EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Non mi piace
l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi di Giugno 2017
Post n°704 pubblicato il 29 Giugno 2017 da enodas
Immagino che oggi dovrei scrivere qualcosa, raccontare di un passo enorme quanto importante e chissà quanti pensieri, di strade che non ho saputo trovare, ed altre sulle quali invece mi trovo stabilmente. Invece, mi fermo a scrivere soltanto di una mano tremante ed una punta di commozione, durata il tempo di un istante, tra leggerezza e caduta.
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Post n°703 pubblicato il 27 Giugno 2017 da enodas
Come cicli che si chiudono, negli ultimi tempi amici di questa data sono arrivati alla conclusione dei rispettivi dottorati e, uno ad uno, arrivano inviti per la difesa finale. Qui in Olanda si tratta di qualcosa di molto formale e regolamentato in molti dettagli, secondo un’etichetta che si riconduce a sedimentate tradizioni universitarie. Oggi ho guardato indietro di anni il giorno in cui ho raggiunto questo traguardo, o quello che avrebbe dovuto essere, e non ho potuto evitare di farlo attraverso l’immagine offuscata di una sedia vuota e, più lontano l’eco di una spiaggia deserta ed un molo spazzato dal vento. Ed allora, vorrei guardare alle cose in maniera diversa, modificare questo ricordo e renderlo più vicino a quello che vedo, oggi, proiettato su un mio amico, anche se in questa immagine è rimasto sedimentato, ed in questa immagine torna ad affiorare.
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Post n°702 pubblicato il 22 Giugno 2017 da enodas
"...Sentì ogni curva sciogliersi gradualmente nell'ordine illogico di un unico gesto, e trovò nella propria mente il cerchio che non esisteva se non per lei. Nel cuore della velocità, trovò la perfezione di un semplice anello. Pensò allora all'infinito caos di ogni vita, e all'arte sopraffina delle cose che sanno pronunciarlo in un'unica figura, compiuta. E capì cosa ci commuove nei libri, nello sguardo dei bambini e negli alberi solitari, in mezzo alla campagna. Quando si accorse di essere scesa nel segreto di quel disegno, chiuse gli occhi, vide gli occhi di Ultimo, sorrise. ..." (Alessandro Baricco – Questa storia)
Questa notte, percorrendo con un ultimo scatto le ultime pagine, sono giunto a queste righe. Ho pensato un’altra volta che in qualche modo i libri chiamano alla lettura in momenti non casuali. E così, ho rielaborato questi giorni alla luce di una pista invisibile, che riassuma nelle sue curve una storia, guardando gli scatoloni che con ferrea disciplina ho riempito uno per giorno. Ho proiettato ogni oggetto, e tante di quelle cose che tengo senza proprio un senso preciso, su questa immagine, poetica ed originale, per raccontare che certo, dipende da come si è fatti, ma si legano i ricordi alle cose talvolta più impensabili, attraverso lacci imprevedibili. Così, questo mio scorrere e ritrovare, prima di far forse scomparire di nuovo, era come una raccolta di racconti brevi, una nota magari, o una pagina intera. E questa immagine di una corsa, su tornanti e rettilinei che a volte non avranno gran senso, mi è piaciuta e mi ha raccontato che ogni cosa, per quanto insignificante, può avere un valore, se nei nostri occhi glielo assegniamo. |
Post n°701 pubblicato il 20 Giugno 2017 da enodas
Seduto su una panchina, tra le pareti di una stanza, oggi, improvvisamente quel senso di solitudine si è amplificato, come forse mai non era successo da quando sono qui. Ho sentito la tensione ed un po’ di paura così, travolgenti su uno screzio con la quotidianità che, pur essendo distante da quanto una volta avrei immaginato, rappresenta un equilibrio. E mi sono sentito lontano, me stesso, le proiezioni su un giorno futuro, le mie preoccupazioni, lontano tutto che nell’immagine regressa dei miei pensieri ho accanto.
