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da cenerentola_07 con la seguente motivazione :
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I fligli delle Vittime e dei Colpevoli
"Prima vennero ad arrestare i comunisti, ma io non ero comunista e non dissi nulla.
Poi vennero per i socialdemocratici, ma io non ero socialdemocratico e non feci nulla.
Poi vennero per i sindacalisti ma io non ero sindacalista.
Poi vennero per gli ebrei ma io non ero ebreo e feci pochissimo.
E allora, quando vennero a prendere me non c'era più nessuno che si levasse a difendermi."
Martin Niemöller 1892-1984, pastore protestante
Due settimane fa, dopo aver rivisto le foto che ho scattato a Berlino ad agosto, mentre visitavo la mostra "Topografia del Terrore Gestapo, SS e Reichssicherheitshauptamt sull'area Prinz Albrecht", una mostra all'aperto, lungo i ruderi delle mura esterne della sede della Gestapo, con immagini sconvolgenti e strazianti sulla polizia segreta nazista e sulle sue attività di morte tortura e distruzione in tutta Europa durante la seconda Guerra Mondiale, sono andata a riprendere due libri di testimonianze che avevo letto parecchi anni fa
Nelle 344 pagine di Figli dell'olocausto di Helen Epstein, 1984, Editore La Giuntina - Collana Schulim Vogelmann Traduttore Daniel Vogelmann, ho ritrovato la narrazione di questa giornalista americana, figlia di due sopravvissuti ai campi di sterminio, che va alla ricerca di altri figli di vittime del nazismo per avere le loro testimonianze, i loro problemi con i genitori, con le altre persone, con un passato che non hanno vissuto ma che li ha segnati per sempre, addirittura con lo stato di Israele, e per creare con loro un gruppo che faccia conoscere al mondo, attraverso uno studio psicologico serio con esperti, ma anche attraverso un rapporto di amicizia e di solidarietà e di fiducia, cosa significa essere la seconda generazione nata libera e lontana dai campi di sterminio e dagli orrori della barbarie nazista
Daniel Vogelman, che pure lui fa parte di quell'invisibile, silenziosa famiglia miracolosamente generata da uomini e donne che hanno conosciuto l'inferno dei campi, perchè suo padre, Schulim Vogelmann, fu deportato ad Auschwitz con la moglie ed una figlia di otto anni, tornò solo da Auschwitz, poi si risposò ed ebbe Daniel, ha scritto nella prefazione :
" Questo libro ha soprattutto il merito di denunciare un fatto che mi sembra fondamentale: che non è vero, come spesso si tende a dire o far credere, che tutto è finito con la Liberazione. Anzi, da un certo punto di vista, si potrebbe dire che tutto è cominciato con la Liberazione.
Essere sopravvissuti ai campi non è stata piccola cosa, e non è stato certo piccolo il coraggio necessario per vivere dopo. Perchè io fra tanti mi sono salvato?Questa, fra molte, era la domanda che ossessionava i sopravvissuti; domanda a cui non c'era risposta. Come a quelle di Giobbe. Allora bisognava far finta di nulla, accettare le «scuse» e i discorsi degli altri: adesso siamo di nuovo fratelli. E tornare alla vita. Fare almeno un figlio, per dare un senso a questa nuova esistenza. E così noi, i figli, diventavamo, appena nati, simbolo di sopravvivenza e di rinascita. Per noi essere vivi non era qualcosa di scontato; la nostra esistenza doveva assolutamente avere un significato. Da qui forse il nostro immenso amore per la vita e le nostre grandi difficoltà di inserimento nel mondo."
E' un libro che per me è stato estremamente importante leggere negli anni '80, quando iniziavo a recuperare il materiale e le informazioni essenziali sui due anni che mio padre aveva passato nei campi di concentramento tedeschi in Germania e Polonia come IMI e ad interessarmi in modo più approfondito e specifico al Nazismo ed al Fascismo ed alle conseguenze di quello che era stata non solo una disfatta in una guerra senza precedenti, ma anche un periodo storico unico per la crudeltà degli aguzzini, per il numero di vittime e per i mezzi ed i modi usati
Mi sono sempre chiesta come sia potuto succedere una cosa simile, i campi di sterminio, l'annientamento di tanti uomini e donne con le camere a gas e con metodi coercitivi tremendi, senza che nessuno facesse nulla.
La popolazione tedesca sapeva e vedeva, ma ben pochi si opposero e subirono gli stessi trattamenti degli ebrei, dei soldati, dei partigiani, dei rom, degli omosessuali, dei comunisti...
La banalità del Male per me è sempre stata inconcepibile, come è inconcepibile per me che la mente umana di poche persone abbia potuto concepire simili orrori e crudeltà, accettate e perseguite da migliaia di persone in tutta Europa, la cosidetta culla della civiltà!!!
