EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi del 26/12/2016
Post n°659 pubblicato il 26 Dicembre 2016 da enodas
"Alcuni giornalisti si stanno chiedendo da quindici giorni perchè gli artisti che hanno esposto in Rue la Pelet si siano dati il nome di Impressionisti. E' molto semplice. Essi hanno posto la parola Impressionisti sulla porta d'ingresso della loro esposizione per non essere confusi con altri gruppi, e perchè tale parola "Nel campo del colore, hanno fatto una autentica scoperta la cui fonte non si può trovare altrove. Scoperta che consiste propriamente nell'aver riconosciuto che la luce forte scolora i toni, che il sole riflesso dagli oggetti tende, a forza di chiarore, a riportarli a quell'unità luminosa che fonde i sette raggi prismatici in un solo splendido incolore, la luce."
Un ritratto, un oggetto, uno scorcio. Storie, racconti, percorsi. Con questa idea, coe una bussola, si attraversano gli anni dell'Impressionismo, dalla sua comparsa fino alla trasforazione verso un'eredità nuova ed un'identità differente. Come ogni pagina letta d un libro, anche il percorso del mondo dell'arte non sarebbe allora piu' stato lo stesso. Organizzata ed ordinata secondo lo stile consueto dell'organizzatore, nei suoi pregi e nei suoi difetti, questa mostra sembra voler tracciare filoni come racconti, ai quali legare una nuova moderna concezione di sentimento, di percezione, di rappresentazione dell'anima.
"Mio caro amico, esco dalla vostra esposizione strabiliato, meravigliato! Posso dunque dirvi di aver visto una pittura di acqua viva, mobile come il viso di una giovane donna, acqua dove i misteri si sono rivelati, acqua che l'ombra abita ed il sole svela, dell'acqua dove tutte le ore del giorno s'inscrivono, come gli anni sulla fronte dell'uomo."
Come punto di partenza dell'anima, lo sguardo, il ritratto: il modernismo della nuova pittura abbandona i toni celebrativi e si focalizza sull'introspezione. L'esempio dell'Autoritratto di Raffaello, in una copia di Ingres d'inizio secolo ("é all'anima che gli antichi volevano parlare...") pone l'accento su un modo nuovo di pensare il ritratto. Gli occhi, prima di ogni altra cosa si riempiono di una luce nuova e raccontano... raccontano, pensieri, delusioni, speranze, malinconia. Tutto accennato, perché sia il nostro, di sguardo, a poterlo percepire, come un alito che soffi oltre la nostra immaginazione. Siano quelli di un ragazzo con un frustino in mano, una bambina vestita con costumi esotici, una amante selvaggia, o un pagliaccio al centro del circo: il loro sguardo, nel silenzio, ci parla. Dalla figura al paesaggio, nuovo, attuale, riempito di quelle stesse persone che lo popolavano ogni giorno nel proprio vivere quotidiano. Entra nelle tele degli Impressionisti quel giardino personale che riassume in sé il concetto di spazio. Qualcosa che si apre sul mondo, all'aria aperta, appunto, lungo i binari di una ferrovia, per esempio, che improvvisamente spalanca nuovi orizzonti ed apre ad un'esplosione di luce e colore. Tutto, segretamente, destinato ad evolvere in qualcosa di sempre piu' intimo e personale, quel giardino, appunto che diventerà spazio dell'anima. Come un intermezzo, oggetti, immagini senza vita sospese nella tela, nerrano una storia dell'Impressionismo meno conosciuta, ed obbiettivamente meno esplorata. Ma anche in questo esercizio, terreno comune della pittura, sperimentazioni di luce e colore suggeriscono un'interpretazione elevata della percezione dello spazio, suggerendone, nuovamente, un'idea "sospesa, silenziosa, quasi sentimentale"
"La pittura di paesaggio non rappresenta ciò che vediamo o, meglio, che notiamo osservando una determinata regione, bensì - ed il paradosso è inevitabile - essa rende visibile l'invisibile, però come un che di lontano. I grandi paesaggi hanno tutti un carattere visionario. La visione è un divenire visibile dell'invisibile.
Oltre gli sguardi silenziosi che mi hanno preceduto, infine, la seconda parte della mostra racconta per capitoli il filone piu' esplorato ed affascinante. Natura, paesaggio, ed infine un'arte, quella dell'Impressionismo che va oltre se stessa. Partendo da un'onda: quella colma di forza, natura pura traslata in immagine da Courbet.
"Quelli che dissertano sulla mia pittura concludono che sono giunto all'ultimo grado di astrazione e di immaginazione legato al reale. Sarei più lieto se volessero riconoscervi il dono, l'abbandono totale di me stesso."
E' un viaggio che volge al termine: ognuno secondo la propria inclinazione ha saputo portare se stesso ad un estremo. Temporalmente, ed artisticamente, le ultime firme, lungo direzioni differenti, saranno quelle di Cezanne e Monet. Quel "Plen Air" é stato sostituito, o meglio si é evoluto, in rielaborazione ed investigazione intima. Nascono le serie, soggetti osservati e dipinti come fossero parti di un'incredibile Aria con Variazioni. Lo spazio si sposta, appunto, entro quel giardino personale che diventa sempre più impalpabile, eterno, in un punto dove spazio e tempo sembrano trovare una dimensione comune sulla tela. Non più luogo, ma labirinto di colore, di forme, di materia, in cui lasciare l'anima alla deriva. Un'immersione totale, in cui rifulge, abbagliante, l'espressione del sentimento.
"Non ho altro desiderio che fondermi più intimamente nella natura..."
"...una mostra storica che potesse racchiudere i motivi più distintivi della ricerca mia personale e di Linea d’ombra quale strumento organizzativo. Una vasta esposizione dedicata alle Storie dell’Impressionismo, raccontata in 140 opere (soprattutto dipinti, ma talvolta anche fotografie e incisioni a colori su legno) e sei capitoli, con un forte intento di natura didattica. Per dire in ogni caso non solo quel mezzo secolo che va dalla metà dell’Ottocento fino ai primissimi anni del Novecento, ma anche quanto la pittura in Francia aveva prodotto, con l’avvento di Ingres a inizio Ottocento, nell’ambito di un Classicismo che sfocerà, certamente con minore tensione creativa, nelle prove, per lo più accademiche, degli artisti del Salon. Ma anche, con Delacroix, entro i termini di un così definito Romanticismo che interesserà molti tra i pittori delle nuove generazioni, fino a Van Gogh. Quindi mettendo in evidenza quanto preceda l’Impressionismo - e lo prepari anche come senso di reazione rispetto a una nuova idea della pittura - e quanto da quell’esperienza rivoluzionaria, e dalla sua crisi negli anni Ottanta, nasca e si sviluppi poi, fino a diventare pietra fondante del nuovo secolo ai suoi albori. ..." (dall'Introduzione alla Mostra)
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