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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Valse Impromptu

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Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Marzo 2020

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Post n°851 pubblicato il 30 Marzo 2020 da enodas

 

 

Come sempre con qualche giorno di ritardo. Perché non so il motivo, ma questa data di fine marzo non riesco mai a ricordarla al momento giusto. Come altre volte, é quella voce al telefono che mi riporta a delle sere d'estate di tanti anni fa, e ad un'immagine fissa che non é cambiata. Perché la verità é che alla fine quella rimane l'unica immagine che ho. L'unica che abbiamo. E non é cambiata la voce, il parlare, il tempo che si ferma e cambia dimensione, e quella sensazione di avere uno sguardo che sappia osservare e parlare a recessi nascosti e quasi inaccessibili. Forse é per questo che ogni volta questo rituale capiti con qualche giorno di ritardo. Forse é per questo che poi, nuovamente, passano mesi. Perché si crei una distanza di sicurezza, che mi protegga. Io in un modo o nell'altro vorrei ripeterti tutto questo. Ed atterrare tra le pagine di un libro o tra le dune di sabbia di un deserto. Non avrebbe poi molta importanza, se da qualche parte il tempo si fosse piegato a quel momento.

 

 
 
 

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Post n°850 pubblicato il 22 Marzo 2020 da enodas

 

 

Distanti ma vicini. Mi sono sempre ripetuto che, in caso di necessità, ci sarebbe stato un aereo da prendere, una macchina da guidare. Da nord a sud (e ritorno). Questo pensiero é sempre stato in qualche modo un'ancora di salvezza ultima cui aggrapparsi, anche nei pensieri più cupi. Adesso, per la prima volta, non é così. E quella distanza che la tecnologia, i voli sempre disponibili, le frontiere aperte e quel mondo frenetico ormai assorbito fino a farlo proprio era in qualche modo fittizia, quasi esorcizzata. Ora, invece, più reale che mai. Ancora più di quanto probabilmente riesca davvero a realizzare e comprendere. E questa esperienza, alla mia terza quarantena nel giro di poche settimane, ha un aspetto particolare, perché da osservatore lontano mi costringe a guardare con occhi di paura e preoccupazione al mio Paese, alla mia casa, che per la prima volta da quando sono partito oltre frontiera, da sempre, é improvvisamente diventato un luogo inaccessibile, e malato. Mi trovo privato di qualsiasi illusione di controllo e rassicurazione. Lontano. Lontanissimo.

 

 

 
 
 

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Post n°849 pubblicato il 04 Marzo 2020 da enodas



E' con un po' di tristezza che ogni volta, un po' di più mi sento distante dagli amici che vedo sempre meno frequentemente, ognuno perso tra luoghi diversi e probabilmente momenti della vita differenti. Il perdersi di vista, l'allentarsi dei legami, perché quelle che prima erano routine sono diventate momenti occasionali, magari pure fugaci, tutto questo insieme mi fa sentire, ad uno strato più subdolo e profondo, in qualche modo estraneo, anche quando ormai raramente c'é modo di trovarsi. Come se non ci fosse più nessuno ad aspettare, o che voglia davvero sapere come va: ognuno é sceso dalla carrozza per salire su un altro treno. E' con tristezza che mi senta meno connesso, un po' fuori luogo ed un po' più solo, in tutto questo. Magari pure un po' apatico ed un po' perso. Ho sempre considerato le amicizie come qualcosa di fisso e inattaccabile. Per questo, e forse anche contro questo, ho sempre considerato di avere realmente poche amicizie attorno a me. Eppure colori che una volta sembrano vivi e brillanti improvvisamente iniziano a sfumare, diventano opachi, e per qualche motivo mi ritrovo ciclicamente a fare i conti con la sensazione di vedere questi legami scivolare via in modo lento e silenzioso, malgrado non voglia che il contrario, fino quasi a mancarmi, senza che sappia bene, esattamente, cosa fare. Come una fiamma che decide di consumarsi. Ho imparato, molto tempo fa, che questo, semplicemente, accade. Anche se non smette di amareggiarmi.



 
 
 

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Post n°848 pubblicato il 01 Marzo 2020 da enodas

 

 

Se c'é un effetto collaterale positivo delle giornate passate in isolamento nelle ultime settimane, prima di tornare fisicamente a lavoro é stato quello di aver sfruttato il tempo guadagnato dal non dover viaggiare riprendendo l'impegno di suonare ogni giorno il violino. E' qualcosa che da molto tempo era scivolata via, a poco a poco, fiaccato dalla stanchezza al ritorno a casa, dalle corde stonate, ed i gesti sempre più macchinosi. Così, ho cercato di imporre a me stesso. Per poter riabbracciare, idealmente, questo strumento magico che mi ha sempre affascinato e che a malapena riesco a strimpellare, con un po' di confidenza e di resistenza fisica in più, giorno per giorno, ed iniziare là dove mi ero silenziosamente fermato. Perché, come per un allenamento, lasciare passare il tempo é come perdere. Ed allora, specie all'inizio mi sono sforzato. Quindi mi sono impegnato. Sfruttando quel tempo e quelle energie extra come un'occasione per fare qualcosa per me stesso. E lentamente, un po' più a lungo ogni giorno, ho cercato di ritrovare quell'abbraccio ideale, che mi lega ad un sogno e ad un affetto. Un po' nell'illusione, nel frattempo, che riesca ogni tanto davvero a suonare, idealmente far vibrare corde tese e sospese e segrete casse di risonanza.

 

 
 
 
 
 

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