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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°598 pubblicato il 02 Febbraio 2016 da enodas

 

 

Chapter 4 - The Maharaja's Land and the Silk Road (1)

14,15 Novembre

 

 

Cambio di direzione e cambio di paesaggio. Sento che é come se avessi oltrepassato una cima ed in qualche modo fossi un po' più protetto. Un po' perché da oggi non viaggerò più solo, un po' perché il profilo del viaggio di conseguenza é cambiato, sia perché nei prossimi giorni ci sarà qualcuno a guidare per noi ed in qualche modo a seguirci di lontano. Verso ovest. E' come se, idealmente, si ergessero dei portono da aprire e scavalcare. Ancora una volta, un volto nuovo di un mondo dalle infinite sfaccettature. Ad accompagnarmi, petali sospesi su vasche d'acqua, il colore della sabbia ed il suono delicato del flauto di una divinità hindu: mi accoglie, la sera, dentro la corte interna di una casa colma di decorazioni ed una camera da letto che pare una fiaba.
Lentamente, il paesaggio muta in deserto, una sottile lineanera che si inoltra tra colline sempre più colme di sabbia, arbusti spazzati dal vento e laghetti nascosti come piccole oasi cui aironi bianchi giungono a dissetarsi. E lentamente, caselli di blocco sorgono sulla strada, e lungo di essa compaiono villaggi e piccole cittadine che in poco tempo esplodono in un caos totale di traffico, polveri e suoni, prima di scomparire altrettanto veloci avvolte nella scia della macchina. E lungo la strada, gradualmente, compaiono cammelli, carretti, motociclette allo sbaraglio e bambini con grembiule e cartella che allegramnte saltellano sul ciglio: il loro sorriso passa, come un lampo, incrociati dal finestrino di un'automobile.

 

 

Di qui passavano merci e ricchezze: sugli stessi muri, in colori vivi, riemerge il periodo d'oro dei commercianti e dei palazzi di questo luogo. Mentre il sole tramonta lontano, e la sabbia acceca un po' meno. La stessa che su quei colori ha depositato l'impronta del tempo. Animali del deserto, divinità indiane, scene di vita. Venezia, addirittura, come era stata impressa sulle tele di Canaletto. E forse fin da lì arrivavano, carovanieri, animali e tesori, sfidando la natura e la distanza, davanti ad una palla di fuoco. Portavano oro, tessevano relazioni fini come i tessuti caricati sulle groppe degli animali, e proseguivano, sempre più ad est.
Sembra che parlino, i dipinti degli haveli: lo scalpiccio degli animali, la voce della gente, a volte anche le prime voci della modernità. Ma nell'aria fili di piccoli elefanti sospesi a mo' di cortina tintinnano nell'ombra ed augurano il benvenuto. Una donna anziana col braccio lentamente invita ad entrare. In queste case si vive ancora, talvolta con la consapevolezza del valore artstico e storico che rappresentano, a volte abbandonati ed abusati. Oltre la soglia, qualcuno di quei tessuti preziosi in penombra, o magari un odore intenso, di trascurato e di antico, ed arcate bianche di luce.
E' come se il deserto avesse trasportato intatto un frammento del passato. E come frammenti di onde, si infrangono dinanzi mura alte e possenti, oltre le quali si celano le eleganti decorazioni di palazzi e protettorati, sovrapposizione di profili di torri e di guglie, uno dietro l'altro, e piccole isole attorno cui tutto il resto rimane praticamente indifferente. Non lontano da ciò che ho raccolto negli occhi. Solo, il sole tramonta con un altro colore alle falde del deserto.

 

 

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