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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Messaggi di Luglio 2018

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Post n°764 pubblicato il 29 Luglio 2018 da enodas

 

 

Sono passati anni. E lo percepisco attraverso indizi segretamente nascosti. Piccoli particolari che hanno reso questo posto un po' più turistico rispetto al passato, rispetto alla prima volta che arrivai qui, sul ponte di un traghetto. Nonostante ciò, questo luogo riesce in qualche modo a non tradire se stesso. Questo sì, per me, é uno di quei luoghi dell'anima, un puntino su una mappa tutta mia da cui sono passato e ripassato, in molte occasioni, con ogni tempo, con ogni differente battito di cuore. Alcuni leggeri e felici, altri pesanti e sferzati da un vento gelido che investiva il mio volto ed al tempo stesso mi attanagliava lo stomaco. Ecco perché questo, più di ogni luogo qui in Olanda é uno scrigno di ricordi personali. Così, mi scopro ogni volta che comunque sia questo puntino sulla mappa a passarci fa un po' male, spingendomi nei ricordi con un po' di malinconia, qualche rimpianto forse qua e là, o semplicemente un tuffo al cuore che mi lascia sospeso sull'orlo di un precipizio. Forse é perché in qualche modo qui mi trovassi a riavvolgere tutto il tempo  della mia vita in Olanda, in una galleria di dipinti con lo stesso paesaggio e colori sempre diversi, in cui costante si diffonde il sibilo silenzioso dei mulini, una schiera di soldati allineati quasi a fronteggiarmi senza arretrare. Una schiera di colori riflessi nell'acqua, fin quando non sarà ghiacciata, un giorno d'inverno, e steli di giunchi ondeggianti, a spezzare uno specchio troppo fragile, troppo cupo, perché possa spiarvi dentro.

 

 
 
 

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Post n°763 pubblicato il 22 Luglio 2018 da enodas

 

 

Ho scelto questa. Nei colori e nei modi, così come in quell'alito di vento che rimane nascosto. Ora andiamo a caccia di farfalle. E lei, in qualche modo, ha capito. Per un istante mi é passata nella mente un'immagine di anni fa, in un altro luogo, in un'altra anima. Una leggera punta di amarezza. Così, ho poggiato le suole sull'acqua, che scivolava fresca sulla roccia, ed insieme - ho immaginato - abbiamo cercato quell'infinito che si nasconde in un battito d'ali, una sfumatura d'azzurro, l'oscillazione di un fiore.

 

 

"...Dropping toward the watershed, the sun filled the place with evening light and kindled the windows and the western flanks of cupolas and steeples and many belfries, darkening the eastern walls with shadow; and as we gazed, one of them began to strike the hour and another took up the challenge, followed by a third and soon enormous tonnages of sectarian bronze were tolling their ancient rivalries into the dusk..."

Abbiamo lasciato la strada e ci siamo inoltrati. Lungo una gola tracciata dall'acqua gelide di un torrente, in una grotta di ghiaccio perenne, in un deposito d'oro scavato fin dai tempi antichi, in una cava di sale. come se ognuno di questi luoghi raccontasse un'epoca ben precisa di ascesa e di caduta. La storia dell'oro, in particolare, sarebbe un capitolo a parte, in un braccio di ferro che regge tutt'ora, dove una comunità semplice e sperduta tra i monti siede su un forziere nascosto. Ho immerso le mani nell'acqua, perché il freddo della sorgente mi penetrasse sotto la pelle e mi facesse sentire, ancora una volta, tutta la vitalità di questo camminare. Attraverso un ponte traballante, una roccia sporgente, o il flusso dell'acqua che si infrange sotto di noi.

 

 

Ho osservato a lungo questa tavolozza di colori pastello. Un po' più brillanti, una sera, dopo un diluvio. Sono una costante, come in altri Paesi dell'Est, che credo in qualche modo parlino italiano. Nascosti dietro torri massicce o mura sinuose, questi colori popolano le strade che si fanno via via più strette, dove camminare é cercare un nuovo ritmo del tempo, ancor più nel sole d'estate, ed alcuni angoli sembrano abbozzi per l'accesso ad una fiaba. Fiaba era un castello, oltre un lungo ponte di legno. Ed un po' e strano pensare che tutto questo era legato a tutt'altro scopo. Un altro pastello.

 

 

 
 
 

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Post n°762 pubblicato il 18 Luglio 2018 da enodas

 

 

"...In Transilvania vivono quattro nazionalità diverse: al Sud, Sassoni, cui si mescolano i Valacchi discendenti dei Daci; Magian a ovest, e Szekely a oriente e a nord. Sto recandomi tra questi ultimi, i quali si affermano discendenti da Attila e dagli Unni. E può essere benissimo, perché quando i Magiari conquistarono il paese nell’undicesimo secolo, vi trovarono già stanziati gli Unni. A quanto ho letto, non v’è superstizione al mondo che non si annidi nel ferro di cavallo dei Carpazi, quasi fosse il centro di una sorta di vortice dell’immaginazione..."

