Creato da epagogico il 29/09/2011
cause di forza minore
 

 

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Umori di mare

Post n°5 pubblicato il 11 Novembre 2011 da epagogico

Sono sei anni quasi sette che da quassù guardo il mare, ad ovest, verso l’America. E penso a chi un giorno è approdato su quella terra senza sapere che in effetti fosse proprio quella terra. Spesso ho guardato da solo. Altre volte in compagnia ma erano sguardi senza spessore, bidimensionali, sguardi obliqui, in tralice, di un attimo, sguardi per dimenticare ma non da dimenticare: è stato comunque bello. Vorrei abbracciare tutti quegli sguardi.
Qualche volta il mare era celeste con riflessi bianchi e verdi di germoglio, quando stavo bene. Quando stavo così e così era blu di prussia con riflessi grigi orlati di rosso porpora. Quando stavo male era di un giallo sporco di luna con riflessi marroni di corteccia. Talvolta invece sentivo il mare che guardava me. Erano occhi celati sotto un velo d’acqua impenetrabile che comunque immaginavo nitidamente, occhi di squalo che tolgono il respiro, che ti tirano per i piedi verso il fondo.
Poi sono arrivati occhi diversi ed ho smesso di praticare esercizi di apnea. Occhi con una bella faccia intorno dalla pelle rosa e ho dimenticato gli occhi del mare. Certo, non si può dimenticare del tutto. E forse neppure lo voglio ma adesso sto bene.
Mi sento partito. Ho un equilibrio di una certa stazza, tipo una petroliera con la stiva piena di petrolio e lunga centinaia di metri. Una nave che porta energia allo stato potenziale sottratta al tempo ed al centro della terra, tirata su con forza e concentrata in questa carena d'acciaio che divide il progresso dal disastro. Basta poco, un iceberg, una rotta sbagliata, o un grano di ruggine sfuggito agli ordinari controlli di manutenzione.
C’è un gran viavai sul ponte. Io sono il capitano e tutto l’equipaggio insieme. Come ogni capitano animato da incoscienza e responsabilità, come ogni equipaggio animato da timore reverenziale e repressa voglia di ammutinamento.
E giù, sotto, l’eco vibrante della sala macchine. Cilindri, pistoni, turbine, eliche, tutto lubrificato ed in perfetta armonia va come deve andare, gira come deve girare. Via, via… con il vento in faccia ed il sale nelle narici.
I pirati lontani all’orizzonte pazienti seguono la scia. Un po’ li capisco.
“E poi il capitano se vuole si leva l'ancora dai pantaloni e la getta nelle onde e chiama forte quando vuole qualcosa o qualcuno, c'è sempre uno che gli risponde…”

 
 
 
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