EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Messaggi del 24/02/2017
Post n°677 pubblicato il 24 Febbraio 2017 da enodas
30 Novembre – 2 Dicembre
Tronador significa ‘tuono’. Tronador è il rumore del ghiaccio che si spezza e si dissolve in una nuvola compatta mentre frana verso valle. Tronador è il suono che mi accompagna mentre cammino, mi fa alzare lo sguardo, alla ricerca in qualche punto di quel ghiaccio distrutto. E’ una delle mie ultime variazioni di blu, quelle infinite che ho raccolto finora. Anche quando, complice i detriti lasciati nei secoli dall’azione di un vulcano fanno sì che il mio ultimo ghiacciaio sia ‘nigro’, nero come il carbone. Ultimo ruggito meraviglioso di questa natura indomata, così come si è presentata ai miei occhi.
Dalla pampa a delle esplosioni di fiori: un giallo intenso presente ovunque, eppure clandestino, pianta straniera importata dagli Europei. E nascosti, silenti, allungati, lungo una strada di montagna, si lasciano laghi, il profilo andino, il confine col Cile. In questa colonia, che sembra un angolo alpino, un incrocio tra paesaggi svizzeri ed atmosfera bavarese, e chissà quale piega della Storia sia riuscito a nascondere.
"...Il sole tramonta a ovest, si inabissa nel Pacifico, e i suoi ultimi riflessi proiettano sulla candida pampa l’ombra del Patagonia Express che si allontana in senso contrario, verso l’Atlantico, là dove iniziano i giorni..."
Ancora una volta, ero in errore. Ho pensato a Puerto Natales che non avrei più visto un cielo del genere. Forse non lo stesso, ma quest’ultima sera, scendendo per le strade di San Carlos de Bariloche, ho ritrovato quel cielo tinto di sangue. L’ho trovato mentre dipingeva il profilo delle Ande, oltre il lago, verso quella frontiera scomparsa che idealmente per me è rimasta segnata da qualche parte nella Terra del Fuoco. Come una musica fatta di silenzi, di suoni inghiottiti dalla forza de vento, questo è il mio ultimo sguardo verso di essa.
Sempre è commovente il tramonto (Afterglow – Jorge Luis Borges)
Calafate non è solo il nome della città più vicina al ghiacciaio Perito Moreno, ma è soprattutto il nome di un frutto che cresce in Patagonia, una via di mezzo tra delle bacche e dei mirtilli. La gente del luogo lo usa per ottenere distillati e marmellate. Ho trovato questi mirtilli selvatici lungo le rive di un lago, laddove uccelli di ogni tipo planavano e decollavano in uno sciame continuo. La voce perduta delle leggende dice che una volta mangiate, queste bacche assicurino il ritorno lungo le strade della Patagonia.
Il mio racconto termina qui, su una lunga pedalata fatta di sali-scendi, pendenze e sbuffi di vento. Ed aperture improvvise di laghi, acque cristalline, ed i picchi ghiacciati in lontananza. Con un occhio all’orologio, che non manchi la partenza. Ho ancora poco, per guardarmi indietro, per raccogliere immagini e soprattutto pensieri, di un luogo che era un sogno già evocato dal solo nome. Ed un tassello in più del mio animo, segnato da un senso di inquietudine e paura, i primi giorni, che ha rischiato di far saltare tutto e mi è costato non poco. Sarebbe stato un peccato, davvero, un’occasione colpevolmente mancata, ed un desiderio tradito. Anche se non sempre i miei pensieri e le mie immagini si sovrapponevano esattamente con le mie aspettative e la mia immaginazione.
"...Non ero solo. Non sarei stato mai più. Coloane mi aveva passato i suoi fantasmi, i suoi personaggi, gli indio e gli emigranti di tutte le latitudini che abitano la Patagonia e la Terra del Fuoco, i suoi marinai ed i suoi vagabondi del mare. Adesso sono tutti con me e mi permettono di dire a voce alta che vivere è un magnifico esercizio."
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