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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°763 pubblicato il 22 Luglio 2018 da enodas

 

 

Ho scelto questa. Nei colori e nei modi, così come in quell'alito di vento che rimane nascosto. Ora andiamo a caccia di farfalle. E lei, in qualche modo, ha capito. Per un istante mi é passata nella mente un'immagine di anni fa, in un altro luogo, in un'altra anima. Una leggera punta di amarezza. Così, ho poggiato le suole sull'acqua, che scivolava fresca sulla roccia, ed insieme - ho immaginato - abbiamo cercato quell'infinito che si nasconde in un battito d'ali, una sfumatura d'azzurro, l'oscillazione di un fiore.

 

 

"...Dropping toward the watershed, the sun filled the place with evening light and kindled the windows and the western flanks of cupolas and steeples and many belfries, darkening the eastern walls with shadow; and as we gazed, one of them began to strike the hour and another took up the challenge, followed by a third and soon enormous tonnages of sectarian bronze were tolling their ancient rivalries into the dusk..."

Abbiamo lasciato la strada e ci siamo inoltrati. Lungo una gola tracciata dall'acqua gelide di un torrente, in una grotta di ghiaccio perenne, in un deposito d'oro scavato fin dai tempi antichi, in una cava di sale. come se ognuno di questi luoghi raccontasse un'epoca ben precisa di ascesa e di caduta. La storia dell'oro, in particolare, sarebbe un capitolo a parte, in un braccio di ferro che regge tutt'ora, dove una comunità semplice e sperduta tra i monti siede su un forziere nascosto. Ho immerso le mani nell'acqua, perché il freddo della sorgente mi penetrasse sotto la pelle e mi facesse sentire, ancora una volta, tutta la vitalità di questo camminare. Attraverso un ponte traballante, una roccia sporgente, o il flusso dell'acqua che si infrange sotto di noi.

 

 

Ho osservato a lungo questa tavolozza di colori pastello. Un po' più brillanti, una sera, dopo un diluvio. Sono una costante, come in altri Paesi dell'Est, che credo in qualche modo parlino italiano. Nascosti dietro torri massicce o mura sinuose, questi colori popolano le strade che si fanno via via più strette, dove camminare é cercare un nuovo ritmo del tempo, ancor più nel sole d'estate, ed alcuni angoli sembrano abbozzi per l'accesso ad una fiaba. Fiaba era un castello, oltre un lungo ponte di legno. Ed un po' e strano pensare che tutto questo era legato a tutt'altro scopo. Un altro pastello.

 

 

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