Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« LA GENTE NON ESISTEA proposito di tolleranz... »

SE NE RIDE CHI ABITA I CIELI, LI SCHERNISCE DALL’ALTO IL SIGNORE

 

I sorrisi più autentici sono quelli che illuminano i nostri volti

quando nessuno ci guarda.

(Minhal Mehdi)

 

Una volta si diceva che ridere eccessivamente e a sproposito fosse, nella “migliore” delle ipotesi segno evidente di sguaiatezza, mentre nella peggiore un segnale piuttosto inequivocabile d’imbecillità e accertata demenza.

Ma anche al di là del proverbio popolare che, con il suo risus abundat in ore stultorum, sanciva inequivocabilmente il concetto, e al di là del fatto che la chiave di lettura di una risata inappropriata stia appunto nell’essere “a sproposito”, sicuramente una larga e insistente espressione ridanciana, proprio al pari di un’incalzante mitragliata di facezie, alla lunga stanca tutti e, almeno per quanto mi riguarda, stanca anche a breve.

E c’è pure di più. Stanca quando non trasmette anche una sorta d’inquietante e inaspettata agitazione.

 

 

E’ vero anche che, inevitabilmente, in risposta ai sostenitori della teoria che la sovrabbondanza di risate sia prerogativa delle bocche stolte, altre fazioni contrattaccano chiamando in causa tutti quei litri di buon sangue che il riso – ma qui se la contende con il vino – produrrebbe. Però, forse, per far buon sangue è meglio distinguere risate sane da frustrazioni e tristezze mistificate o lasciarlo perdere e dedicarsi solo al vino (parola di quasi astemia).

Ed anche se, insieme all’acqua calda e al fatto che sono scomparse le stagioni intermedie, la psicologia e la medicina da web hanno sentenziato che bisogna ridere il più possibile – di tutto e tutti, con tutto e tutti – meglio se sfrenatamente, convulsamente e senza soluzione, per riuscire a stare meglio ed uscire dallo stress, (aggiungendo anche che, seppure non c’è un motivo per farlo, è raccomandabile farlo ugualmente perché il motivo seguirà) io mi trovo molto distante dal considerare sane le forzature. 

E sono convinta che questo antistress sia uno fra i più stressanti.

Una frase molto popolare da cui prendo considerevoli distanze è anche quell’invito a sorridere pur se di un sorriso triste, perché -la citazione sostiene- non esiste tristezza più grande del non saper sorridere.

Ecco, evidentemente chi l’ha detto, e non voglio proprio risalire alla fonte, non conosce affatto il carico d’angoscia che bussa dietro ad un sorriso composto di tristezza…perché altro non è se non una preannunciata cronaca di un’esplosione di buio accecante.

Però, sia chiaro, la mia avversione non deriva solo dal fatto che questi inviti ad oltranza al sorriso mi suonano stucchevoli e opprimenti quasi quanto il politicamente corretto, nonché evidentemente per me controproducenti. C’è anche una matrice logica a muovere le mie idiosincrasie.

Distinguiamo le risate una volta per tutte:

Una cosa sono quelle che rispondono al nostro cuore illuminato, quando s’incendia ed esplode di lucciole; ma decisamente un'altra sono le corse artificiose verso l’appropriazione di una frenesia di suoni che, per la loro totale assenza di pertinenza, possono ricordare vagamenente alcuni sintomi epilettici.

Queste corse alla risata senza fine non rientrano in nessuna aura di ben accetta ilarità e sembrano piuttosto nascondere tutt’altro buio. Quello che comunicano – o rischiano di regalare – è, infatti, piuttosto lontano dalla gaiezza luminosa che professano ed è pericolosamente molto vicino ad un nervosismo ansioso e capace d’innescare – una risata (e/o, talvolta, battuta) dopo l’altra - un climax di claustrofobica apnea.

Ed il risultato è davvero ben lontano da qualsiasi “suono di uno scontro fra stelle” che, invece, l’essenza della risata più autentica riesce a farci ascoltare.

Quindi, non sarebbe poi un gran male ricordarci - e magari ricordarcelo anche prima di farci sommergere da una convulsione di suoni nevrotici che costringono a felicità comandate - che quel magnifico “imprevisto capace di far volare via gli strati di tedio depositati dai giorni”, è sì, la grazia di un sorriso…ma pur sempre di un sorriso intelligente!

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
woodenship
woodenship il 26/05/18 alle 16:48 via WEB
Non posso che dirmi d'accordo con te:il sorriso come le lacrime, non può sottrarsi a quell'impulso di naturalità che lo rende autentico,pena uno svuotamento e quindi decadenza a sintomo patologico. In proposito, mi viene in mente un episodio di tante vite fa:mi trovavo a passare per El Salvador, capitale dello stato di San Salvador(Centro America),ai tempi in cui la guerriglia era molto forte e la guerra civile pareva non aver soluzione.Camminavo per le strade di questa città così infelice pure nel sole così squillante per le strade:anche in esso si sentiva una nota di dolore sulla pelle.Nota che poi gli occhi realizzavano con la visione di soldati ovunque appostati dietro barriere di sacchi di sabbia o solo bidoni della spazzatura.Mentre camminavo per la piazza principale,ad un dato momento mi giunse all'orecchio un suono festoso di tamburelli e canti:"Hari hari hari Krishna Krishna Krishna hari hari..."Una decina di aderenti alla setta degli Hari Krishna saltellava a destra e a manca,con un sorriso stampato in faccia, contrastante con i musi lughi dei volti oscuri degli spettatori.Un contrasto stridente assai:da un lato l'autenticità del dolore per l'oppressione e l'insoddisfazione per la realtò dura,quindi la tristezza espressione di ribellione;dall'altro il sorriso forzato dell'accettazione e l'ipocrisia della danza come celebrazione a suggello della dittatura del realismo sull'aspirazione alla libertà pur se triste...Sì:credo anch'io che,se è vero che il riso fa buon sangue,è anche vero che,se non è espressione naturale,bensì forzata d'una ilartà forzata,la cosa può benissimo darsi come manifestazione di sintomo patologico,definibile con il termine di"scemo"senza appello..........Un abbraccio con un bacio scintillante di stelle........W.........
 
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