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il mio incontro con Primo Levi

Post n°71 pubblicato il 26 Luglio 2007 da elioslibri
 

Negli anni antecedenti il Liceo
leggevo molto. Nell’esplorazione dello scibile che compii allora trovai il
mondo di uno scrittore torinese, personaggio pubblico e persona riservata ad un
tempo. Avevo letto di lui ‘Se questo è un
uomo’, romanzo dell’immediatezza dello scrivere, e ‘La tregua’ romanzo del
ripensamento. Mi accingevo a leggere ‘Il sistema periodico’ del 1975, dai tipi
di Giulio Enaudi, era il 1979, e telefonai a Primo Levi. Non che me lo avessero
‘insegnato a scuola’, fu una mia iniziativa; anzi a scuola, ricordo una classe
dall’insegnamento feroce, in terza media, dove ci fu una docente che si stupì
di tale mia iniziativa di qualche mese prima. Primo Levi fu molto gentile.









Mi parlò dei suoi romanzi: di
quelli letti da me fino ad allora, i primi due suoi, e di come passando a
quelli di narrativa, di racconti, non necessariamente ‘brevi’, si era
‘spogliato completamente della mia qualità di testimone e di ex deportato’ .
Era diventato scrittore. Gli chiesi di un altro scrittore. Gli dissi di come lo scrittore
Beppe Fenoglio si dichiarava sorpreso perché i critici scoprivano alcune cose
della sua scrittura, mentre ne ignoravano completamente altre.Mi rispose parlando della
distanza che vedeva i critici accentuavano tra i primi due romanzi: ‘Se questo
è un uomo’ e ‘La tregua’ e altri due libri, stavolta di racconti: ‘Storie
naturali’ e ‘Vizio di forma’. Levi mi disse che i critici dicevano di lui che
egli paragonava i Lager delle SS, con ‘moderni lager contemporanei’ come glieli
definii io allora, e mi disse che non era d’accordo. Mi raccontò inoltre che mentre
aveva scritto ‘Se questo è un uomo’ di getto, scrivendo a casa, in laboratorio
e in tram, ‘La tregua’ era stato un romanzo più meditato, scritto con
riflessione, ‘un capitolo al mese’. Iniziamo a parlare di lavoro quando gli
chiedo della sua professione di chimico. Dei suoi tentativi, riusciti, di
riallacciare i contatti dopo l’esperienza del Lager; esperienza che non si
cancella, afferma. Il lavoro lo ha salvato. Questo lo afferma in ‘Se questo è
un uomo’ e questo io ho letto e quando lo ho incontrato, gli ho chiesto. Il
lavoro sì era importante, mi spiega, ma non era lavoro che ricompensava chi lo
faceva, serviva a salvarsi la vita: Levi si è salvato poiché era Chimico, ma
soprattutto perché si seppe organizzare sin dal primo momento della prigionia.
Imparare la lingua tedesca, la lingua dei suoi carcerieri fu il primo
imperativo; capì subito, già dalle prime adunate dei prigionieri, che chi
capiva il tedesco, o sapeva rispondere in tedesco, si trovava su un altro
livello. Era più facile che sopravivesse. Quindi Levi inizia subito una studio
mnemonico e difficile di quella lingua. Impara a senso, come scriverà nel suo
memoriale. Levi ad Aswhitz lavora come Chimico in una fabbrica per la
lavorazione delle gomma. L’inverno tra il 1944 e il 1945 trascorre
sufficientemente bene per lui, da non morire di freddo e di stenti come altri
prigionieri. Quando arrivano le voci di un imminente arrivo dell’Armata Rossa,
Levi lavora molto lentamente dirà. Quanto per boicottare non visto il lavoro di
ricerca. Capisce che ormai il tempo della liberazione è arrivato, ma continua a
lavorare non alacremente. Poi con i suoi compagni di prigionia si trova solo
nel lager, tutte le SS sono fuggite, nel campo regna il caos, e molti muoiono
proprio ora, a un passo dalla libertà. Infine una mattina, in un’atmosfera
irreale, in un campo di prigionia ormai senza recinzione, si scorgono i primi
soldati dell’Armata Rossa. Levi e i suoi compagni sono salvi. Ma se per alcuni
la via del ritorno fu facile così non lo fu per Levi. Insieme ad alcuni
compagni di viaggio, più o meno occasionali, percorre le vie ferrate
dell’Europa post bellica. Spesso i treni subiscono lunghi ritardi, a volte
nessuno sembra poter fornire spiegazioni, altre il treno è costretto a giri
tortuosi per spostarsi tra le città della immensa Russia. Vorrei dire ai
lettori di Primo Levi, a coloro che iniziarono a conoscerlo dopo la tragica
scomparsa, o dopo le ultime due pubblicazioni editoriali, di ricordare
soprattutto la persona umana di Levi, non solo il suo predominante ruolo nella
letteratura italiana del secondo Novecento. Quello che visse nel Lager fu
l’uomo; l’idea dello scrivere e del documentare sarebbe nata dopo la Liberazione: allora
Primo lo potevi vedere sul tram in centro a Torino prendere nota di appunti
preziosi, pensare al romanzo sempre e comunque. In effetti Levi cerca subito di
pubblicare il suo primo libro, ‘Se questo è un uomo’, dopo il ritorno a Torino.
Questo volume resterà l’unico nella produzione del Dottor Primo Levi, Chimico,
come amava definirsi. Quando esce ‘La tregua’ non è ancora iniziata la fortuna
di Levi romanziere, ma già se ne delineano le prime tracce. Ma nel 1947,
parallelamente alla ricerca di un lavoro come Chimico, c’è per Levi la ricerca
di un Editore. Einaudi rifiuta il libro,
l’Editore De Silva pubblica 2500 copie di cui gran parte venduta a Torino.

