ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Un'amica, in un commento al mio precedente post, ha scritto:
"Tutto tristemente vero: razzismo e poi proteste antirazziste che sfociano nella violenza e nell'estremismo medievale da censura ad ogni cosa, film, parole e quant'altro, come si è visto. E poi la gente...che è rimasta la stessa, con la stessa mentalità mai cambiata di una mezza virgola, nulla la cambia..."
Sul fatto che la gente non cambi, naturalmente, non posso che rispondere che no, la gente che non vuole cambiare, certamente non cambia.
Il fatto consolante è che se volesse, però, potrebbe, e che se non lo fa è comunque per una sua libera scelta. Ed avrà i suoi motivi, i suoi tempi, le sue convinzioni, seppure lontane anni luce da ogni nostra visione del globo. Ma è proprio per il fatto che non cambia, e che ripete la storia in uno scenario già visto, restando intrappolata in un ennesimo giorno della marmotta, come nel film del 1993 con Bill Murray ed Andie MacDowell, che non si accorge nemmeno di passare dal ruolo di agnello sacrificale al ruolo d'inquisitore, senza passare dal "bar-lume" del discernimento a rifocillarsi la rete neurale.
Siamo al 4 luglio.
Oggi è il 185º giorno del calendario gregoriano, mancano 180 giorni alla fine dell'anno, è il giorno in cui la Terra è più lontana dal Sole e negli Stati Uniti si celebra la Dichiarazione d'Indipendenza; ma per la dipendenza dal contagiosissimo virus dell'oscurantismo, non sono previsti vaccini.
E si continua a veleggiare sullo stesso mare di giugno.
Si è da poco assopita l'eco della caduta dell'ultima statua di Cristoforo Colombo a Houston, in Texas, che di nuovo si cercano altre streghe da bruciare in nome, non della libertà, ma di tutti fanatismi del creato.
E non avevamo ancora salutato quei dolcetti al cioccolato - alimento che, ahimè, ha la "colpa" e il "merito" d'essere scuro - prodotti da più di settant'anni dalla Dubler con il nome di "Mohrenkopf", ovvero "teste di moro" (da non confondere con le altrettanto potenzialmente in bilico, produzioni in ceramica di Caltagirone, o con la gradazione di colore marrone scuro utilizzata per l'abbigliamento) che il vento della follia già sostituiva Via col vento.
Malauguratamente, però, nessun vento ha rinfrescato le meningi delle multinazionali e pochi giorni fa anche i cosmetici si sono sentiti accusare di razzismo. Il gruppo francese L’Oreal si è sentito in dovere di abolire un'altra parola: bianco. Ed a questo punto direi che se non si può più dire "nero" e nemmeno "bianco", anche la Vecchia Signora potrebbe intravedere un futuro molto complicato...e nonostante i miei natali color sangue granata, avrebbe tutta la mia solidarietà.
Da adesso in poi, quindi, i prodotti "sbiancanti", "illuminanti" e finalizzati a dare luce uniformando la grana della pelle non saranno più una cosa buona e giusta. E' il Festival del nonsense, ma sapete, l'inquisizione procede in questo modo, ingravida l'ignoranza e mette al mondo tanti fanatismi che non distinguono più la mano destra dalla sinistra, il naso dalla bocca, il cervello dalle natiche.
Capisco che attaccare un simbolo equivalga ad attaccare l'ideologia che lo vivifica e capisco che qualche volta sia necessario accendere un falò per bruciare il passato; ma per non finirci dentro a quel fuoco, sarebbe il caso di tenere acceso anche un piccolissimo buon senso. Anche minimo. Anche a basso dosaggio.
Perchè non ha senso demonizzare una parola, un colore, un nome ed un dizionario colpevoli solo di essere stati strumentalizzati.
Prendiamo il concetto di "razza" - di per sè, nato per definire un raggruppamento d'individui costituito in modo empirico sulla base di caratteri somatici esteriori comuni - che, ora, è stato scientificamente considerato come privo di alcun fondamento sul piano dell'analisi genetica.
Questa parola è stata impugnata al fine di operare arbitrarie differenziazioni sul piano delle relazioni socio - politiche e per definire strampalate ipotesi di supremazia di un uomo rispetto ad un altro in nome soltanto di una peculiarità estetica, una pigmentazione della pelle, un'appartenenza geografica; ma il fatto che il vocabolo sia stato sostituito con una più corretta alternativa che non possa determinare alcuna differenza sostanziale nell'unica specie umana, non ha comunque cambiato di una virgola il modo di pensare di chi, come me, l'ha sempre considerata alla stregua del termine etnia e, purtroppo, allo stesso modo, non cambia la convinzione di chi crede che non siamo tutti figli della stessa mamma.
