Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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PENSIERO PIU' O MENO POSITIVO

 

Da qualche tempo è diventata quasi convenzionale l’anticonvenzionale pratica del pensiero positivo in chiave quantistica.

E tutto inizia con teorie che hanno pretese pseudo filosofiche/pseudo fisiche/pseudo spirituali e pseudo antropologiche che hanno avuto origine millenni fa…

E’ sicuramente vero che in una realtà apparecchiata per essere in espansione ed interconnessa in ogni suo aspetto da ragnatele di studio, qual è appunto la nostra, qualcosa di buono e di vero si trova per forza, basta volerlo cercare; ma non di rado è un buono-vero che si accompagna anche a tante inesattezze, palesi contraddizioni, fuffine innocenti, cialtronerie scaltre ed oculate e non ultimo a forzature a cui nemmeno le già volenterose sorellastre di Cenerentola nel tentare di calzare la scarpetta di misura xs nei loro piedi stile Olivia sarebbero potute arrivare...

Ed io ne so qualcosa, credetemi, i miei piedi (e dita...) sono lunghi quanto i loro e sul genere “muoviti alluce!” (presente la scena di Kill Bill?)

https://youtu.be/G8uRDkh9nuw

Un esempio dell'inesattezza di cui parlo, preso fra tantissimi, è dato dai presupposti su cui l’astrologia antica si basava per legittimare le sue teorie. Presupposti che si sarebbero potuti ritenere tranquillamente corretti; ma solo fino alla scoperta che, proprio quelle costellazioni (sulla cui osservazione l'astrologia ancora si fonda) non sono, ahimè, collocate in un cielo bidimensionale e che i movimenti della Terra hanno mutato e continuano, seppure molto lentamente, a cambiare l’orientamento del suo asse di rotazione rispetto alla sfera ideale delle stelle fisse.

Il punto della questione, quindi, è semplice: e cioè che i dati di osservazione su cui viene elaborata qualsiasi teoria dovrebbero essere sottoposti ad una revisione e ad un aggiornamento puntuale per potersi sviluppare e per essere in grado, poi, di mantenere non solo una validità che li renda credibili, ma anche un’onestà che li autorizzi e li legittimi.

Ed anche quanto riguarda la seconda legge più famosa del mondo occidentale moderno (subito dopo quella di gravità), vale a dire la cosiddetta "legge di attrazione", il discorso è simile; in questo caso, però, non sono presenti solo inesattezze e fuffine innocenti ma anche scaltre cialtronerie molto studiate.

IN ALTRI TERMINI: Per chi apprezza (o suo malgrado conosce) un certo tipo di televisione, potremmo parafrasare il “trash chic” della Cipollari di nostra Maria di Mediaset, affermando tranquillamente che la popolarissima "legge di attrazione" è..."businessssssss!”

Ma prendiamola e consideriamola, ora, per i due suoi fondamentali scivoloni da penna rossa:

Primo capo d'accusa: non aver osservato l’indicazione della scienza che recita “non nominerai la fisica quantistica invano”.                                                       

Secondo: aver snaturato il significato della incommensurabile potenzialità umana riducendola ad un penalizzante e monco obbligo di pensiero ostinatamente e ipocritamente “positivo”. Tanto da renderlo...negativo!

 

Potremmo, così, dire, riferendoci anche ai post precedenti in argomento teologico, che l’obbligo alla positività forzata che incita a "sorridere tristemente piuttosto che non sorridere affatto" è un triste invito che sta alla serenità e all’alchimia come il cattolicesimo sta al cristianesimo.

Oppure, potremmo anche dire che la legge dell’attrazione sta alla fisica quantica come la morale sta all’etica...o, ancora, come il sentimentalismo sta al romanticismo…

Ma partiamo dall’inizio.

                                                           

Questione prima: fisica quantica. Questa autonominata legge si vuole autolegittimare, appellandosi ad alcune teorie quantistiche fino ad ora non applicabili, dal momento che i dati della meccanica quantistica a cui fanno riferimento hanno trovato riscontro solo nel contesto microscopico.

Attenzione, non tutto è fantascienza: sicuramente, infatti, è vero che già si vedono orizzonti della fisica applicabili per soluzioni tecnologiche (dal computer quantistico ai sistemi di localizzazione GPS di precisione millimetrica ed alla comunicazione impostata sul teletrasporto quantistico non intercettabile et cetera) ed è altrettanto vero che l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica promette con una certa sicurezza di portare a breve la meccanica quantistica nella nostra comune vita di ogni giorno; ma l’aver dato fino ad oggi per assunto ed avvalorato qualcosa che, di fatto, invece non era ancora scientificamente rilevabile, non le ha certo conferito buone e stimabili credenziali.

