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Il Commissario De Luca
Con il volto di Alessandro Preziosi è arrivato in tv nelle scorse settimane, su Rai 1, un nuovo poliziotto, il commissario De Luca, il personaggio inventato dalla penna dello scrittore bolognese Carlo Lucarelli, che proprio con quel poliziotto ha debuttato nella letteratura.
L'ambientazione è il fascismo, specie alla fine, nel torbido passaggio dalla guerra civile alla ricostruzione, e gli anni che seguirono, fino al 1948 .
Malinconico, inquieto, affascinante, tutto d'un pezzo, eppure abituato a rimestare nel torbido, attraversando il cambio di regime e gli anni più neri della nostra storia con una sola regola: cercare e arrestare i colpevoli, questo personaggio lo si può anche leggere nel libro Il commissario De Luca, Sellerio editore, pp. 320, di Carlo Lucarelli. Un volume che raccoglie i suoi tre romanzi del commissario De Luca, sullo sfondo della Repubblica di Salò: «Carta bianca» (1990), «L’estate torbida» (1991) e «Via delle oche» (1996)
Non ho visto il personaggio televisivo, perchè non mi piace granch'è l'attore che lo interpretava, ma sicuramente andrò ad acquistare il volume con la trilogia degli episodi. Non conosco molto Lucarelli ma mi ha interessato moltissimo l'intervista che Tuttolibri de La Stampa ha pubblicato ieri con la storia della nascita di questo nuovo e sconosciuto Commissario di polizia, un po' speciale ed un po' diverso dai soliti
Pubblico qui una parte dell'intervista"... un particolare periodo storico che stavo studiando per una tesi di storia contemporanea alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, ... volevo fare una tesi sulla polizia politica del regime fascista, quello che arriva fino al 1943, e invece stavo leggendo e vedendo cose che riguardavano la Repubblica Sociale Italiana e la fine della guerra. Film come La lunga notte del ’44, di Florestano Vancini, oppure Il gobbo, di Carlo Lizzani.E un libro, in particolare, che avevo trovato su una bancarella: Con queste mani, era il titolo sulla sovracopertina,ma dentro invece si chiamava Polizei Salò ed era firmato da un anonimo Capitano S. A. Era un libro cattivo, una specie di memoriale, e probabilmente proprio questo mi colpiva di quel periodo storico, che fosse così cattivo, cattivo e feroce. E confuso. Una densa, nerissima metà oscura in cui si aggiravano fantasmi da incubo.... e quello della Narrativa, in particolare quella di genere, che allora – era la fine degli Anni 80 – non si chiamava ancora noir ma giallo, anche se già non c’era più molta differenza. L’hard boiled di Raymond Chandler, in particolare, più il poliziesco di Giorgio Scerbanenco, gli investigatori privati cinici alla Philip Marlowe, i poliziotti contraddittori e appassionati come Duca Lamberti.
Un sacco di film, naturalmente, e uno soprattutto, Un maledetto imbroglio, di Pietro Germi.
... Ad un certo punto viene la decisione di partire, che per uno scrittore di narrativa significa scrivere un romanzo. Mischiando tutto quello che avevo in testa, storia e narrativa, guerra, fascismo e giallo, mi era venuta in mente l’idea per un romanzo poliziesco. Nessuna trama, ancora, nessun personaggio, soltanto un’intenzione, che per me era ancora solo un’intuizione, e siccome ero molto giovane – narrativamente parlando – e inesperto, mi sembrava anche geniale.
Quale periodo migliore per un poliziesco angosciato e ambiguo che un periodo poliziesco per eccellenza come gli anni di un regime? C’è un poliziotto più poliziotto, in tutti i sensi, di un poliziotto della Repubblica di Salò?
Più contraddittorio, perché se da una parte, quella della narrativa gialla, è l’Eroe della vicenda visto che è quello che ci condurrà per mano, passo dopo passo, dall’altra, quella della storia, è il rappresentante della repressione di un regime dittatoriale e feroce. Insomma, c’è un contesto più noir di quello?
È a questo punto che avviene l’incontro.
Così mi succede che mentre sto facendo quello che in quel momento per me dovrebbe essere l’occupazione primaria – raccogliere il materiale per la mia tesi – mi imbatto nel commissario De Luca. O meglio, non proprio in lui ma in qualcuno che gli assomiglia.
Grazie ad una mia amica ero andato ad intervistare un anziano signore che era stato in polizia dal 1941 al 1981, finché non era andato in pensione, e più o meno era stato sempre nelle varie squadre politiche, dall’Ovra, la polizia segreta di Mussolini, in poi.
Bene, il maresciallo B. mi racconta la sua storia, molto gentilmente e c’è una cosa che mi colpisce al di là dei dettagli che servono alla mia tesi.
Perché il mio maresciallo prima, in quanto ovrino, pedina, sorveglia e arresta comunisti e antifascisti. Poi – dopo una confusa parentesi nel periodo della Repubblica Sociale in cui si trova lui arrestato dagli alleati tedeschi – con una alchimia tutta italiana passa nella polizia partigiana ad arrestare ex fascisti, e qualche anno dopo nella polizia democristiana ad arrestare ex partigiani, e così via.
Mi colpiva questo fatto che ad ogni cambio di regime e di governo il mio maresciallo finisse per occuparsi come polizia politica proprio di quei politici che prima erano al comando, e così visto che il discorso era capitato da quelle parti mi è venuto spontaneo chiedergli: scusi, maresciallo, ma lei per chi vota?
Volevo sapere se almeno una volta gli fosse in qualche modo scocciato mettere le manette a qualcuno, e invece lui mi ha guardato un po’ offeso e mi ha detto: cosa c’entra, io sono un poliziotto.
Ecco, questo a lui bastava, forse a me no, ma a lui sì e va bene. Però la domanda ha continuato a frullarmi per la testa e mi sono chiesto se sarebbe sempre bastata quella risposta.
Perché ci sono momenti storici in cui anche una non scelta diventa una scelta di parte, soprattutto se ha comportato azioni e conseguenze, e siccome uno di quei momenti era proprio quello che stavo ascoltando con tutti i miei sensi tesi, mi sono chiesto cosa sarebbe successo se questa domanda gliela avessero posta allora, aprile 1945, alla caduta della Repubblica di Salò? Non a lui, al maresciallo B., che una risposta ce l’aveva ed evidentemente è bastata a tutti, ma a qualcun altro, magari molto più compromesso ed esposto.
... Il poliziotto che assomiglia al mio maresciallo e che mi può raccontare la sua storia mettendo in scena le risposte alla mia domanda è l’incontro col viaggiatore.
Così ho messo assieme tante cose, tutte le cose di cui ho parlato prima, l’inquietudine di Philip Marlowe, la solitudine angosciata di Duca Lamberti, la fragilità del commissario Ingravallo di Pietro Germi, l’ambiguità del capitano A. S., e tante altre cose, compresa la camicia nera sotto il trench bianco del maresciallo fascista del Gobbo di Lizzani. E poi ho fatto quello che fanno gli scrittori come me con i loro personaggi.
Semplicemente l’ho seguito.
©2008 by Carlo Lucarelli Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara "
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