ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
« RIMESTANDO NELLE POSSIBILITA' | LA FORTUNA » |
Levità' nacque senza età' ma con l'aspetto di una fata.
Figlia dell’Aria e di Mercurio non era stata donata di nessun talento al momento della nascita.
Troppo esile per diventare una dea guerriera, assolutamente distratta per poter presiedere alla saggezza e palesemente instabile per accedere alle arti che richiedessero un'applicazione rigorosa della costanza.
Era graziosa perché la sua pelle non aveva paragoni nel trattenere la luce dell'Aria e certo l'armonia, nella sfuggente figura, era elegantemente libera di tratteggiare ogni particolare del suo aspetto; ma la sua non era la bellezza prorompente dei corpi di Afrodite o di Era, ed anche la notevole agilità dei suoi arti non poteva competere con la resistenza di Artemide nel correre tra i boschi.
Levità era flessuosa ma delicata. Fatta per volare e non per correre.
Era nata per apprendere e non per insegnare; per ispirare ed essere ispirata, ma certo non per approfondire; per trasmettere o comunicare e sicuramente non per custodire.
Quando, però, volteggiando in una nuvola di grazia, sfiorava il mondo con le sue lunghe dita, sembrava danzare l'impalpabile. E per lei sola ammutolivano, arrestandosi, i pianeti.
Con i suoi occhi irrequieti posati sul dopo, rapidamente scompariva all'ora prima che l'adesso fosse terminato...
Incredula, si sottraeva ai rimproveri quando non agiva secondo le regole imposte.
Con il sorriso ed il naso impertinente si concedeva alla curiosità; elaborava, rapida, concetti, simultanee soluzioni e spettacolari voli a breve scadenza o situazioni che lasciava senza una fine, interrotte e zoppe, orfane di una conclusione, sfuggendo al suo stesso impulso e lontana, prima di tutto a se stessa.
Si prendeva gioco di Dovere e rifuggiva Utilità con una certa inquietudine. Vecchiaia e Rimpianto non parlavano la sua lingua e lei non si diede mai la pena di impararla.
Aveva rifiutato per tutta la sua esistenza il camaleontico corteggiamento di due adepti delle dee dell'amore umano, Risentimento e Possessività e pare che si accompagnasse perlopiù ad un suo compagno nella dottrina della Libertà, un certo raffinato giovane che amava smascherare ed irridere qualsiasi interlocutore e soleva farsi chiamare con un nome femminile, Ironia...
Leggera patrona a cui si votarono tutte le ninfe, divinità senza un rango, elogiata da tutti ma raggiunta da pochi, Levità improvvisò sempre ogni sua parvenza ed alla fine gli dei compresero quale fosse il suo posto.
Gli uomini più anziani e disillusi, totalmente ignorati da lei durante le loro rigide esistenze, reclamarono la decisione divina d'affidare a questa eterna adolescente irrisolta la fortuna del genere umano, facendo così dipendere la sorte di tutti gli uomini dalla sua mutevolezza e noncuranza. E nella loro chiusa indignazione, riferendosi a lei, sbagliarono più volte il suo nome, chiamandola Superficialità.
Gli dei, allora, scoppiarono divertiti in una risata di compiacimento.
''Mai scelta fu stata tanto adeguata" alla fine, dissero a quei vecchi corpi maleodoranti resi rancidi dal livore.
Poi, ancora sorridenti, sembrando divertirsi molto, conclusero con un timbro di voce insolitamente arcano: "Avete davvero avuto quello che meritavate, ed esattamente quanto di più opportuno ci fosse stato per voi se, ancora adesso, dimostrate di non aver capito il motivo per il quale proprio a lei, tra tutte le divinità, venne affidata la Ruota della Fortuna degli uomini...e continuate, imperterriti, a scambiare i suoi doni con...Superficialità!"
http://blog.libero.it/Tirillio/13275107.html
Le persone hanno un'essenza. Sono essenze.
Che a contatto con altre essenze producono differenti aromi.
Note di testa, di cuore, levità...o sangue, e stridore di denti...
Tutto dipende dalle combinazioni e dagli incontri tra gli ingredienti.
Il risultato delle relazioni, dopotutto, non è un'alchimia di giusto e di sbagliato...ma di distillazioni ed estrazioni.
Soltando venendo a contatto (in modo più o meno ravvicinato) con gli altri composti, si saprà se l'effetto provocherà choc emozionale, ansia, disgusto o sarà un piacere per tutti i sensi...
L'immagine utilizzata per il post è Boreas di J.W. Waterhouse.
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