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Post n°700 pubblicato il 15 Giugno 2017 da enodas
27-28 Maggio
Questo è davvero un cammino sospeso. Il vuoto sotto i miei passi, letteralmente, ed una discesa da brividi, che non riesco a seguire con lo sguardo. Oltre la Porta del Paradiso, oltre un serpente di strada che si arrampica su se stesso, e che dall’alto di una funicolare sembra una linea a zigzag graffiata nella roccia, questo suolo è sacro. Lo è nella tradizione, nei nomi, e nei luoghi, così come nel silenzio che come ovatta si lascia dietro di se’ l’eco caotico di una città lontana, come se la montagna fosse un’isola fluttuante nell’aria, nei ponti sospesi che oscillano al passo come al filo di vento, un altro slanciato balzo nel vuoto in questo paesaggio che sembra affiorare su un pianeta sconosciuto. E poi, ci sono i nastri legati agli alberi, semplici come il loro oscillare al passaggio, allo sguardo, al respiro: caratteri segnati con un pennarello che sono disegni, nomi incomprensibili per me, promesse silenziose consegnate ad un angolo di eternità.
"Va su in cima il tortuoso sentiero, (Du Mu)
“Dal pendio dei monti vedo venire della nebbia, (Wu Jun)
Forse questa fiaba sarà davvero realtà, una volta salito, oltre le nuvole, o almeno dove immagini delle nuvole dovrebbero stare. C’è un cielo limpido fino a spremere gli occhi. Sarà una fiaba i cui capitoli saranno scritti come pilastri, quelli di roccia, che dalla cima sembrano affondare nel vuoto, scomparire in un precipizio inghiottito nel verde. Vegetazione rigogliosa, che da quelle radici nascoste sembra arrampicarsi lungo pareti impossibili e riappare, sulla cima, magari modellando profili impossibili del profilo di una donna, di amanti che si fronteggiano o di animali che popolano la tradizione cinese. Ognuna di queste sommità è come un piccolo mondo nascosto sotto le fronde verdi sgargiante, frastagliato ed irraggiungibile, se non con la vista, o con il volo, salti pindarici della mente che balza da un costone all’altro, su un vuoto vertiginoso verso l’ignoto, verso il pilastro di roccia che si erge un po’ più in là, fino a dissolversi in una linea accecante di luce. Fino a quel punto, oltre, arriverà questo racconto che acque ed aria hanno scolpito nella pietra.
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Post n°699 pubblicato il 12 Giugno 2017 da enodas
25-26 Maggio
"...In autumn cold alone stand I,
Credo sia difficile immaginare chi abbia scritto queste righe. Eppure, da queste parti la venerazione del capo supremo che la Storia ha consegnato affonda radici ancora più profonde, nei suoi luoghi d’infanzia. Qui, dove le gigantografie diventano sculture giganti sulla riva del fiume e l’università è tra le più antiche della Cina. Del resto, anche il paesaggio di questi versi mi appare lontano da ogni ragionamento presente: una città smisurata, le colline nascoste e lo scorrere del fiume che davvero emerge soltanto la sera, attraversandolo lungo l’isola che vi si frappone in mezzo. Ma soprattutto, è difficile conciliare quest’immagine, e quella del suo autore, con ciò che è ora, le luci moderne di un centro pedonale, i negozi di marca aperti fino a tardi, il traffico congestionato tra strade enormi ed edifici giganteschi. Antico e moderno, quasi come sacro e profano, quando si parla di Storia, almeno di questa, dove il mondo è cambiato, rapidamente.
Non vedevo l'ora di scendere in strada. Parola magica, che aveva guidato il mio primo post, anni fa. Era come tornare ad un punto preciso. Non vedevo l'ora di ritrovare quel caos, ora che sapevo osservarlo in maniera diversa, e camminare su una linea di contatto molto labile tra ciò che era straordinario e difficile da comprendere, e ciò che era quasi routine.
