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Acqua futura

Post n°6 pubblicato il 14 Novembre 2011 da epagogico

In casa, sono da solo. Silenzio, ma poi, se ascolto bene, mi accorgo che il silenzio in verità non esiste. Spesso la parola silenzio è usata a sproposito. Qui, vicino a me, la ventola del PC fa il suo lavoro. Di là, in cucina, il ronzio del frigo. E il rubinetto del lavandino che perde.
Una goccia ogni quattro secondi, più o meno. Tre, quattro, tre, cinque, quattro. Non è così regolare, ha solo una parvenza di regolarità. Ed è proprio questo che mi dà ai nervi. Questa quasi-regolarità mascherata da regolarità. Io mi aspetto la goccia in quell’istante e invece no: ritarda, anticipa… e quando cade giusta sono io che ritardo o anticipo. Mica conto il tempo consapevolmente ma dentro, secondo me, qualcosa conta al posto mio.
Allora ho messo una spugnetta per attutire il colpo ma non serve a molto. Quel PLOP! lo sento lo stesso. Certo, così il suono è più ovattato, quasi dolce, leggermente smorzato rispetto alla goccia che si schianta dritta dritta contro l’acciaio del lavandino: in questo secondo caso il PLOP! è più nitido, secco e metallico, con un impercettibile riverbero, come se l’incavo del lavandino fosse una sorta di cassa armonica. PLOPPP!
Ho provato a chiudere con più forza i rubinetti, prima quello dell’acqua calda, poi l’acqua fredda, ma invano. Anzi, credo che peggiori la situazione e non so neppure quale sia il responsabile! Qui bisogna cambiare la guarnizione o qualcosa del genere. Non sono capace. O meglio, ho una vaga idea di come si smonti un rubinetto ma poi non saprei andare oltre. Devo chiamare un idraulico a meno che non decida di convivere con quella goccia. Mica è divertente convivere con una goccia. In questi casi sento il peso della mia patologica mancanza di manualità.
E lei, la goccia, continua, nella sua approssimativa costanza. Segna il tempo fuori dal tempo, i vuoti ed i pieni, oltre i miei calcoli mentali, le mie previsioni, e allaga il silenzio di questa casa. Chissà quanti litri d’acqua sprecati in un giorno. Quattro e otto, per l’esattezza. Ed in una settimana? Trentatre e sei. Ed in un mese? Centotrentaquattro e quaranta. Ed in un anno? Milleseicentododici e ottanta. Ed in cinque anni? Ottomilaesessantaquattro. Ed in dieci? Aiuto non ce la faccio più…quella goccia, così apparentemente innocua, infinitesimale, mi sta quasi annegando!
Ho qui una conchiglia piccola piccola. L’appoggio all’orecchio. Chiudo gli occhi. Mi sembra di sentire il mare. Bello, leggero, immenso, profondo, calmo, mosso, increspato, salato, pericoloso. Quello sì… mi piace. Eppur si tratta sempre di acqua.

 
 
 
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