EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°688 pubblicato il 19 Aprile 2017 da enodas
Alla fine, ci sarà sempre un castello. Lo so di averlo scritto ancora, da qualche parte. Perchè dalle sua mura il tempo possa assumere una dimensione diversa, rallentare, magari quasi fermarsi. Un metronomo, quasi, stillato come gocce d'acqua trasportate da un fiume, tra linee e meandri che rinascono dietro ogni curva. E' la lentezza, costante e silenziosa, il comune denominatore di questo viaggiare, inoltrarsi per stradine in salita verso mura abbattute e mastodonti spettrali, passando per i tralci avvitati di vigne quasi sospese nel vuoto, o piccoli borghi rannicchiati su se stessi. Per questo, alla fine, ci sarà sempre un castello, o una fortezza sepolta, o uno sguardo dall'alto: perchè non esiste senza, ogni fiaba del nord. Anche quando ancora resta da scrivere.
Sono partito da nord, tra calici di vino e ricami di crema. Il cielo era scuro, all'orizzonte, e molto poco parlava di primavera. La valle della Mosella è meno conosciuta rispetto a quella del Reno, con il quale confluisce a Coblenza, e risale fin verso la Francia. Io mi sono fermato prima, in uno degli ultimi avamposti dell'impero romano, dove una porta ancora resta a guardia del cardo, trasformata e ritrasformata nel tempo, e vetrate brillanti illuminano altrove volte di cieli stellati. Ho risalito questo fiume lentamente, come le sue acque esigevano, perchè poi non è che avessi molto altro da fare che adattarmi ed assaporare il paesaggio. E quell'atmosfera un po' cupa che mi ha accompagnato forse tradiva la dolcezza del vino e delle linee sulle quali aveva origine, ma al tempo stesso raccontava quel mondo germanico che proprio qui, simbolicamente, si era arrestato.
"... Tu, scorrendo con acque placide, non soffri mai (Decimo Magno Ausonio) |
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