Continuo a pensare a questo mondo ed alla sua distanza. E' un pensiero che mi ferisce, perché l'impatto che ho avuto si è mostrato chiaro dal principio. In questo mondo, mi sto immergendo, sfiorandolo, toccandolo, soltanto, probabilmente, con meno delicatezza di some sfiorerei te, tanto mi sommerge. Questi giorni saranno diversi. Negli spostamenti, nei tempi, nei modi. E questa lontananza, che grava su di me, come fosse mia. E nemmeno so come reagirò, oscillando tra il viaggio ed il racconto che lo accompagna.
"Casa mia è posta ai piedi di monti verdi. (He Xun)
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Post n°698 pubblicato il 08 Giugno 2017 da enodas
Non so da dove iniziare. Ho attraversato grandi distanze in un arco di tempo relativamente breve, e sono tornato. Ma un ritorno, in un certo senso, è stato anche questo viaggio. Seppure sia andato in luoghi mai visti e lontani. Il ritorno è stato altrove, a cinque anni di distanza, quando ho preso un volo intercontinentale e, in un certo senso, mi sono affacciato per la prima volta su un mondo: me stesso, innanzitutto, la mia anima ferita, il mio cuore frammentato, ed il mondo attorno a me, poi, con occhi nuovi. Allora, non poteva che essere il più lontano possibile, un viaggio straordinario, che mi sfidava a ritrovare una forza nuova, come ritrovato, con maggior intensità era questo modo di viaggiare e conoscere.
Il Regno del Dragone. Non so perché, ma questa espressione continuava ad affiorare ogni volta che cercavo un'immagine o guardavo una foto appena scattata. Certo, il luogo è quello. Ma, con un sorriso, in qualche modo, per me, significava altro, un altro che non so spiegare e che rimane senza definizione. Ho attraversato luoghi splendidi, paesaggi la cui bellezza era semplicemente indescrivibile. So che è banale detto così, ma questo è tutto ciò che riesco a raccogliere nella mente come prima impressione. Sono luoghi che vivevano già, nella mia immaginazione, prima che li vedessi, tanto potente era la loro forza evocativa, e tanto famose sono le linee che li descrivono. Sono sceso a latitudini che non conoscevo, per trovare una parte di quel mondo che non avevo potuto visitare per motivi di tempo la prima volta, laddove la tradizione è forse ancora più forte, e per alcuni tratti incontaminata, nel bene e nel male, tanto da tratteggiare immagini iconiche di questo Paese. Ma soprattutto, mi sono trovato ad immergermi in questa cultura a livello profondo, per forza di cose, ad un livello che difficilmente potrei avere l'occasione di raggiungere, osservando ogni cosa da un punto di vista privilegiato e ravvicinato.
Non sono riuscito a prendere sonno. Non solo le prime notti, appena dopo il volo di andata. No, c’è molto di più. Ho guardato nel buio, magari mi sono girato nel letto duro quasi come il legno. No, ho pensato e guardato a te. L'ho fatto con un senso di tristezza e malinconia, a tratti con sofferenza, silenziosamente dentro di me. Perché forte avverto questa distanza, io che sento su me stesso la mia che pure rimane su scala inferiore. Il cibo, il calore, ogni gesto ed ogni affetto, il paesaggio stesso su cui ognuno di noi si trova casualmente ad atterrare, questo mondo così diverso da quello che è ordinariamente la tua vita adesso. Perché qua e là ho osservato le foto, che guardano indietro, ed io in ogni caso leggo ogni storia raccogliendo emozioni ed una punta di quel senso perduto. Perché provo a leggere la Storia sul volto di chi c’è e chi vi è passato, ed ogni oggi, a volte più intensamente, è il risultato di un ieri, di traversie, eventi e chissà cosa io posso solo ricostruire colmando linee vuote con la mia sola immaginazione. Perché proietto su di te le mie malinconie, le mie paure e le mie tristezze, anche guardando il futuro, secondo certe prospettive, e le sento ancora maggiori, perché maggiore è la distanza da dove viviamo.
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