EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Post n°492 pubblicato il 13 Agosto 2014 da enodas
"C’era una volta un vecchio asino che aveva lavorato sodo per tutta la vita..." Inizia così, una favola. Chissà se, da qualche parte, attraversi anche io quella strada dei fratelli Grimm, dove un asino, un cane, un gatto ed un gallo si trovarono, uno ad uno. Chissà se forse era la strada che costeggia le rive del Weser, questa sera puntellata di luci, di figure animate che si spostano da un lato all'altro della strada, una sera d'estate, con boccali colmi di birra, tra chioschi e locali, per adagiarsi infine sui gradoni di pietra levigata che seguono il corso del fiume. Un vociare continuo e soffuso, sospeso sulle acque nere e silenziose del fiume. Un viatico di calore, verso il cuore della città, una piazza nascosta dietro una manciata di viuzze che partono dalle rive del fiume. E' come se un angolo di Medioevo mi osservasse silenzioso. Silenzioso, come questa piazza, illuminata ad arte, tra gotico e moderno, sorvegliata da figure di cavalieri e, in un angolo piccolo piccolo, pure da loro, i quattro musicanti di Brema, allo scoccare della mezzanotte. Ecco, tra sera e primo mattino, attraverso più volte queste strade, perdendomi magari nel quartiere più antico, dietro vicoletti ornati di ogni tipo di oggetto sfizioso e colorato a decorare una finestra, o l'uscio semiaperto di un giardino nascosto. Quando la luce del giorno é cambiata, e gli stessi luoghi si animano in maniera diversa fino a trasformarsi, io passo di là, nuovamente, ed osservo due immagini che cambiano e si sovrappongono, come due stati d'animo, due istanti di storia lontani tra loro. Suggestionato.
Alla fine sono arrivato. Alla fine mi ci sono trovato davanti. Allora, ho potuto ferarmi e guardare. Ho spalancato gli occhi nella stessa direzione, ho camminato idealmente sugli stessi spuntoni rocciosi. Ho osservato il vuoto dinanzi, infinito, indefinito, incommensurabile. Sono rimasto sospeso, oltre una piccola tela al centro di una parete spoglia, entro il mondo che racchiudeva. Infiniti significati, infinite interpretazioni. Allora, decido di volgere lo sguardo dentro di me, di leggere secondo me stesso, quello che voglio. Di sentire secondo le corde che farà vibrare questo dipinto. La solitudine, il viaggio, la natura, il silenzio. L'illusione alla quale ci aggrappiamo. E, soprattutto, l'infinito. Una parola che non basta. Sprofondo tra colori e poesia.
Tu che del cielo sei, (J.W.Goethe - Canto notturno del viandante)
Chiudi il tuo occhio fisico, al fine di vedere il tuo quadro con l’occhio dello spirito. Poi dai alla luce ciò che hai visto durante la notte, affinché la tua visione agisca su altri esseri dall’esterno verso l’interno. (Caspar David Friedrich)
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