 

Poi inizia la carriera di
scrittore; ma questa come si dice: è un’altra storia.
 

 
 
 

Post N° 70

Post n°70 pubblicato il 26 Luglio 2007 da elioslibri
Foto di elioslibri

Scrittura
creativa come veicolo di attività teatrale
L’azione
deve creare una tensione narrativa dove il pubblico segue il movimento e/o la
parola degli Attori in scena, in una sorta di ‘attesa commediografa”; viene a
crearsi un “pensiero” soggettivo dello spettatore verso qualcosa che sta per accadere in una visione e
un contesto soggettivi e diversi per ogni spettatore. Ogni spettatore appunto, vede
una “realtà messa in scena”. Per azione intendiamo anche un rapporto dialettico
tra i personaggi; diversità di opinione e vedute, che portano a conclusioni
diverse, e a diverse scelte sul da farsi, nello svolgimento della narrazione.



X es.: uno vuole uscire di scena ed un
altro glielo vuole impedire: su questo aspetto si può focalizzare una parte
dell’opera messa in scena; non possono le belle parole dei dialoghi sostituirsi
alla completezza narrativa di cui stiamo parlando. Aristotele, nello scritto ‘Poetica’,
scrive:“…è che coloro i quali cominciano a poetare riescono a perfezionarsi
nell’elocuzione e nella costruzione dei caratteri prima che nella composizione
dei fatti della vicenda”. Nel senso che per gli attori novizi è facile
costruire dialoghi e monologhi, magari senza movimento sulla scena. Più
difficile dare anche un’interpretazione con il corpo al senso del discorso.
Dario Fò, permio Nobel, lo ha dimostrato in un corso sulla recitazione di cui
esiste copia audiovisiva;



qui
l’attore fa una prova. Prima recita con impeto vocale e ampi gesti, ritmati
dalle parole, e scanditi nei movimenti, peraltro precisi e consoni al ritmo del
testo recitato. Poi afferma che non si può scindere la componente vocale da
quella gestuale: ripete il monologo ma con gestualità meno accentuata,
dimostrando che si crea così un ibrido di scarso valore teatrale. Ripete allora
il primo esperiemento, confermando in una sintesi il suo pensiero, dopo una
tesi e un’antitesi.

 
 
 

Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 26 Luglio 2007 da elioslibri
Foto di elioslibri

I) Cerca di raccogliere lettori e impara dalle loro critiche ma non eccedere nelle critiche su te
stesso.
II) 
Sii conciso. Dividi il lavoro in più sezioni e costruisci

un processo lineare. Usa sia il discorso diretto che quello indiretto.
III) 
Scrivi da diversi punti di vista cinematografici escrivendo le scene come viste da diversi punti di osservazione e secondo uno
schema logico.
IV) 
Intraprendi una direzione nello esporre i fatti,
e segui
questa direzione.