 

 

Sicuramente, non sarà come Jonathan Harker che sono arrivato, nel libro più evocativo ed immaginario, non scendendo da nord dopo un lungo viaggio in carrozza, ma questo viaggio lo desideravo ed attendevo da anni, per entrare nel mistero di un nome che ha origini antichissime, ed attraversare i recinti naturali che nascondono questa regione. Non so esattamente cosa cercassi, cosa mi aspettassi, se non - forse - tanta storia, un angolo di Europa un po' fuori dal tempo, e paesaggi al tempo stesso inquietanti e di dolce bellezza. Ancora, appena tornato, non so descrivere le mie suggestioni, sopraffatto dai chilometri percorsi per strada, uno sguardo fuori dal finestrino, magari oltre un nuovo tornante o una salita impetuosa. Ancora raccolgo frammenti di tempo perduto, dove l'orologio sembra scorrere più lentamente, allontanandomi dal ritmo cui sono abituato. Tutto, a poca distanza, nel cuore dell'Europa, un po' protetto, un po' isolato da quelle montagne un po' cupe che nascondono creature malvage ed animali realmente pericolosi. Ho rallentato, come questo luogo mi imponeva di fare.

 

 

"...One longs for news from the buried ruins of some stronghold miraculously untouched since Batu Khan set fire to it, the trove, perhaps, of some Transylvanian forester digging out a fox or a badger and suddenly tumbling through the creepers and the roots into a dry vault full of iron chests abrim with parchments..."

Questo é stato un luogo di battaglia continua. Ogni guerra, ogni scontro, sono cicatrici lasciate a memoria, sui libri di storia, magari spesso pure tra pagine un po' polverose e dimenticate, e sulla roccia su cui ogni muro fa angolo. Questo era il confine dell'Europa, , una linea mobile su cui si riversavano i Mongoli ed i popoli dell'Asia Centrale, da est, ed il mondo turco ottomano, da sud. In questo luogo, ogni collina é sorvegliata da una fortezza, nuda e giallastra contro un cielo deserto, castelli sorgono ad ogni guado, e la chiesa di ogni villaggio é essa stessa cinta da mura spesse che ne fanno una vera e propria fortificazione colma di alloggi a nido d'ape, e sistemi difensivi. Una volta chiusi i battenti, là fuori, doveva essere devastazione feroca, mentre all'interno si alzava il terrore. Nel silenzio e nella pace di questi luoghi, oggi, risuonano le eco di un passato cruento, quando la vita doveva essere difficile e la frontiera era sempre pericolosamente vicina.

 

 

"...Un vecchio alto, accuratamente sbarbato, ma con lunghi baffi bianchi, vestito di nero dalla testa ai piedi, senza una nota di colore in tutta la persona. Teneva in mano una antica lampada d’argento, la cui fiamma ardeva senza un tubo, né un globo di sorta, e proiettava lunghe, tremule ombre mentre oscillava nella corrente della porta aperta..."

Alla fine era un cavaliere, anche lui. Non meno crudele nelle vittorie, non meno feroce nella battaglia, di ogni altro, fosse nemico o alleato. Eppure la penna, oltre la storia, per coincindenze e suggestioni, lo ha reso immortale. Non importa che questo sia comunque un altro luogo. La scenografia é spettacolare: il castello incombe sulle case, sulla mia testa, un'ombra che si allunga mentre si avvicina la notte, e le luci dei negozietti che nel presente costeggiano l'accesso al castello a poco a poco si spengono col loro colore. Io sono arrivato. Ed in un certo senso, questa notte sarà lunga, alimentata dalla fantasia e dall'immaginazione, ma anche perché, nella realtà di questo mio viaggio, non avrei potuto immaginare una sosta migliore, a fine giornata, lasciandomi sprofondare nel silenzio di una notte transilvana, nelle sue ombre e nella sua quiete, abbandonandomi ad un sonno di innumerevoli suggestioni.

 

 
 
 

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Post n°761 pubblicato il 04 Luglio 2018 da enodas

 

 

 

Sono già stato qui. Ogni passo, ogni angolo che ricordo, é un po' una promessa, mi piace pensare sia così, ed un arrivederci allo stesso tempo. E soprattutto ogni colore é una pennellata da raccogliere e comporre una tavolozza di sensazioni, che mi inebbriano come le bollicine che salgono lungo il calice, fino a giungere, improvvisamente, alla testa. Lo fanno attraverso linee verdeggianti di un colore quasi brillante. Quel verde intenso e colmo d'estate che avevo impresso nella mente, e che scende dolcemente lungo una serie infinita di linee parallele. Forse, invece, é l'oro riflesso sulla facciata di una cattedrale imponente quando ormai é tramonto e la luce riflessa sembra richiamare il colore di quelle stesse bollicine. O magari, sarà il buio  nascosto ed improvvisamente gelido dei sotterrranei, dove il tempo scorre silenzioso, e la polvere si deposita lentamente su schiere e schiere di bottiglie allineate a creare veri e propri labirinti. So che il paesaggio mi chiama, mi attrae, nella sua calma bellezza, attraversata da un alito di vento quasi sospirato in questi giorni, e tanto sole, ed attraversarlo di villaggio in villaggio, fermandosi dove magari non ci si aspetta, lascia passare il giorno godendo soltanto di questi colori e di un tempo senza pretese, una dimensione diversa da ogni giorno, semplicemente seguendo la strada. Così, ricompongo la mia tavolozza, forse un po' ebbro di calici assaporati con lentezza, per richiuderla e portarla via, pronto a tornare e poter riabbracciare il paesaggio.

 

 
 
 
 
 

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