Creato da elioerato il 06/07/2009

Di Noi Due

una storia

 

 

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Capitolo 3

Post n°3 pubblicato il 07 Luglio 2009 da elioerato
 


Il suo cervello è un congegno davvero sofisticato. Accumula pensieri distorti a livello seriale, li apre, se li guarda per bene, li studia, costruisce attorno a loro filosofie di vita sempre diverse dalla sua. Incarta pensieri su pensieri, li rende vivi e sembrano sul punto di emergere, sempre più pronti a vivere di se stessi. Ma ad un certo punto, quando non rimane niente altro da pensare, quando resta solo la parte pratica, quando serve la reazione... l'azione... è a questo punto che avviene il ''reset''  , la rassegnazione.
Tutti i pensieri precedenti gli si riavvolgono come il mulinello di una canna da pesca. Il mondo fuori lo recupera giusto in tempo, appena in tempo prima che possa prendere una qualsiasi decisione autonoma.

Ma il reset oggi l'ha portato piu lontano del previsto.
Il frullare di pensiere deve averlo distratto più del solito. La sua fermata è gia passata e quando scende si sente sperduto come un bambino.
In quell'istante si rende conto di come in un attimo cambia lo sfondo. E' sceso nella parte meno attraente della città. La più povera e forse più pericolosa.
Scende le scale e percorre lentamente il corridoio sotterraneo della stazione. Risale , arriva alla biglietteria, dà una occhiata veloce agli orari, si allontana alla stessa velocità del suo sguardo e si ritrova in strada, a camminare curioso e affascinato dai palazzi in decadenza, le strade meno trafficate ma ugualmente puzzolenti. Cammina in un modo che non aveva mai fatto prima. Gli occhi sono aperti per guardare davvero le cose che si muovono attorno a lui.
La sua percezione è accesa, non solo limitata ad evitare gli ostacoli, attraversare strade, evitare di essere invesito.
Guarda i muri degli alti edifici grigi, la vecchia caserma abbandonata, la sede del sindacato, un vecchio ospedale malandato, un'osteria semivuota.
Non c'è molta gente per strada, tutti hanno lo sguardo basso, come a contare i passi, a verificarne la precisione. Un tragitto sicuro verso la meta. Tutti sanno esattamente dove andare. A pianificare la vita, a pianificare quel che resta.
Ora mentre cammina è costretto a guardare bene dove mettere i piedi. Il marciapiede è a dir poco irregolare, pezzi di cemento staccati, mattonelle sollevate. Non c'è molta attenzione pensa, per questo quartiere.
Qualche passo più avanti nota un locale. E' aperto, ma è di sera che comincia a vivere. Il muro esterno è dipinto di nero. I serramenti sono in alluminio colorato di verde. Prova ad entrare e subito nota il lungo bancone situato in una grande stanza con dei tavolini e delle sedie in ferro battuto. Siede ad uno sgabello, vicino al bancone, aspetta qualche minuto.. si schiarisce la voce a intervalli regolari, come a segnalare la sua presenza, poi dal presunto magazzino appare una signora che immediatamente si scusa e chiede se è tanto che aspetta. Indifferente alla domanda ordina un caffè.
Il locale è molto semplice, quasi spoglio, rappresenta al meglio l'essenzialità. Il bancone sembra fatto in casa, una struttura semplice rivestita da tavole grezze dipinte. E' praticamente un quadro gigante. Vi sono raffigurati, in uno stile quasi tribale, una serie di musicisti con i loro strumenti. Violini , arpe, tamburi, chitarre, sax, il tutto impresso da colori quasi accecanti alla luce del giorno. Le pareti sono dipinte di un blu scuro, un cielo stellato, con tanto di luna piena, nessun quadro appeso, solo una piccola bacheca con le locandine che presentano le varie serate nel locale.
Questa sera suona un quartetto jazz, la sera dopo c'è un cabarettista, ci sono anche le foto, non sembra gente famosa, ma c'è molta informazione disponibile su tutti gli artisti.
La serata di venerdi suonerà una ragazza.. ''Alessandra Valle'' , pianoforte e voce. Guarda bene la foto e subito si accorge della famigliarità di quel viso. E' la ragazza della stazione, la ragazza delle scarpe da ginnastica, la ragazza del sorriso.

 

(S, di nuovo insieme sempre, il buonumore ci accende)

 
 
 
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...tutto è da decidere e cosa succederà loro non lo sappiamo nemmeno noi.

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