V) Controlla la frequenza delle parole chiave e usa giochidi parole anche negli argomenti più seri. Alterna attività a passività nel tuoesporre i fatti, e fallo chiaramente.Siate coinvolgenti: nel caso visualizzaste mentalmente una storia a tutto

tondo, completa e, secondo voi, vendibile, cercate di raccontarla in modo

coinvolgente per il lettore, come se gli parlaste direttamente, come se vi

immedesimaste nel personaggio. Cercate comunque una storia interessante ‘per

tutti’. Il vostro diario o la storia della vostra città ben difficilmente

interesseranno ‘molti’ lettori ed in nessun caso ‘tutti’ saranno interessati.

Fate su questo un attento esame del vostro lavoro.
Oltre ad essere chiari dovrete essere immediati. Per considerare un esempio

useremo sia Kafka che Manzoni. Kafka, nel suo lavoro ‘La metamorfosi’ scrive

come incipit del racconto: “Una mattina, dopo una notte di sogni inquieti,

Gregor Samsa si trovò trasformato in un mostruoso insetto”. Qui
Kafka in poche parole ci pone al centro del racconto. Il personaggio

principale è subito abbozzato idealmente, la scrittore è arrivato subito al

dunque. Così Manzoni. Alla fine del primo capitolo dei Promessi Sposi conosciamo

già la trama; è una specie di riassunto per immagini che elenca i fatti che si

troveranno nella narrazione. Il lettore è avvantaggiato perché conoscendo la

trama, sa all’incirca come si delineerà il racconto.

 
 
 

mai avuto l'idea di scrivere un libro?

Post n°67 pubblicato il 26 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri


mi piacerebbe che alcuni scrittori tra voi mi mandassero del materiale.
Magari ne facciamo un'antologia.
Se hai un'idea editoriale, se ti piace leggere e/o scrivere manda una e-mail a scriviora@lycos.it.

 
 
 

hai un'idea?

Post n°66 pubblicato il 26 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri


sto cercando di creare una libera comunità di scrittori, recensori e lettori.

Volete fare un suggerimento?


 
 
 

novità

Post n°65 pubblicato il 25 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri


ho deciso di contattare autori e autrici di racconti e romanzi e inviatarli a postare su questo blog. Inoltre presto sarà attivo un servizio di promozione editoriale.
Sto cercando chi scrivi per farlo incontrare con chi pubblica. Se hai un qualcosa di tuo, parliamone. scriviora@lycos.it

 
 
 

Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 25 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri


Stefano Benni è romanziere e giornalista, regista e commediografo; ha collaborato con quotidiani e riviste nazionali. Esordisce nel 1976 con Bar Sport, edito da Mondatori, con uno stile innovativo e originale, dotato di una satira acuta verso gli aspetti inquietanti della vita contemporanea vista attraverso il filtro di una comicità paradossale e fantasiosa. Si tratta di un classico della narrativa umoristica e descrive accuratamente la realtà e i bar italiani, nelle città di provincia. I titoli portano alla mente del lettore i luoghi comuni dei bar; i capitoli si intitolano flipper, calciobalilla e biliardo. Nel bar, come in tutti i bar italiani, si discute di ciclismo e di calcio oltre che di pesca. A questo libro seguirà Bar Sport 2000, il sequel; e dove c’era la figura della Luisona, la decana delle paste, c’è ora la figura della Palugona, tipica torta di Monzurlo e simile alla Luisona. Un altro racconto, molto divertente e ben strutturato è La Compagnia dei Celestini; questo racconto si svolge agli inizi degli anni novanta: il romanzo inizia quando su un muro dell’orfanotrofio dei Celestini della città immaginaria di Gladonia, compare un’oscura profezia: i protagonisti, Memorino, Lucifero e Alì fuggono dall’orfanotrofio per andare a rappresentare Gladonia nel Campionato di Pallastrada, gioco inventato da Benni, gioco misterioso inventato dal Gran Bastardo, il protettore di tutti gli orfani del mondo. Strani personaggi si lanciano nel loro inseguimento e personaggi altrettanto strani si incontrano più volte nel racconto. Un racconto con personaggi da scoprire pagina per pagina, personaggi che si fanno ricordare. Quest’anno Benni ha scritto Dottor Niù. Corsivi Diabolici per Tragedie Inevitabili. Un’acuta analisi del mondo contemporaneo; il mondo sta molto male, e altrettanto per la flora e la fauna e i climi: rimangono gli apostoli del nuovo, cioè del Niù. Tutto contiene il suffisso New: new economy, new way of life e la Storia, quella dei sussidiari e dei libri scolastici è sconvolta dalla ironica e tagliente penna di Stefano Benni.
I libri di Stefano Benni potete comprarli (scontati!) seguendo questo link:
Http://www.bol.it/libri/autore?tipoContrib=AU&codPers=00

