Post n°9 pubblicato il 21 Novembre 2011 da epagogico
Intarsio lento ed attento le mie alterne giornate che furono da bilocale ammobiliato, da cartoni di pizza da asporto impilati con cura maniacale. Scelgo il posto dei quadri come il posto delle fragole ed imparo a convivere con ciò-che-non-scelgo e non-ho-scelto, insieme ad ogni conseguenza che ciò comporta: lento e naturale discendere e discernere, senza nessuna forma di accanimento o adulterata astrazione. Saluto con la mano e sorrido al remoto ed innato fantasma della rinuncia (anche se so che sarà immancabilmente sempre presente ad ogni incrocio, lo so…), al muto spettro del cammino eterno nella grigia e primitiva giungla dei sentieri mancati (anche se so che mi sussurrerà ad ogni passo, lo so…). Sturo lavandini con pazienza, senza alcuna ingenua velleità o incanto, senza stuprare il mio tempo. Poggio l’orecchio alla nera imboccatura del tubo e sento l’eco verticale dell’acqua scorrere e scendere giù e poi più giù. Mi limito a guardarti lieve negli occhi intrecciando inedite linee melodiche “che tanto il tempo passa anche sotto ai sofà”. Già…e passeggio canticchiando. |
Post n°8 pubblicato il 18 Novembre 2011 da epagogico
Dopo una notte senza sogni mi svegliai in una camera a me sconosciuta. Una camera né accogliente, né ostile. Una camera completamente vuota e disadorna, senza finestre né porte ma bianca e illuminata come avesse tante finestre e tante porte. Solo il letto in mezzo, il ritmico riverbero del mio respiro e la sistole e la diastole del mio cuore. |
Post n°7 pubblicato il 16 Novembre 2011 da epagogico
Giro per casa. Passeggiando lentamente con le mani affondate nelle tasche calde. Come se non fosse una casa, bensì un mondo, come se non fosse sostanza, bensì un ricordo. |
Post n°6 pubblicato il 14 Novembre 2011 da epagogico
In casa, sono da solo. Silenzio, ma poi, se ascolto bene, mi accorgo che il silenzio in verità non esiste. Spesso la parola silenzio è usata a sproposito. Qui, vicino a me, la ventola del PC fa il suo lavoro. Di là, in cucina, il ronzio del frigo. E il rubinetto del lavandino che perde. |
Post n°5 pubblicato il 11 Novembre 2011 da epagogico
Sono sei anni quasi sette che da quassù guardo il mare, ad ovest, verso l’America. E penso a chi un giorno è approdato su quella terra senza sapere che in effetti fosse proprio quella terra. Spesso ho guardato da solo. Altre volte in compagnia ma erano sguardi senza spessore, bidimensionali, sguardi obliqui, in tralice, di un attimo, sguardi per dimenticare ma non da dimenticare: è stato comunque bello. Vorrei abbracciare tutti quegli sguardi. |
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il 13/12/2011 alle 19:36
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il 13/12/2011 alle 15:34
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il 06/12/2011 alle 23:44
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il 05/12/2011 alle 15:16
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il 30/11/2011 alle 18:44