Perché se è vero che la meccanica quantistica è una teoria fisica, ed in fisica può verosimilmente e tranquillamente accadere che un esperimento vada a contraddire la teoria che lo dimostra, è comunque pur sempre vero che si sta parlando di una scienza supportata da formule e processi che meritano di essere compresi prima di venire abbracciati e rivisitati alla propria occorrenza solo in virtù del loro (indubbio) fascino.

La sovrapposizione degli stati, il collasso della funzione d'onda et similia sono teorie suggestive che si prestano molto facilmente ad essere stemperate di romanticismo; ma la fisica quantistica è una scienza composta da formule matematiche e non da supposizioni legittimate dal desiderio o dal pensiero astratto, e decidere a priori di non tenerne conto significa solo ripetere un meccanismo da scoop sensazionalistico già visto per la cronaca nera.

Prendiamo, ad esempio, l’azione di scelta che in fisica viene denominata come “collasso della funzione d’onda” e dalla quale dipende in ogni istante ciò che deve accadere.

Questa particolare azione, che i promotori della legge con la medaglia d’argento richiamano con una certa frequenza per motivare le loro teorie, viene da loro presentata ed esposta come una figlia dell’inconscio e/o della volontà.

In realtà, però, questo processo non è prodotto dalla mente; ma al di fuori di essa. Si svolge, infatti, in quella fase che viene definita “degli stati quantici sovrapposti indeterminati e paradossali” in cui né il tempo né lo spazio hanno ancora un effetto, in cui tutte le varianti sono sospese in un non-tempo peculiare alla compresenza di infinite possibilità e dove non esiste la materia.

Appurato, quindi, questo stato subatomico fuori da un contesto spazio-temporale, presente in una situazione definita da Bohm come “dimensione dell’ordine implicato”, non ha più senso parlare di volontà individuali che influiscano sugli eventi potenziali e nemmeno di menti che elaborino progetti e desideri riferibili ad una realtà che ancora deve emergere… Senza contare, inoltre, che la volontà personale, in ogni caso, incontrerebbe ed incontra un limite ogni qualvolta si presenta la variabilità situazionale prodotta dal movimento concausale di tutti gli altri esseri.

E, se proprio vogliamo dirla tutta, non c'è solo una presa in prestito maldestra della scienza. Non è nemmeno onesto, infatti, spacciare per una grande scoperta quelle che sono l’acqua calda per certe verità di fede e che, tanto le religioni (di ogni dove) quanto le psicologie (di ogni portata) dallo studio dell’atteggiamento superstizioso, all’esperimento sull’osservazione dei piccioni di F. Skinner riguardo al rinforzo positivo, avevano già manifestato e spiegato in quasi ogni lingua del mondo.

La nostra mente è di certo un mezzo inimmaginabile e potente oltre ogni scommessa; ma esattamente come la sola azione del pensare e del riflettere non è sufficiente per fare di chiunque un filosofo, anche il ricercare significati senza strumenti e senza riscontri empirici non trasforma tutti in uno scienziato.

Fa di noi solo persone con credenze, desideri, idee. Il che può essere un ottimo punto di partenza; ma non è un punto di arrivo scientifico.

Ed arriviamo al secondo...

                                                       

Il secondo scivolone della “legge”: l’ottimismo galeotto.

Facciamo subito una distinzione: da una parte c'è l’atteggiamento creativo e coraggioso di chi abbandona i piagnistei vittimistici (così smettendo di dare all’esterno ogni colpa per ciò che è, vive o fa, ed assumendosi le proprie responsabilità piene e coscienti, magari imparando anche a prendere dimestichezza nel convertire la sventura in un'opportunità attraente...) e dall’altra, molto distante da tutto questo, c'è, invece, il grottesco mantra che induce a vedere (per forza) “la vie en rose”.

La tecnica del pensare forzatamente in positivo, infatti, non è un aiuto.

E non solo non aiuta; ma impedisce anche di trasmutare, alchemicamente, il metallo (o qualsiasi altro materiale vogliate…) in oro (metaforicamente parlando).