 
 
 

Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 24 Luglio 2007 da elioslibri
Foto di elioslibri


Milos Forman lo conoscono tutti. Sappiamo che è nato nell’ex Cecoslovacchia nel 1932, ha perso i genitori da bambino, scomparsi in un Lager, ha studiato cinema a Paraga e ha fatto dei film Cecoslovacchi. Ma molti lo conoscono per il film su Mozart, “Amadeus” del 1984, o per il grande successo di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” del 1975, adattato dal racconto in prima persona di Ken Kessey, un bestseller e fastseller dell’epoca. Il film omonimo vinse cinque Oscar, di cui uno per la miglior regia: Altri lo conoscono ora per il recente “Goya’s Ghost” uscito nell’Aprile del 2007 o per lo “stagionato” film “Ragtime” del 1981. Questa volta parleremo del Musical “Hair”
Il sottotitolo era qualcosa come “Il musical tribale americano degli amanti del rock”; tribale perché il gruppo di amici del protagonista è chiamato nel film “La tribù”. Ed è così. Si tratta di 45 elementi che lavoravano a Broadway e che il 17 ottobre 1967, all’allora in costruzione Public Theater fuori Broadway; poi fu replicato al The Cheetah sulla quarantacinquesima. Infine arrivò a Broadway dove ebbe 1873 repliche. A Londra ci volle il crollo del teatro dove era in cartellone, non avvenuto durante lo spettacolo, dopo ormai 2000 repliche, per fermarlo. Poi riedizioni più o meno fortunate.
Quando lo show lasciò New York fu censurato a Chattanooga in Tennessee per i nudi di uomini e donne in scena. Invece a Londra questo Musical siglò la fine della censura da palcoscenico nel Regno Unito quando uscì. Dunque “La tribù” del film sono capelloni figli dei fiori e questo scandalizza sulle prime il benpensante Berger li incontra, Berger si trova a New York per partire volontario per il Vietnam. “La tribù” ha elementi pacifisti, attivisti politici, che bruciano la chiamata per il Vietnam, in una cerimonia a Central Park, tutti tranne Berger, che partirà dopo un fine settimana di iniziazione alla Marijuana e alla vita di spirito libero. Gli amici lo raggiungeranno in un campo militare in stato di allerta, uno degli amici si contrabbanderà per lui, per regalargli un pomeriggio con il resto degli amici, ma scatterà un allarme per i soldati. Berger sarà sostituito dall’amico vestito da militare e, suo malgrado, partirà al posto del vero volontario Berger.
Gli amici, o meglio “La tribù”, con Berger, piangeranno l’amico morto in Vietnam e sepolto con il nome do Berger. La scena finale rappresenta un raduno antimilitarista contro la guerra in Vietnam.
Si tratta di un momento corale che racchiude il messaggio del film, quanto mai contemporaneo.
I testi musicali fanno riferimento allo Shakespeare di “Romeo e Giulietta” e di “Amleto”, dai cui dialoghi è tratta “What a piece of work is man”, atto II, scena 2; inoltre una frase scandita ritmicamente nel finale di “Flesh failures” (the rest is silence) sono le linee finali di “Amleto”.

 
 
 

Post N° 57

Post n°57 pubblicato il 24 Luglio 2007 da elioslibri
Foto di elioslibri


Il film Tommy, del 1969 � la prima dei
due musical composti dagli Who, la seconda sar� Quadrophenia, ed � la prima
rappresentazione di una opera rock. La maggior parte del doppio LP fu creata da
Pete Townshend, con due traccie di Jhon Entwistle, e uno attribuito al
batterista Keith Moon, sebbene sia stato composto da Townshend. Il musical dura
74 minuti e comprende anche una traccia di Sonny Boy Williamson II.

