proteste voi ordinate il ritiro, ma poi in realtà le promuovete…”

 Ovviamente la replica sarebbe in una lingua straniera e suonerebbe pressappoco in questo modo: “Tutto nasce dal terrorismo… cessate il terrorismo e tutto questo avrà fine; tu parli dei vostri morti, certo, ma la mia vita è tenuta sotto scacco dai vostri attentati;  noi non vi avremmo mai occupato se non fossimo stati attaccati da attentati ed inoltre voi avete rifiutato la negoziazione per la pace, a noi servivano quei territori per accogliere i nostri sopravvissuti dall'inferno dei campi di sterminio“ e a quel punto l’altro farebbe notare che loro, però, con quanto era accaduto con l’Olocausto non c’entravano nulla e che certo non dovevano portare le conseguenze anche della loro pena.  Così, concluderebbero  da dove hanno iniziato.

Uno direbbe all’altro “E comunque questa è casa nostra. La Palestina è la nostra casa, viviamo qui da centinaia di anni e non ce ne andremo.”  E l’altro preciserebbe che loro sono arabi e non palestinesi,  perché la Palestina non esiste e non  è mai esistita…

 

Che dire? Nessuno si fida di nessuno. Gli estremisti di entrambe le parti non sono facilmente credibili.

Da una parte ci si potrebbe chiedere il perché quella parte che rivendica il suo essere palestinese non abbia accettato la spartizione proposta dalle Nazioni Unite e il risultato della guerra lampo del Sinai, dal momento che ora non esisterebbero le colonie ebraiche ed avrebbero invece la loro terra; ma cosa ha impedito e impedisce queste parti ad arrivare ad un accordo? Forse il fatto che accettare e dire di si, da parte loro, del popolo povero, accontentandosi di fette più piccole di quelle che reclamavano, avrebbe voluto dire aver gettato via ideali e generazioni di esseri umani senza arrivare a nulla?

Si, certo l’ideale, si l’onore, si la rivendicazione; ma si davvero tutto questo?

Vogliamo davvero credere che. al di là delle rocce estremiste, granitiche da una parte come dall'altra, anche tutti gli altri, quelli che ogni giorno muiono di morte fisica o della morte del terrore, condividano gli stessi loro principi pseudo religiosi, raccolti dall'alto di un pulpito davvero poco spirituale e molto materiale?

Perchè da un lato Allah Akbar. Allah è grande, ed è anche provvidente, tanto da non permettere che il sangue versato sia stato versato inutilmente, e così, il popolo derelitto, non avendo mezzi né armi,  sacrifica se stesso attraverso il martirio, chiamando il terrorismo con il nome di "lotta giusta di liberazione".

E dall'altro lato, anche il popolo più ricco, giunto in una terra con la pretesa di occuparla perché duemila anni prima apparteneva ai loro antenati, porta avanti una pretesa di spettanza per diritto di nascita in nome di una promessa fatta loro da un altro Dio, di altra tifoseria. 

Va da sé che non sembrano essere interpretati molto bene né il Dio degli uni né quello degli altri, perché, in caso contrario, sia l’una chel’altra divinità avrebbero ben poco di “grande”…E va da sé anche il fatto  che, detta così, sembrerebbe però che entrambe le genti per quanto possano soffrire e morire, vivere nel panico e nell'angoscia, alla fine scelgano sempre l’ideale e la vendetta  alla negoziazione salva- vita. Ma non c’è nessuna vendetta e nessun ideale, per quanto possa sembrare allettante, che giustifichi un no all'arresto di tutta questa morte.

I primi due punti della lettera di Martin Luther King sono così annullati. I fatti esaminati per determinare dove si trovi l'ingiustizia non hanno evidenziato che dialoghi paralleli in questa storia, e di negoziare non se ne vuol parlare. Quindi ci si ferma qui. Ad un passo prima dell’auto purificazione.

