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Dresda e la tempesta di fuoco
Sono stata a Dresda ad agosto; era la seconda città da visitare durante la mia vacanza di 6 giorni in Germania, ma era anche una delle città dove nel 1944 era passato mio papà, prigioniero IMI italiano, durante un trasferimento in treno ( i treni merci chiusi come i carri bestiame ) da un campo di concentramento tedesco all'altro perchè i Nazisti si stavano ritirando dai territori polacchi di confine e spostavano la loro forza lavoro schiava all'interno del paese
Dresda è stata praticamente ricostruita dopo la guerra nel suo cuore storico, quella parte della città che era un piccolo gioiello ed un capolavoro di architettura unico al mondo, ma conserva il ricordo di quel terribile bombardamento alleato del 13 e 14 febbraio 1945, la tempesta di fuoco, come fu definita allora, in alcuni palazzi e monumenti storici solo parzialmente distrutti.
Si possono infatti ancora vedere i muri degli edifici con i mattoni cotti ed anneriti dal terribile calore del fuoco dell'incendio, che permettono di distinguere il nuovo dalle costruzioni autentiche ed antiche della città
Una città che mi è piaciuta moltissimo, anche se il passare davanti alle sue stazioni mi ha provocato un profondo senso di angoscia e di malessere; ho pensato a mio papà e a tutto ciò che ha subito in quei due anni di campi di concentramento e a quel suo lungo viaggio in una terra straniera inospitale, crudele e feroce, come era allora la Germania nazista
Il mio viaggio della memoria si è però stemperato in un viaggio di conoscenze culturali e geografiche molto interessante e la città di Dresda è senz'altro importante e piacevole da visitare, ora che sta superando i lunghi anni dell'occupazione russa ed ha ritrovato la libertà dell'Ovest
Le guide locali ci hanno spiegato molto della storia della città e ci hanno portato a vedere musei e chiese molto belli e famosi.
Molto poco invece ci hanno detto di quei due giorni di fuoco in cui una parte storica tanto importante bruciò e i perchè di un bombardamento così violento e distruttivo.
Per fortuna, prima di partire, io mi ero riletta un libro che avevo acquistato due anni fa: Dresda di Frederick Taylor, Le scie Mondadori 2005, pag 501
Un libro difficile da leggere per l'argomento trattato, ma veramente ben scritto e utile per conoscere la storia di Dresda, le vicende della tempesta di fuoco e per le testimonianze delle vittime e dei superstiti di quella notte di morte e di distruzione
Alle 21.51 di martedì 13 febbraio 1945, le sirene antiaeree risuonarono come già avevano fatto nei cinque anni precedenti: gli abitanti di Dresda ancora una volta credettero che si trattasse di un falso allarme.
Ma non era così.
Dieci minuti dopo iniziò il più intenso bombardamento che si sia mai scatenato dal cielo tedesco.
In più di sedici ore, e 3 bombardamenti, gli aerei della Raf prima e dell'aviazione americana, il 14, scaricarono sulla 'Firenze dell'Elba' oltre 4500 tonnellate di esplosivo, uccidendo tra 25.000 - 40 000 abitanti, molti profughi di guerra, e distruggendo l'intero centro storico con tutti i suoi tesori artistici.
Non era la prima volta che succedava, ma fino ad allora si era sempre trattato di falsi allarmi e di lievi incidenti in periferia.
Con i suoi splendidi edifici, testimoni di un illustre passato, le sue fabbriche di strumenti ottici e le celebri porcellane prodotte nella vicinissima Meissen, Dresda sembrava un'oasi lontana dalle preoccupazioni della guerra.
Nei cittadini e nelle autorità era radicato un profondo ottimismo, motivo per cui la città non venne mai dotata di particolari misure antiaeree e non si provvedette alla costruzione di rifugi sicuri, il che ebbe drammatiche conseguenze quella notte.
Quello di Dresda è universalmente noto come il più intenso bombardamento scatenato sui cieli della Germania da parte della RAF e dell'aviazione americana: entro mezzogiorno del 14 febbraio - per ironia della sorte, mercoledì delle Ceneri - la città fu rasa al suolo, il centro storico completamente distrutto dalla tempesta di fuoco, e il numero delle vittime stimato intorno alle centinaia di migliaia.
Questo libro è stata la prima ricostruzione esaustiva di quanto accadde.
Il suo intento è stato di mettere in luce la complessità e l'ambivalenza delle ragioni che portarono a un simile attacco e di sollevare alcuni interrogativi.
Si trattò davvero di un bombardamento di proporzioni eccezionali?
Quante furono effettivamente le vittime?
Come visse la popolazione quei terribili momenti?
La distruzione di Dresda rappresentò una prova di forza dell'esercito britannico nei confronti di Stalin o l'eventualità di un'azione militare di tale portata fu ventilata già durante la conferenza di Jalta?
Dopo il crollo dei regimi del blocco sovietico, Frederick Taylor ha potuto consultare archivi storici fino a ieri inaccessibili e, grazie alle numerose testimonianze dei sopravvissuti e dei veterani, ripercorrere la tragedia umana di quelle ore, giungendo a conclusioni sorprendenti:
se è sicuramente vero che il bombardamento della città sassone fu in assoluto il più massiccio ed esteso, è anche vero che non ebbe conseguenze peggiori di altri scatenati contro molti centri tedeschi e le vittime, in realtà, non furono più di quarantamila.
In seguito, un'abile opera di propaganda del ministro Goebbels fece sì che il numero dei morti fosse ingigantito ad arte e prevalesse una versione poco veritiera dei fatti, del resto mai smentita neppure dal successivo regime comunista che aveva tutto l'interesse a gettare discredito sugli ex alleati occidentali.
Ma, anche se militarmente costituì un obiettivo 'legittimo' e molto di ciò che è stato detto per anni deve essere ridimensionato, il bombardamento di Dresda rappresenta comunque, a distanza di sessant'anni, una dura lezione per l'umanità che "con le terribili armi di distruzione di massa a disposizione non può più permettersi l'intolleranza e la guerra".
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