Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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Oggi, però, non muore nessuno

Post n°365 pubblicato il 03 Giugno 2024 da ElettrikaPsike
 

 

Non è un bel momento.

Sono stata cresciuta dai nonni fin da quando avevo pochi mesi e la mia famiglia è stata da sempre, ante litteram, una famiglia allargata. Non è di questo, però, che oggi voglio parlare e, per andare dritta al punto, specifico che ho sempre avuto un rapporto saltuario e non regolare, diciamo non istituzionale, con mia madre.

La mia vera mamma è stata, per me, la mia nonna paterna.

Era lei che chiamavo mami in mille modi diversi e non mia madre.

Mia madre è sempre stata Lilly - una figura giovane e indefinita, esteticamente attraente e con un ottimo profumo, pochi gioielli accuratamente scelti, vestiti eleganti e classici accompagnati da qualche accessorio singolare ed insolito - che, di tanto in tanto, circa ogni settimana, giorno più o giorno meno, si materializzava nella mia vita.

Un'ipotetica zia? Una sorella molto più grande? A tre anni non lo sapevo con certezza, nonostante fossi lievemente confusa da questa figura che m'invitava a farsi chiamare "mamma" quando io, di madre, ne avevo già una, tutti i giorni per 24 ore al giorno; ma via via che crescevo, ho imparato a capire chi fosse e a riconoscerle un ruolo nella mia vita.

Sebbene, comunque, a distanza, in case e famiglie distinte e, soprattutto, con mentalità e gusti agli antipodi.

È stato sempre diluito il rapporto tra di noi. A volte leggero e superficiale, a volte stridente e acido di attriti feroci, ma invariabilmente problematico, per quanto ci si sforzasse.

E quand'anche lei non avesse fatto le scelte che ha fatto, io credo che saremmo rimaste fondamentalmente incompatibili, come l'olio quando s'incontra con l'acqua.

Da qualche tempo, però, la sua condizione mentale è degenerata: l'ombra dell'Alzheimer ha assunto forme sempre più grandi che le valutazioni diagnostiche non avevano saputo cogliere, perché ancora non supportate da evidenze cliniche. Fino ad arrivare ad oggi. O, meglio a qualche settimana fa, quando è stata ricoverata con la polmonite, perché si sa che piove sempre e di più dove già è bagnato.

Ed oltre alla malattia neurodegenerativa, è spuntata anche una massa polmonare inoperabile e non trattabile ed io non immaginavo che sarei stata così male per lei.

Ma adesso, come sempre accade, mi vengono in mente solo le cose belle (e nemmeno così tante, in verità) che mi ha detto o che ha fatto nella sua vita: un cagnolino di legno con le rotelline che mi ha comprato quando avevo 4 anni, il pigiama con il panda che voleva darmi in ospedale (non era nemmeno suo, ma credeva lo fosse) ed il fatto che si preoccupasse se mangiavo o che avessi le mani fredde, anche se non ragionava più.

Un giorno si è commossa vedendo una ragazzina down che giocava con il padre e ripeteva - più a se stessa che a me - quanto doveva essere bello avere un papà con cui giocare, perché lei non l'aveva mai avuto. E rimpiangeva di non aver potuto crearsi una famiglia numerosa.

Ha combinato molti guai - non vi è dubbio - ed alcuni errori; ma non ho neppure una briciola di rancore verso di lei o per quello che mi ha fatto. Vorrei solo che stesse bene e che potesse essere ancora un poco felice e serena.

E soprattutto non voglio che altri medici impotenti e confusi ne parlino come se fosse un relitto da abbandonare ad una fine certa ed orrenda.

Ed allora, finché ci sarò io, vi dico che oggi qui non morirà proprio nessuno. E di certo, non così...

 

 

 
Rispondi al commento:
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 06/07/24 alle 19:37 via WEB
Ti dico che si, tutti svolgiamo - e abbiamo svolto - il nostro ruolo, malgrado tutto. Ed è vero che, talvolta - anche solo per una questione di diversità contestuale oltre che individuale - i figli possono non capire i genitori, ma è reciproco ed allo stesso modo non tutti i genitori capiscono i figli. Non tutte le figlie vivono il complesso di Elettra - o se lo vivono, non le tocca allo stesso modo, come non tutti i figli maschi quello di Edipo. Non so se il tempo della "verità" sia che una madre e un padre "amano i propri figli". Non tutti sono in grado di farlo, rteo. Non tutti sono padri e madri, pur avendo un figlio e la storia, la vita dimostrano che molti genitori sono incapaci di amare (o di farlo nel modo in cui ci si aspetterebbe da un padre e da una madre) e taluni compiono azioni terribili sui figli. I genitori sono prima di ogni altra cosa persone e non entità a parte, ed ogni persona ama - o non ama - a seconda di ciò che è nelle sue possibilità. Ed è una verità risaputa e vecchia quanto il mondo che non è affatto sufficiente generare biologicamente un figlio per essere un buon genitore; la genitorialità richiede impegno, affetto, comprensione e spesso un apprendimento continuo. E per quanto ci siano mille e uno motivi per cui un genitore potrebbe comprensibilmente non essere in grado di amare o curare adeguatamente il proprio figlio - dai traumi ai disturbi psicologici, alle condizioni socioeconomiche, alla mancanza di modelli positivi e di competenze necessarie - va, però, ammesso che non è scontato nè universale l'amore di un genitore per un figlio. Se così fosse, infatti, e bastasse davvero soltanto concepire o partorire per potersi trasfigurare all'istante in un genitore amorevole, non ci sarebbero abbandoni, maltrattamenti, abusi ed omicidi. Non sarebbero mai esistite persone che hanno compiuto azioni terribili sui figli. Inoltre, sul fatto che un figlio sia la sostanza di chi l'ha concepito che prosegue nel tempo, che dire...i genitori contribuiscono geneticamente e influenzano (parzialmente) il contesto iniziale in cui un individuo viene al mondo, ma ogni persona sviluppa la propria identità attraverso la propria indole soggettiva, le proprie personalissime scelte ed esperienze e, non ultime, le influenze esterne. Esperienze di vita e crisi evolutive formano l'identità unica di un individuo e l'individuo è libero di creare il proprio significato e destino al di là delle influenze iniziali. Ognuno di noi è unico ed ha il potenziale di trascendere liberamente le proprie origini (e per fortuna... o non ci sarebbero "riscatti evolutivi", ma saremmo tutti mere clonazioni di chi è venuto prima di noi). Le teorie che i figli siano una continuazione dei genitori e che l'amore genitoriale sia automatico, quindi, mi sembrano un azzardo. Le relazioni genitori-figli sono complesse e influenzate da molti fattori, sia interni che esterni; ogni persona è unica, al di là della propria matrice genitoriale e la capacità di essere un buon genitore, un pessimo genitore o semplicemente un genitore non genitore dipende da molteplici aspetti che vanno ben oltre la semplice biologia.
 
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