Questa guerra schermo è nata apposta per essere una storia infinita; ma la cosa più triste, molto più orribile dei corpi mutilati e delle vittime civili di chi nemmeno crede che Maometto sia assunto in cielo e probabilmente considererebbe la propria casa un luogo sacro, più di una qualsiasi Al Alaqsa o di chi il muro del pianto non lo rivede in Gerusalemme ma ogni santo giorno allo specchio guardando la propria faccia, è proprio la presenza di una ingiustificabile assenza in mezzo a tutta questa fede sbandierata:  l’amore.

Non ce n’è traccia. Né tra chi si erige a giudice e condanna la vittima della parte sbagliata o proclama la vittima della parte giusta, né tra chi in nome di Dio giustifica e scatena qualsiasi inferno e nemmeno, poi, tra chi, sfigurato dalle proprie ossessioni, dalle proprie regole e dai propri dogmi, non sa più distinguere un nobile principio dalla morte di suo figlio.

E’ terribile ma io non vedo cause per cui dare in pasto la vita, non le riesco a vedere; ma anche se le trovassi, non sarebbero più degne di esistere nel momento in cui impongono sacrifici e fanno scegliere ad entrambe le parti la soluzione che, forse,  mantenere il nemico conviene alla causa.

Non c’è gioia nella morte, neppure di un nemico, o automaticamente, già nel provarla, stiamo trasformando noi stessi in quel nemico.

Ma questa è una storia di odio. E le ragioni decadono da entrambe le parti. E per piacere, non venitemi a dire che vi frega un accidente di un bambino morto ammazzato se poi siete pronti a preparare le corde per impiccare chi lo ha ucciso. L’amore non vive in compartimenti stagni. Se soffri per l’amore ucciso non uccidi. E così, per favore, non strumentalizziamo la morte di un bambino ammazzato facendo del suo cadavere la nostra battaglia di valori al contrario perché a lui non importava un accidente delle belle ideologie impegnate, e neanche lo sapeva perché è morto. Certo però, probabilmente, se ora potesse parlare, di qualsiasi popolo o famiglia avesse fatto parte, è probabile che ci ringrazierebbe, per averlo aiutato a non morire…avendo solamente continuato a incrementare tutto questo schifo, discutendo con odio sui diritti di una o dell’altra squadra senza pausa ma senza accorgerci mai che, forse, l’unico suggerimento buono, invece di sostenere nella lotta uno piuttosto che l’altro, sarebbe stato verso quell'esempio che sempre in pochi sono disposti a dare, dicendo: “Va bene, lascio stare io, non ne vale la pena, perdono. E  tu vai avanti, vivo.”

 

 

 

Le immagini del post sono state reperite tramite web.