E questo perché non ci permette di trasformare noi stessi grazie ad un'integrazione e un superamento delle varie parti; al contrario ci deruba, limitandosi a voler cancellare, talvolta deliberatamente ignorandoli e talvolta sconfessandoli e reprimendoli, tutti quegli aspetti negativi (della personalità, della vita, delle circostanze) che non possono immediatamente rientrare nella gamma cromatica di "bello, piacevole, facile".

Ci offre, così, una canzone preconfezionata da cantare indossando occhiali rosa in modo che si possa fingere che dietro gli occhiali, solo perché non li vediamo, non esistano più i muri scrostati insieme alle parate di cemento da schivare o alle palate di terra da scansare (o su cui risalire, per riemergere dal fosso, proprio come il cavallo del racconto che, in questo modo, evitò di farsi seppellire vivo...)

Ma il punto è proprio questo: se piangere, lagnandoci e concentrandoci soltanto sul problema, non ci aiuterà certo a risolverlo, nello stesso identico modo, però, anche negare le palate di terra o l’esistenza del fosso in cui si è caduti non sarà la soluzione.

La commistione delle due cose è, invece, la sola realmente fruttuosa e geniale.

E’ necessario riscontrare, senza negarli, la difficoltà ed il problema, per trovare una via d’uscita.

Perché è proprio il problema ad offrire la soluzione, un po' come quando ci si accorge che, ponendo nel modo corretto una domanda, la risposta il più delle volte diventa accessoria.

Pensare ostinatamente in positivo significa solamente forzare il negativo verso i labirinti sotterranei dell’inconscio, spingendolo a nascondersi lì, in un luogo notoriamente molto meno ospitale della superficie.

Rifettiamo: l’inconscio è più forte della nostra mente cosciente ed ogni scheletro stipato in un armadio e poi recluso nella cantina dell'inconscio non potrà scomparire solo perché stiamo inforcando gli occhiali rosa. Certo, non lo vedremo liberarsi da solo e comparire dalle scale; ma altrettanto certamente troverà altri modi carini per farsi ricordare.

Inoltre, se da un lato è vero che le aspettative positive fondate su esperienze passate e vincenti aiutano ad affrontare con serenità e sicurezza tutte quelle situazioni che si ripropongono seguendo gli stessi schemi, andando a rafforzare la convinzione che alcune cose tendono a ripetersi nel tempo, dall’altro è anche vero che l’aspettativa positiva può rasentare un’incoscienza che amoreggia incautamente con la pigrizia inducendo all’inazione...

Un pizzico d'insicurezza e di paura non sono l'anticristo e ci possono regalare quella precisione/cura e prudenza che sono doni piuttosto scomodi, a volte (e sicuramente non sempre accolti con tripudi di eccitazione) ma che sono indispensabili quanto i gusti amari o acidi in cucina.

Ed è solo quando ci sono anche loro a presenziare al banchetto (e a collaborare con l’intelligenza e la creatività senza limiti) che possono avvenire miracoli di ogni gusto e colore.

Sta solo a noi la scelta: se stare a guardare con occhiali a colori un sepolcro imbiancato... oppure partecipare attivamente ad un restauro (laborioso) della Cappella Sistina.

 

 

                                    

 

 

 

 

Nota: Le immagini sono state reperite dal web e non è stato possibile risalire alla loro appartenenza, qualora i legittimi proprietari lo richiedessero, verrebbero immediatamente rimosse. Grazie.


