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la fortuna

Post n°34 pubblicato il 26 Giugno 2008 da pippop3

In questa giornata afosa e calda sono salito in collina.

La mia casa è a metà collina che è parte digradante del massiccio del Freidour.

Sono molto fortunato ad aver inseguito, voluto, sofferto, per abitare in questo posto ed ottenerlo !

La mia casa confina quasi con i primi boschi di castani, ormai incolti ed abbandonati a se stessi da una nazione che ha dimenticato la fatica fisica  e confida solamente più nella intermediazione come guadagno.

Salendo in punti da me mai percorsi notavo quanto danno avesse fatto il cancro dei castani.

Alberi secchi che si ergevano da ceppi antichi tagliati chissà quanto tempo fa, rami con foglie di quest’anno già secche, il tutto immerso in una moltitudine di verde che volto verso il cielo offriva schegge di azzurro.

Rari farnetti (querce), ma di notevole età, diversificavano il paesaggio.

Mi sono appollaiato su un ramo (non molto alto ma grosso) di quercia ed osservavo il terreno sottostante chiedendomi come mai la vegetazione fosse quasi scomparsa.

Anni addietro il sottobosco pullulava di erba, festuche, felci, muschi, rari licheni, ed ora il terreno argilloso offriva il suo colore brunastro sormontato da pietroline slavate dalla pioggia.

D’accordo che il terreno,in quel punto, fosse digradante e che quindi le piogge torrenziali di questi ultimi giorni lo avessero slavato ma tale distruzione è sicuramente da ricercarsi in altri motivi che non sto ad approfondire.

Il silenzio…. Il silenzio….

Nessuna voce umana, nessun suono artefatto, solo silenzio!

Lo stormire delle fronde, il cinguettio di una cincia mora, il secco rumore di un rametto ormai esausto che si rompe ondeggiando al vento.

Quale estasi migliore per una mente ormai abituata a suoni che aggrediscono e condizionano ogni attimo della giornata!

Sul ramo che mi ha ospitato cresce una leggera peluria muschiosa che accarezzo dolcemente e penso quanto e quale sofferenza abbia patito durante le ricorrenti e lunghe siccità che ormai si alternano a piovosità estreme.

Penso a quanto abbiano dovuto lottare le sue radici per trovare il luogo ove approvvigionarsi di acqua e cibo, alla fortuna che ha avuto di sopravvivere in un luogo così, a differenza di una betulla vicina della quale esiste solo più un tronco marcito, ad un pino silvestre di poco più di un metro che non ha trovato ciò di cui aveva bisogno ed i suoi rami secchi paiono richiamo della morte.

La fortuna! La fortuna!

Tutti gli esseri, viventi e non viventi hanno bisogno di fortuna!

Conta poco la selezione naturale, se chi è adatto alle condizioni nuove non trova terreno per  sopravvivere.

 

 
 
 
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