Nel libro i giovani intervistati ed Helen stessa affrontano il problema della convivenza con genitori sopravvissuti ad esperienze inimmaginabili, che la furia nazista ha trasformato, e spesso annientato completamente, nei sentimenti e nel fisico, e le loro parole sono state più volte un aiuto ed una conferma a quello che io stessa sentivo e provavo quando pensavo alle esperienze di mio papà, a dove era stato e a cosa aveva visto e subito.
Non è sempre stato facile avere la forza ed il coraggio di leggere e conoscere quel passato così triste e brutto, che ha segnato anche la vita di uno dei miei genitori, giovane e colpevole solo di non aver mai detto sì al fascista che passava nel campo a chiedere di firmare per la Repubblica di Salò!, le cui cicatrici erano ben presenti nel corpo e nello spirito, con quegli incubi ripetuti negli anni, in cui i cani li rincorrevano dopo un bombardamento per riportarli prigionieri nelle baracche ...
L'altro libro che ho riletto è " Nati Colpevoli I figli dei nazisti raccontano" di Peter Sichrovsky, Longanesi 1987.
Sono "solo" 147 pagine, con 14 testimonianze, ma è un libro intenso e profondo che lascia un segno.
Dopo anni passati a leggere libri di storia sul nazismo, in Italiano ed in francese, e tante testimonianze di sopravvissuti ai lager, soprattutto ebrei, alla fine degli anni '80 acquistai questo volume scritto da un ebreo austriaco, figlio di ebrei emigrati da Vienna durante la guerra in Gran Bretagna.
Anch'io come lui ero desiderosa di sapere come vivevano e cosa pensavano i figli dei persecutori.
Ben pochi di loro, forse solo uno, giustificava e proteggeva il proprio padre; gli altri, in particolare alcuni figli di SS, odiavano la famiglia dove erano cresciuti, alcuni per il clima di violenze e di soprusi a cui furono sottoposti dai genitori, che continuavano a dimostrare inalterato il loro desiderio di essere nazisti e camerati con gli amici di quei tempi "gloriosi", crudeli e violenti con i figli visto che non potevano più esserlo con le vittime dei campi,altri perchè dovettero subire il silenzio e l'oblio che i loro padri e le loro madri imposero loro, perchè tutto era passato e non si doveva più parlarne, ma che comunque si comportavano in modo strano rispetto ai genitori degli altri bambini con cui andavano a scuola o giocavano nel tempo libero.
Ed ora, anche se un po' con il contagocce, perchè sono tornata a lavorare a pieno ritmo con 5 classi e oltre 100 alunni, e quindi mi manca il tempo materiale per leggere come vorrei, ho preso in mano un terzo volume : " Bei tempi Lo sterminio degli ebrei raccontato da chi l'ha eseguito e da chi stava a guardare" a cura di Ernst Klee Willi Dressen e Volker Riess, ed Giuntina.
E' un libro agghiacciante, con testimonianze scritte dirette, diari e lettere in particolare, documenti, verbali di interrogatori, rapporti ufficiali ed immagini tratte da archivi o altro, di una crudezza e di un orrore indicibili
Un libro veramente sconvolgente ma illuminante, che informa e stimola alla "elaborazione del lutto", un libro che si oppone alla tendenza a dimenticare che in Germania, ma non solo in Germania ( vedi> Russia Lettonia Polonia Cecoslovacchia Francia Olanda Belgio Romania Yugoslavia Gracia Italia Ungheria... ), c'è stato un tempo in cui sulle pubbliche piazze e nelle pubbliche strade , in pieno giorno, cittadini ebrei potevano venir massacrati con stanghe di ferro senza che nessuno " si ponesse a loro difesa"
In questo libro alcune testimonianze prettamente confidenziali e private mostrano con estrema e spietata chiarezza quanto fossero saladamente ancorate le teorie del nazismo nell'intimo della psiche popolare e quanto fossero radicate nel pensiero corrente e nella sensibilità comune di vastissimi strati della popolazione
Alcune immagini del libro mostrano persone dal cui aspetto non si potrebbe indovinare che hanno avuto parte attiva in quell'ingranaggio di morte che essi hanno fatto funzionare con diligenza e buona volontà.
Sono le stesse persone che al termine della guerra, magari dopo pochi anni di prigione e forse neppure quelli, sono tranquillamente tornate a vivere la loro vita in tutta tranquillità, in tutta serenità, senza nessun biasimo, senza nessuna accusa, senza alcun minimo senso di colpa per gli atti commessi
Anime candide senza rimorsi...
E molti di loro hanno semplicemente dichiarato che stavano ubbidendo ad un ordine dei superiori o dello Stato !
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