 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 23/06/17 alle 20:30 via WEB
No… non è per il fatto che i sostenitori della legge lo contestualizzino in un laboratorio “solo teorico”figurati, io ho un’impostazione filosofica della ricerca, non fisica! e per me le idee sono essenziali; quindi no, non è per questo, ma perché semplicemente si avvalgono di una conclusione partendo da una premessa maggiore che Heisenberg non ha detto e nemmeno Schrödinger e neppure Bohr. E nemmeno gli altri fisici da loro citati. Loro, ripeto, e in modo legittimo, possono, arbitrariamente prendere in prestito, in affitto, acquistare o vendere qualsiasi regola di qualsiasi altro mondo, ma nel farlo (non so più come espormi, quindi provo così…) non ha senso che facciano diventare Heisenberg un fautore della legge di attrazione, santo Dio! ;-) o un testimonianza di qualcosa che semplicemente non ha detto e non ha pensato. E dai… lasciamo in pace e rispettiamo chi non la pensa come noi senza mettergli in bocca parole non sue. E’ più chiaro, forse così. Da quello che ho letto, da promozioni di libri a video, purtroppo i trafiletti ed i passaggi che facevano passare questa puttanata, perdonami il termine , erano numerosi, nat, e credimi, non si potevano guardare…era veramente un imbarazzo. E lo dico per loro, perché si sono fatti un autogol non da poco…Della serie “come mandare in vacca in un secondo ogni potenziale bontà nel pensiero esposto”. Io, fino a quel momento, ad esempio, alcuni principi di queste teorie li ho seguiti con curiosità e condivisi, e ne ho apprezzato davvero alcuni punti; ma questo solo fino a quando, non ho letto che i loro promotori le presentavano come scienza portando avanti con il passare del tempo sempre più numerose pretese scientifiche e dicendo (non con queste parole…è una licenza, che mi prendo, ok? ma il senso è questo): “Accorrete, accorrete gente! Ora vi riveliamo un grande segreto ed è tutto vero! Quello che diciamo non è fantascienza, non è filosofia, non è un’ipotesi, non è una nostra legittima credenza e libera opinione ma è tutto assolutamente reale e comprovato pure dalla scienza, e lo sostengono pure Einstein, Heisenberg e gli altri…” Ed è qui che si sente un rumore pazzesco e compare nel cielo la scritta “BOOOOOOOOM!”. Tu continui ad affermare con estrema convinzione che “la legge dell’attrazione è imputabile a critica etica e NON SCIENTIFICA, perché la sua natura, la sua esistenza è un PUNTO DI VISTA (etc.)” e sarebbe condivisibilissimo ma il punto è che lo affermi TU. Non loro. Quanto sto cercando di dire dall’inizio è proprio che la tua dichiarazione non è affatto quella che affermano alcuni divulgatori della medesima….E no, non si sono affatto comportati come promotori di teorie pseudo filosofiche o di pensieri che cercano verifica e vogliono essere verificati. Magari l’avessero fatto, nat (non saremmo neppure qui a parlarne, perché il problema non si sarebbe neppure posto); ma ripeto, ancora, anche questo lo dici tu e (purtroppo) non loro… Quindi, che altro dirti? No, non errano premeditatamente perché rifiutano o deliberatamente non prendono in considerazione il fatto che le regole siano valide e verificate per un determinato contesto e no, nessuno li condanna perché le loro sono solo ipotesi! A parte il fatto che non condanno nessuno; ma comunque, no…non li sto biasimando per questo ma semplicemente e solo perché non è un atteggiamento corretto della ricerca (e della sperimentazione dello spirito e delle potenzialità) dire che Marx era cattolico o che Platone era epicureo perché ci fa comodo e ci serve un nome noto per darci credibilità… Se fossero scienziati, dici bene, andrebbero incontro a pesanti giudizi com’è capitato a chi ha abusato delle teorie scientifiche per verificare altre ipotesi…ma non lo sono, vero. Eppure talvolta si fregiano di esserlo, e comunque il punto non è neppure quello di abusare o meno di pretese scientifiche, ma solo di dire falsità. Potevano tranquillamente utilizzare come punti di partenza o di appoggio, per parallelismi, confronti e trampolini, Heisenberg, Bohr e pure tutta la fisica quantistica e sinceramente non ci avrei trovato nulla da ridire; ma secondo me hanno dato un cattivo servizio alla loro stessa credibilità nel dichiarare false affermazioni riguardo ai risultati degli esperimenti. Lo dici tu stesso: “il principio di indeterminazione di Heisenberg verifica il movimento di una particella e la sua persistenza, qualunque ipotesi uno scienziato avanzerà su una diversa teoria del movimento e della persistenza di essa, differente da ciò che afferma il principio, dovrà per forza essere verificato con una particella, non certo con un granello di sabbia”, appunto. Quindi che senso ha dire che Heisenberg ha affermato che il suo principio è stato verificato e ritenuto valido anche per la sabbia se non per la pallina da tennis, quando non è vero, dal momento che Heisenberg non solo non l’ha affermato, ma ha espressamente detto il contrario? ;-) Al di là del fatto che Heisenberg potesse pure avere torto, ok? Ma perché dire che in quel momento e durante quell’esperimento, la fisica ha legittimato le loro ipotesi se, di fatto, non è andata così e non è accaduto? Il ponte regge...speriamo anche lo spazio in Libero! ;-)
 
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