ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Premessa
In quest'estate olimpica e parigina, sotto un cielo che non accenna ad ammorbidire i conflitti bellici in zone già da tempo devastate da stragi, rovine e lutti - e che, anche nella mia vita personale ha segnato una perdita ed un momento complicato - mi appresto a scrivere un post che nasce dal commento di un utente - rteo - che ringrazio, perché mi ha dato già altre volte agganci e più di un pretesto per sviluppare anche qui un mio pensiero.
Genitori e figli
Tutto ha inizio con il fatto che nel suo commento ha scritto che per lui i figli sono la sostanza e la continuazione dei loro genitori e che da loro sono anche indistintamente amati, ed infine, che i padri e le madri sono sovente incompresi. Io sono in disaccordo con le prime due cose e parzialmente d'accordo con la terza.
Parto subito dall'ultima e dico, semplicemente, che è vero che, talvolta - anche solo per una questione di diversità contestuale, anagrafica, oltre che individuale - i figli possono non capire i genitori, ma è altrettanto vero che è una cosa reciproca e, allo stesso modo, non tutti i genitori capiscono i propri figli. Non tutte le figlie vivono il complesso di Elettra (o se lo vivono, non le tocca allo stesso modo) come non tutti i figli maschi quello di Edipo.
Nel mio caso, ad esempio, ho capito mia madre e le sue scelte al punto tale di averla io stessa rassicurata sui suoi "errori". Ma probabilmente è stata lei a non essersi mai perdonata e, di conseguenza, non è riuscita mai nemmeno a perdonare gli altri.
Ed arriviamo al punto scomodo e dolente che gli esseri umani vogliono rimuovere energicamente, pur essendo una realtà sotto gli occhi di tutti e violentemente lampante ad ogni coscienza, e cioè che non tutti i genitori amano i propri figli.
E non mi riferisco solo ai casi più scellerati ed estremi - perché si sa, la storia ce lo racconta e la vita lo dimostra con estrema e meticolosa precisione, che molti genitori compiono azioni terribili sui figli - ma anche soltanto a quegli individui che, molto semplicemente, non sono capaci di amare secondo le più comuni aspettative, vale a dire nel modo in cui ci si aspetterebbe da un padre e da una madre.
E questo perché non ci si ricorda mai che i genitori sono, prima di ogni altra cosa, persone e non già entità distinte dagli altri esseri umani ed ogni persona ama - o non ama - a seconda di ciò che è nelle sue possibilità. Non di più e non diversamente.
Ed è una verità risaputa e vecchia quanto il mondo quella che ci mostra che non è affatto sufficiente generare biologicamente un figlio per diventare immediatamente un genitore. La genitorialità richiede impegno, affetto, comprensione ed un apprendimento continuo. E per quanto ci siano mille e uno motivi per i quali un genitore potrebbe (anche comprensibilmente!) non essere in grado di amare o curare adeguatamente il proprio figlio - motivi che spaziano dai traumi infantili ai disturbi psicologici o alle difficili e disagiate condizioni socio-economiche, fino alla mancanza di modelli positivi e di competenze necessarie - va, però, anche ammesso che non è neppure scontato che sia innato questo amore. Perchè se così fosse, e se realmente bastasse concepire per potersi trasfigurare all'istante in un genitore amorevole, non ci sarebbero abbandoni, maltrattamenti, abusi ed omicidi. E nemmeno aborti e adozioni.
Se fosse tutto così meccanicamente predisposto, non sarebbero mai esistite le persone che hanno compiuto azioni terribili sui figli, ma neppure esisterebbero e sarebbero esistiti coloro che, molto semplicemente, non sono in grado di fare i genitori. E non si sentono di farlo. Perché non tutti sono padri e madri, pur avendo un figlio.
E sul fatto che un figlio sia la sostanza di chi l'ha concepito che prosegue nel tempo, che dire...?
E' chiaro che i genitori contribuiscano geneticamente e che influenzino (parzialmente) il contesto iniziale in cui un individuo viene al mondo, ma ogni persona, in seguito, sviluppa la propria identità attraverso un'indole soggettiva e attraverso le proprie personalissime scelte ed esperienze e, non ultimo, in virtù delle influenze esterne. Esperienze di vita e crisi evolutive, difatti, formano l'identità di un individuo che, a sua volta, è poi libero di creare il proprio significato e il proprio personale destino al di là delle influenze iniziali. Ognuno di noi è unico anche nella possibilità di trascendere liberamente le proprie origini.
E, aggiungo, per fortuna...
O non ci sarebbero "riscatti evolutivi" e saremmo tutti mere clonazioni
di chi è venuto al mondo prima di noi.
P.S. QUI DI SEGUITO, A GRANDE RICHIESTA DA PARTE DEI FANS
DEL BRANO DI KOROV_EV, LA TRADUZIONE DELL'AUTORE:
"Sono nata in una brezza d'acciaio ed una falce di luna era la mia cintura,
Sono nata in una brezza d'acciaio e nessuno può indovinare ciò che ho provato,
Come una lacrima di pioggia, ho cavalcato questo vento fino a terra,
Così sono cresciuta in un luogo desolato dove le pietre erano gli unici fiori ruvidi.
Sì, nel mezzo del nulla,
Senza sorelle, senza amici e senza fratelli
E non ero nulla di più che un piccolo granello di sabbia
Tutto ciò che avevo dalla mia parte era solo il mio cervello.
Una volta avevo una mamma,
Era così profumata, così dolce e così spaventata
Oh, un tempo avevo una mamma
Lei mi chiese vuoi essere il mio uccellino?
Così le dissi, madre, tienimi accanto, veglia sui miei sogni
e cantami una ninna nanna
E così il tempo passa confondendo la tua dolce mente traballante.
Sì, il tempo passa soffiando su di me il profumo di quei giorni:
Cani di legno, magliette da panda, mani gelide...
Ora tu hai bisogno del mio amore e io resterò.
Sono proprio come una pioggia stregata.
E spargo le mie lacrime sull'inferno dei viventi.
Sì, una pioggia stregata
Che scava le pietre, percuote le campane sacre.
Perché tu sai che sei mia madre.
Finché rimarrò in piedi, nessuno di noi morirà...
Non in questo modo!"
Ancora grazie, Korov!
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