La trama del
film.

Con il sottofondo di �Overture-it�s a boy inizia il film; qui troviamo la futura

madre di Tommy, moglie del Capitano dell�Esercito Britanni Walker, riceve un
telegramma riguardante la scomparse in azione del marito. Nasce Tommy e sette anni dopo,
mentre inizia il secondo brano, 1921, Walker
ritorna a casa. Il Capitano trova la moglie con un nuovo compagno, con il quale
il Capitano Walker intraprende una furiosa lotta e rimane ucciso. La madre di
Tommy e l�amante traumatizzano Tommy convincendolo che niente � successo. Tommy
diventa cieco e sordomuto dopo questo incidente. Con �Amazing Jouney� il
subconscio di Tommy si rivela. Tommy viene portato in un Chiesa di un culto
religioso per essere guarito,e la colonna sonora � "Eyesight to the Blind'.
Quindi i genitori di Tommy temono per la salvezza della sua anima, perch�
ignara delle figure religiose. Per recarsi ad un party lasciano Tommy con un
cugino, Kevin, che tortuta Tommy, non rimanendo per� soddisfatto della sua

mancanza di reazioni. Allora i genitori di Tommy decidono di curarlo in un
altro modo e lo affidano alla �Regina dell�LSD�
che lo inizia alle droghe allucinogene; il brano seguente �Underture� tratta del viaggio psichedelico
di Tommy. Per trascorrere un�altra serata fuori i genitori di Tommy lo affidano
ad uno zio, Ernie, un alcolizzato sessualmente deviato, che abusa di Tommy
conscio del
fatto che non sar� scoperto. Una notte Tommy, vagando, giunge ad una discarica
di automobili dove trova un flipper e comincia a giocare guidato sola
dall�istinto e non dai suoni o dai colori, che non avverte. IL brano che segue
� 'Pinball Wizard� e Tommy diventa il pi� famoso giocatore di flipper,
sovrastimato sopratutto perch� non pu� essere guidato appunto dai suoni o dalla
vista, mentre gioca a flipper. I genitori di Tommy tentano ancora di curarlo,
stavolta tramite un famoso medico. Il risultato � che Tommy non � malato, ma
solo un caso psicosomatico di rifiuto di accettare la vita. La madre continua a

cercare di capire e mentre la colonna sonora
� �Tommy can you hear me� � Smash the mirror� lei tenta di entrare in contatto
con Tommy in tutti i modi, Tommy non rispoonde agli stimoli esterni, solamente
si guarda nello specchio e compie alcuni movimenti.Alla fine lo fa andare a
sbattere contro uno specchio che si infrange. Seguono i brani �Sensation� e
�Miracle cure�.Tommy guarisce. Ora '� completo', e diviene famoso come un
Messia. I giopvani accorrona a sentirlo: tra questi 'Sally Simpson' da cui il
titolo del
brano che segue, una giovane ragazza figlio di un reverendo protestante che,
fanatica delle parole e delle gesta di Tommy, scappa di casa per andarlo a
sentire. Durante il concerto tenta di arrampicarsi sul palco e toccarlo ma cade
e si procura una ferita sul viso. Tommy diventa molto famoso e viene fondato un
suo villaggio. �Welcome� e �Tommy holidays camp� sono i brani di sottofondo.
Qui Tommy apre le porte del
suo villaggio a chiunque voglia unirsi a lui, e vuole che tutti possano recarsi
da lui. Costruisce infatti un campo di vacenze per alloggiare tutti. Segue
�We�re not gonna take it�, where Tommy chiede ai suoi adepti di imitarlo
evitando di parlare e di vedere, per raggiungere la sua levatura spirituale.
Improvvisamente viene abbandonati dai suoi adepti, il villaggio viene

distrutto, i genitori di Tommy uccisi. Lui si salva e ha una nuova
illuminazione spirituale, mentre il film termina..Nella versione originale il film presenta alcune incompletezze.
Towshend rilascier� dichiarazioni a riguardo: su come alcune scene siano state
sviluppate a discapito di altre; il tempo filmico si sposta verso il secondo
conflitto bellico, e il Tenente Walker
combatte, viene dato per disperso e ritorna improvvisamente a casa nel 1951. Ci
furono critiche a fovore e contrarie nei confronti di Tommy: secondo alcuni era
un capolavoro, il primo esempio di un nuovo genere filmico, per altri era pi�
che altro un 'noir'.
L�emittente televisiva nazionale Inglese, la BBC, e alcune emittenti radio degli USA non
passavano il disco di proposito, in una propria sorta di censura.