Tant'è che, anche tra consanguinei, c'è chi rivendica una supremazia sul proprio fratello, senza scomodare nessuna differenza di "razza".
Non era necessario che la scienza dimostrasse che non esistono razze a livello biologico per sapere ciò che era ovvio, dal momento che eravamo già tutti esseri umani da ben prima che si potesse anche solo sognare l'esistenza del DNA, scoperto solo negli anni Cinquanta del 1900...
E quindi sembrerebbe che non si possa più dire nero, un po' come non si può più dire cieco, o vecchio. Si deve per forza utilizzare un paracadute perbenista che non suoni come scorretto o insensibile; mentre, a parere mio, è molto più insensibile (oltre che palesemente ridicola) la presa per i fondelli di chi crede che, definendo "diversamente vedente" chi non ha la vista o "diversamente giovane" chi è nato agli anni dei re magi, possa - magicamente - se non rischiarare la prospettiva di un cieco o rinfrescare la pelle di un anziano, comunque rendere più dolce o in qualche modo meno oggettiva la loro condizione.
Se la giovinezza è uno stato d'animo e la cecità non preclude la capacità di avere ben altra e più profonda vista, non sarà certo attraverso queste circonlocuzioni che le persone interessate lo scopriranno.
Il razzismo, la mancanza di tatto, il cinismo e la meschinità stanno solamente nell'intenzione di chi legge o pronuncia tutte quelle neutralissime parole.
E non solo cancellare il termine "sbiancante" non aiuterà a rimuovere l'idiozia nel DNA di chi è convinto della supremazia di una etnia, di un orientamento sessuale, di un credo religioso, di una fede sportiva (et cetera) rispetto ad un'altra; ma, anzi, farà di peggio: incrementerà la ristrettezza ideologica, il buio mentale, la sospettosità, il fanatismo e l'insofferenza.
Mettere all'indice i libri non ha mai impedito - e per fortuna! - che la conoscenza dilagasse, così come coprire le nudità delle statue o rivestire i dipinti ritenuti immorali dai perbenisti non ha mai frenato l'arte. Perchè voler seguire le stesse modalità repressive, adesso, per promuovere la libertà?
Il film Gone with the Wind - tradotto in italiano Via col vento - ed ancor prima il libro da cui è stato tratto, è un esempio cristallino di storia nella storia in un periodo storico in cui i pregiudizi razziali esistevano. Una cosa è opporsi con fermezza ad ogni ventata razzista, altra cosa è farsi trasportare da un vento di dabbenaggine, arrivando a voler decontestualizzare la stessa arte dal periodo storico in cui è nata...
Un film girato negli anni Trenta e ambientato a metà dell’Ottocento non può essere considerato razzista perché descrive un’epoca che, di fatto, è stata un'epoca razzista. Bandire un film storico è come voler prendere un libro di storia e strappare le pagine indicative dei periodi più bui per fare finta che non siano mai accaduti.
Un film, come un libro, può essere semplicemente un viaggio nel tempo. E non sempre quello che si vede nel viaggio è in sintonia con quello che avremmo desiderato vedere. Possiamo ripercorrere la storia dell'Olocausto quante volte vogliamo ma non troveremo mai umanità e spazi verdi nei campi di sterminio.
Non troveremo i fiori dentro i cannoni durante le guerre e non potremo cambiare niente di ciò che è stato, proprio come fare il presepe e celebrare il Natale ogni anno per onorare la nascita del Figlio di Dio, non cancellerà però mai il fatto che Cristo è stato inchiodato ad una croce perché qualcuno, a suo tempo, se n'è lavato le mani.
Ma se la follia indirizza a distruggere le statue e a vedere il male nel nome di un cioccolato, allora, davvero che Dio ci aiuti, perché lo spettro di Tomás (de Torquemada) è ritornato ancora e come tutte le inquisizioni, anche questa, dopo aver travestito gli omicidi ed i fanatismi da "santi" ideali, presto metterà all'indice anche il già non poco provato Giacomo (Leopardi) perché, ricordiamocelo, nella poesia A Silvia, lodando i suoi capelli neri, li definisce negre chiome...
L'immagine, già utilizzata e sempre ricorrente, è di Francisco Goya:
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