EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi di Novembre 2018
Post n°777 pubblicato il 27 Novembre 2018 da enodas
"...Il Cile è un paese montuoso, elevato, pieno di ariste e di abissi vertiginosi. I minerali hanno reso irte di rame e di ferro le alture. Sulle loro cime vive la neve bianca. Il Cile è un balcone titanico e stretto. Le cordigliere ci respingono. Noi cileni ci mettiamo in fila per vedere il nostro mare, lo spazio iracondo, le onde dell’oceano..." (Pablo Neruda)
Alla fine sono tornato. Il tempo sembra aver dilatato ogni cosa e, contemporaneamente, essere passato così in fretta. Non so nemmeno bene da dove iniziare, con l'eccezione di una parola. Colori: quelli di una natura estrema e selvaggia, talmente intensi ed abbaglianti da lasciare senza parole sufficienti a descrivere una bellezza come mai vista, nella sola possibilità di sgranare gli occhi, sfidare la luce, e lasciarsi travolgere da una tavolozza le cui tonalità erano talmente puri da essere estratti direttamente dai pigmenti originali. Sicuramente, sono influenzato dall'entusiasmo degli ultimi giorni, quando tutto era tanto potente e talmente diverso da ogni immagine custodita nella mia mente da sovrastare le emozioni di quanto fosse stato fino ad allora, come se si fosse trattato di qualcosa di ancora più bello da scoprire.
Sono atterrato in questa terra sconfinata dalle innumerevoli variazioni. Come mi è capitato altre volte in passato, è soltanto guardando indietro, raccogliendo le immagini e ripensando ai miei appunti di viaggio immaginari, che mi rendo conto dell'estensione della strada percorsa, di quanto ogni puntino sulla mappa significhi qualcosa di più per il solo motivo di esserci passato, e di quanto quella linea immaginaria che li connette abbia a volte una sfumatura dal carattere epico. Soltanto scrivendo, leggendo, osservando, mi rendo conto di quanto sia stato questo viaggio. Sarà un'avventura, mi sono detto, tra le pieghe della storia più misteriosa e quelle nette ad aguzze di un deserto mitico, e le infinite variazioni di una terra, sempre più a sud, che da sempre per me rappresenta un sogno. Sarà un'avventura, perchè molte di queste pieghe da lontano parevano talmente attorcigliate nei tempi, nelle informazioni e nell'imprevedibilità della natura da lasciare poco spazio ad ogni tentativo di piano o di anticipazione.
Ho deciso di andare in Cile un paio di anni fa. Al termine di un viaggio interminabile, avevo da poco varcato il confine con l'Argentina, nella Tierra del Fuego. Quella che era una breve variazione nelle immagini della Patagonia come l'attraversavo in quel momento mi consegnavano un paesaggio sublime ed un sapore di autenticità che altrove, lungo la strada, mi era talvolta sembrato offuscato, troppo. E' stata quella sensazione indefinita di calore ed il nome mitico di una strada, a farmi desiderare di tornare per davvero in Cile. Partendo da quel sud alla fine del mondo che oltre le Ande mi richiamava nel suo essere ancor più remoto ed incontaminato. Ho seguito la Stella del Sud. Anche per questa ragione, anche quando mi sono unito a qualche gruppo, mi sono trovato quasi unicamente a viaggiare con gente locale, quasi sempre cileni. Ho collezionato momenti su momenti di divertimento, talvolta esilaranti, e di quello stesso calore familiare, tanto immediato e naturale anche al primo incontro, con l'approccio di un sorriso ed una gioia che ogni tanto mi facevano guardare indietro, con un punto interrogativo, ed intorno, in allegria. Altrove, invece, ho incontrato, quasi sbirciato, storie normali di viaggiatori eccezionali, avventurieri, anime un po' perse forse. In quelle immagini riflesse, catturate quasi per caso, complice una coincidenza, o una lunga attesa, ho creduto di leggere qualche frammento di me.
"...Questo l'ho fatto senza riposo perché credo nel mio paese e nel destino della mia patria. Siamo un piccolo paese ricco che vive nella povertà, minacciato e sfruttato, ma indomabile. [...] (Pablo Neruda)
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