 
 
 

...qualcuno, a volte, legge i miei post

Post n°54 pubblicato il 22 Luglio 2007 da elioslibri
 

ringrazio pubblicamente Silvia da Torino.
Occorre confrontare le idee, misurarsi x comprendersi e chiarire il più lontano sogno che ci spinge a cercare sempre qualcosa di nuovo. Un meccanismo che ci migliora ogni giorno.

 
 
 

bloggers, unitevi

Post n°53 pubblicato il 15 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri

voglio lanciare un'idea. Un blog dove scrivere insieme e gestirci come in una rubrica. Per questo invito tutti quelli che mi hanno messaggiato a inviarmi la loro candidatura. sarà un blog politematico, di musica, scrittura e lettura. Per il momento. Poi vedremo.
Questa è un'occasione unica per i miei messaggiatori di conoscersi tra loro e di intereagire insieme. Fatemi sapere a scriviora@lycos.it

 
 
 

amici del giallo

Post n°44 pubblicato il 05 Luglio 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri

Voglio segnalarvi un sito interessante e ben costruito: www.giallografia.com. Conoscete la storia del romanzo giallo, tipico prodotto editoriale italiano? Quando si dice giallo si dice Mondadori e di questa Casa Editrice torneremo a parlare su elioslibri; già tra il 1929 e il 1941 escono 266 "Gialli Mondadori": gli autori sono i più celebri: Aghata Christie, G.Simeon, Van Dine, E.Wallace, C Woolrich e molti altri. Alcuni di questi verranno ripresi nella serie Capolavori tra il 1937 e il 1941; sull'origine del termine "giallo" si è discusso a lungo: molti lo considerano, forse a ragione, come l'invenzione dell'Editore Mondadori che nel "Catalogo Storico" della Casa Editrice scrive che: "il termine appartiene unicamente alla cultura italiana". Altri vedono origini storiche in un libro che tratta delle avventure del personaggio di Conan Doyle, il detective Shelock Holmes oltre che ad un romanzo dell'altro inglese Robert Browning che nella narrazione di un processo a tinte fosche per un omicidio avvenuto a Roma 200 anni prima e si riferisce ad un libro con la copertina gialla, da lui comprato in Italia.

PS: se avete notizie sulla storia del Giallo come fenomeno editoriale postatele nei commenti.

 
 
 

Post N° 42

Post n°42 pubblicato il 21 Giugno 2007 da elioslibri

 



 



Il fu Mattia Pascal. (trama)
Mattia Pascal ha buttato via la propria vita ma riesce a
riscattarsi diventando un altro.
Dopo una casuale quanto fortuita vincita al gioco, scopre
nella pagina di cronaca la notizia di un cadavere ritrovato di un morto
suicida. Inizia la teoria pirandelliana: Mattia si finge (nel) morto, non dà
più notizie e fugge, soprattutto da sé stesso, con il nome di Adriano Melis,
nome fittizio come la personalità di questo individuo che si muove nel suo
sociale alla ricerca di un sé.
Non si troverà, anzi si perderà di più, e tornato Mattia
Pascal, trova la moglie sposata ad un altro, nel cimitero c’è una tomba con il
suo nome, e ormai nessuno parla più di lui. Resta solo Mattia Pascal che porta
i fiori alla sua tomba e forse ha trovato sé stesso: Il fu Mattia Pascal.



 



Il fu Mattia Pascal (storia della critica a Pirandello)
Nel 1904 esce il Fu Mattia Pascal e la figura di Pirandello
inizia ad avere rilievo. Con il successivo periodo del Teatro troverà poi una
fama nazionale, e un pur tardo riconoscimento dalla critica.