 
Rispondi al commento:
woodenship
woodenship il 05/08/14 alle 18:29 via WEB
Un post davvero esaustivo ed assai complesso,che esamina al pettine della ragione tutti gli aspetti della questione palestinese in relazione a quella ebraica.Credo che l'unico punto assente dell'esposizione sia l'influenza esterna,ovvero quella delle potenze e dei paesi della regione.La Palestina è come se fosse situata su una faglia,ovvero un punto in cui diverse piattaforme cozzano.I suoi abitanti finiscono per essere attori manipolati ora da uno ora dall'altro.La differenza che passa tra israeliani e arabi consiste nella capacità di incidere sui propri alleati:i palestinesi sono sempre stati strumentalizzati ed usati per le più svariate cause dai diversi regimi che si sono succeduti nei vari paesi della regione.Adesso non sto a farne la storia.Ma ricordo come anche dopo la guerra dei 6 giorni ci furono pressioni incredibili affinchè i palestinesi non accettassero le condizioni per la spartizione del paese.Mentre invece Israele,grazie agli appoggi della comunità ebrea americana e dunque del governo americano(gli USA non si governano senza i voti della comunità ebraica),ed anche grazie ai sensi di colpa europei per la catastrofe del nazismo e della Shoà,ha sempre potuto condizionare ed influire sulle scelte di questi potenti.Senza contare che anche il tracollo dell'Unione Sovietica ha finito per togliere un ulteriore appoggio alle rivendicazioni arabe.Questo per dire che non si tratta di due soli protagonisti che non trovano un accordo in una disputa quasi secolare.Bensì che la posizione particolare della Palestina ha fatto sì che,di volta in volta,ci agissero protagonisti diversi con i più differenti interessi,pronti ad influire ora in un modo ora in un altro.Di ciò sono state vittime le fazioni palestinesi ancora oggi:abbandonati da tutti i vecchi sostenitori,si ritrovano sempre più esposti a fare la fine dei pellerossa,racchiusi in asfittiche riserve,all'interno di una entità più che mai granitica definita Israele. Israele invece ha sempre portato avanti un progetto molto semplice e chiaro.Sin da quando faceva saltare in aria con attacchi terroristici sia inglesi che palestinesi,ha sempre avuto come traguardo la "Grande Israele".Ciò prevede solo una minuscola entità di arabi insignificante e gestibile come un problema di ordine pubblico e per lo più possibilità di manovalanza a basso costo.Dunque,se si esaminano tutte le scelte politiche e diplomatiche,si può osservare come gli israeliani abbiano avuto tutto l'interesse a favorire la nascita di hamas ed il suo soppiantare l'Olp di Arafat,se non addirittura la successiva eliminazione di costui,come effettivamente avvenne.Attenzione,non sto parlando di popoli,ma di classi dirigenziali.Perchè sono convinto che è in quest'ottica che bisogna considerare la questione arabo israeliana.Mentre i dirigenti palestinesi hanno peccato di lungimiranza e leadership,frantumandosi,anche grazie alle intelligenti operazioni israeliane,al contrario gli israeliani hanno sempre avuto una linearità ed unione di intenti:al punto che,quando Rabin osò deviare dal seminato,fu fatto fuori senza tanti complimenti.Questo per segnalare una volta di più quanto siano importanti certi settori sionisti nella politica israeliana sin dalle origini.Dunque,a mio parere,bisognerebbe sgomberare il campo da ogni ipocrisia:non ci sarà mai pace tra i due popoli, non perchè si odino visceralmente,ma perchè le due diverse dirigenze non hanno alcun interesse e mire diverse:quella araba è corrotta e priva di veri leader,quantomeno non hanno un progetto.Mentre quella israeliana ha un progetto e per attuarlo ricorre anche al terrorismo,al massacro e a tutta una serie di operazioni sporche,condotte col beneplacito di Europa e USA.In fondo Israele è sempre stato l'avamposto occidentale in terra araba,ne ha sopportato le pressioni nei momenti cruciali della storia del 900,quindi adesso passa alla riscossione,pretendendo il riconoscimento come Grande Israele.E quindi il raggiungimento di quanto sta scritto nel loro libro sacro,naturalmente a spese di milioni di arabi che dovrebbero essere riassorbiti dai paesi confinanti.In ultimo,ha una logica tutto questo?Sembra un ripetersi di quanto avvenuto nel Nord America,con la conquista del West.Ma la storia si ripete?...Chissà,quel che appare chiaro è lo stillicidio con cui si va concretizzando questo piano:uno stillicidio che si ammanta di democrazia contro terrorismo.Nulla di più falso:se c'è uno stato che sa utilizzare e servirsi del terrorismo,questi sono gli israeliani.E ne sanno qualcosa gli inglesi,quando ancora detentori del mandato,furono oggetto di attacchi ed attentati di stampo sionistico che intendevano fare sì che,questi,si affrettassero a proclamare lo stato di Israele.Allo stesso tempo portarono avanti(ricordi la famigerata banda Stein?)una pulizia etnica tra le più selvagge e spietate,radendo al suolo interi villaggi e massacrando la popolazione araba.Il tutto per seminare il terrore e costringere gli arabi a fuggire.Così provocarono la "Naqba",la catastrofe,in cui migliaia e migliaia di persone si videro costrette ad abbandonare le proprie case e terre,poichè gli inglesi non erano assolutamente in grado di proteggerli,sempre che ne avessero avuta l'intenzione.Lo stesso avvenne con la guerra dei 6 giorni:l'incapacità,la stupidità,la velleità dei regimi,allora laici e socialisti,di molti dei paesi arabi,diede il modo ad iSRAELE DI LANCIARE UN ATTACCO TRA I PIù LETALI,permettendole di occupare grandi spazi e cacciare via ancora più larghe fette di popolazioni arabe.Poi ci fu Camp David,e le cose cambiarono ulteriormente,peggiorando per i palestinesi che persero anche l'alleato egiziano:dopo tante promesse,dopo avere garantito alleanza e protezione,anche questo alleato,come i sovrani sauditi e le monarchie del golfo,si spostarono dalla parte americana e quindi israeliana,anche se ipocritamente, e senza dirlo mai chiaramente.Dunque dicevamo che,ad una assenza di chiarezza di visione dei dirigenti palestinesi,si somma il tradimento e la falsità dei suoi alleati,pronti a strumentalizzare,condizionare ed anche a tradire.mENTRE iSRAELE HA FATTO IN MODO DI CORROMPERLE E frammentarle,in modo da potersi scegliere interlocutori e nemici:è più comodo addossare la colpa ai terroristi di hamas tutte le responsabilità.E così funziona:non dimentichiamo che,prima dell'omicidio dei tre ragazzini ebrei,era in atto il tentativo del segretario di stato Kerry,in cui gli attori erano Netanhiau e Abu Mazen.Ma la cosa era quasi morta,poichè,come sempre,sono state annunciate le costruzioni di migliaia di appartamenti in Gerusalemme est e in altri insediamenti in CisGiordania.Dunque,a mio modestissimo parere,ciò che appare lampante è l'assoluta non volontà di Israele di arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto,anche facendo ricorso alle strategie più perfide e sanguinarie che si possano immaginare.Dall'altra parte c'è un popolo sempre più ristretto nella marginalità ed irrilevanza,dovuta principalmente dall'abbandono al suo destino dai suoi principali alleati e protettori.Quindi bisognerebbe parlare non più di due popoli,ma della volontà di una classe dirigente,quella israeliana,e di vittime,quelle palestinesi,perchè giocate ed agite come meglio conviene al più forte in campo.L'altra sera,mi è capitato di assistere in tv all'intervista all'ex presidente israeliano premio nobel per la bace Perez:non ho mai sentito così tante sciocchezze ed ipocrite falsità.Insisteva a dire che bisognava trovare un accordo con Abu Mazen,con i palestinesi dell'Olp,che loro sì che erano buoni e bravi,comprensivi e disponibili:dei perfetti gentle man.Peccato che,ogni volta che si cerchi di andare al sodo,sempre annuncino costruzioni di colonie ed interi quartieri,con la confisca di terre...Con questo vorrei sgombrare il campo da ogni possibile interpretazione,del mio pensiero,come di antiebreo e filo arabo:le colpe sono di entrambi,ma c'è qualcuno che ha ancora più colpa di altri.E questo è il governo di Israele e delle sue ambizioni che scarica sui popoli odi e violenza,pur di raggiungere traguardi antistorici oltre che irrazionali,perchè venati di quell'oltranzismo religioso che tanto criticano negli arabi.L'unica previsione che mi sento di avanzare,è quella che,presto, questi individui ottusi ed integralisti di lato ebreo ed israeliano,presto potrebbero avere a che fare con integralismi loro pari,come dimostra l'avanzata di questi in Siria,Iraq ed altri paesi.Ed allora potrebbero anche dovere rimpiangere di avere sacrificato Arafat ed un possibile accordo con lui,per rincorrere un'ambizione dissennata........Perdona amica carissima il mio dilungarmi,ma il tuo post come minimo richiedeva una risposta un po' articolata,sempre che si volesse dare un senso al commento....Nella speranza di essere stato abbastanza chiaro,un carissimo saluto ed un bacio di vento...........W..........
 
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