 
 
 

fuga di mezzanotte (Midnight Express, 1978)

Post n°40 pubblicato il 21 Giugno 2007 da elioslibri
 
Foto di elioslibri

Dedicato a chi non ha potuto prendere: L'Espresso di Mezzanotte.
Era il 1978 e il film
raccontava una storia vera: un Americano,
preso in Turchia con due chili di
Cannabis
e imprigionato per un periodo non inferiore ai trenta anni.
Billy Hayes ora è cambiato. Tanto.
Racconta in una conferenza stampa ad Istambul, di non essere tornato prima in Turchia per
paura di ritorsioni, causate dal film di Alan Parker. Troppo crudo quel film.
Lo dice ora Hayes: “Molte cose viste in quella pellicola, in realtà non sono
accadute”, false quindi molte scene, come le botte.
Racconta del regista
Parker che si difese seccamente col San Francisco Chronicle dicendo che se non
avesse voluto dare un’idea dei Turchi cattivi il pubblico avrebbe reagito in
modo diverso. E il film non sarebbe diventato un Cult degli anni Novanta.
Oliver Stone, lo scenografo all’epoca, autore di una scenografia non originale,
ammise solo nel 2004 di “aver esagerato”. Le musiche quelle sono, e restano,
immortali: ancora una volta Geroge Moroder ha dato il meglio di sé. IL
protagonista (vero) del film, Brad Davis ha lavorato anche in Momenti di Gloria
ed è morto prematuramente di aids nel 1991.


Fatemi sapere cosa ne
pensate. Conoscete il film?




 
 
 

Primo Levi: un incontro a Torino

Post n°26 pubblicato il 12 Giugno 2007 da elioslibri
 

Primo Levi: un incontro a Torino
Ho conosciuto Primi Levi nel 1980, avevo quasi 14 anni, e avevo già letto molto,
soprattutto la Fallacci e Primo Levi. Ricordo che telefonai a Levi, gli dissi che avevo letto i suoi
libri, che se pur nel mondo didattico del Ministero della Pubblica Istruzione
di allora Levi era appena considerato, volevo specializzarmi su lui. Avevo già
letto “Se questo è un uomo” e “La tregua”, e l’importante ‘La chiave a stella’ libro
scritto da un Primo Levi ormai conosciuto ai molti, ma non a tutti.
Ricordo che Levi fu felice della mia iniziativa di viaggiare in treno dalla mia Liguria
a Torino per incontrarlo, e mi diede appuntamento per le prime ore di un
pomeriggio di Aprile. Le ore trascorsero veloci durante la nostra conversazione.
Quando ci congedammo sapevo molte cose di Primo Levi “scrittore” e molte altre di
Primo Levi “Chimico”. Teneva molto alla sua professione. Gli dissi di aver letto come il mestiere di chimico gli aveva salvato la vita in Lager, e lui mi raccontò della sua emozione di
allora, nel riuscire, dopo mesi di Lager, a ricordare ancora la propria tesi di
laurea in Chimica. Levi aveva allora 24 anni, era il 1944; ora era un manager negli anni della
maturità,nella stessa fabbrica di vernici dove aveva iniziato a lavorare negli
anni del dopoguerra. Ricordo che mi spiegò della sua dedizione al lavoro di allora, 1944, e del periodo in cui ci incontrammo, il 1980. Ora lavorava nel senso classico del termine, con profitto
e per profitto. Il lavoro era ricompensato; mentre il lavoro in Lager era stato
nettamente diverso. Non aveva allora, mi disse, di che compiacersi di un lavoro
che comunque gli permetteva di sopravvivere. Nei primi mesi della prigionia Levi non lavorò come chimico; lavorava alla Buna, una fabbrica enorme, fatta costruire nei pressi di Aushwitz dalle SS, e che non iniziò mai la produzione di gomma sintetica alla quale era destinata.
Durante il secondo inverno di Lager,. Quando tutto sembra perduto, Levi viene scelto
per lavorare come chimico. Ne parlerà come di un fatto che gli salvò la vita.
Il libro si chiude con la narrazione degli ultimi dieci giorni di prigionia,
durante il mese di Gennaio del 1945: dieci giorni in cui gli Haftling, i
prigionieri ebrei comuni, sono abbandonati a sé stessi. Le ss sono fuggite alla
conferma dell’arrivo delle truppe dell’Armata Rossa, e con loro i Kapò, ex
detenuti comuni tedeschi, coloro che sovrintendevano agli Haftling.

 
 
 
 

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