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LA PROVOCAZIONE

Post n°290 pubblicato il 27 Dicembre 2012 da cheguevaraeramorto

«Le donne e il femminicidio, facciano sana autocritica. Quante volte provocano?» 

“Le donne facciano autocritica: vanno in giro con abiti succinti, servono cibi freddi, abbandonano i bimbi e esasperano le tensioni. Gli uomini non sono impazziti, sono le donne che provocano”.

«Una stampa fanatica e deviata attribuisce all’uomo che non accetterebbe la separazione questa spinta alla violenza»,

«Domandiamoci: Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell’arroganza, si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni. Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici. Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (forma di violenza da condannare e punire con fermezza) spesso le responsabilità sono condivise». 

«Quante volte vediamo ragazze e signore mature circolare per strada con vestiti provocanti e succinti? quanti tradimenti si consumano sui luoghi di lavoro, nelle palestre e nei cinema? Potrebbero farne a meno. Costoro provocano gli istinti peggiori e poi si arriva alla violenza o abuso sessuale (lo ribadiamo. roba da mascalzoni). Facciano un sano esame di coscienza: forse questo ce lo siamo cercate anche noi?».


provocazione[pro-vo-ca-zió-ne] s.f.
  • 1 Atto, comportamento, parola o discorso offensivo o di sfida, che mira a irritare e a provocare una reazione violenta degli altri: non reagire alle p.; con valore attenuato, stimolo intellettuale, invito a riflettere: un discorso che contiene intelligenti p.

  • 2 dir. Nel diritto penale, circostanza attenuante riconosciuta a chi ha commesso un reato in reazione a un'offesa o a un'ingiustizia subita

  • 3 Atto, comportamento che tende a suscitare il desiderio sessuale
    • sec. XIV

Tratto da il Sabatini Coletti dizionario della Lingua Italiana

Ora la domanda che mi viene da fare all'uomo più che al prete, da poco si è diffusa anche la notizia che ha lasciato l'abito talare adducendo una scusa del tipo "io indegno dell'abito che indosso", ripeto io vorrei chiedere all'uomo :

- Mi spiega cortesemente se quello che ha scritto è quello che pensa o era solo un'ulteriore modo per mettersi in mostra?...lei non è tornato sui suoi passi ma ha semplicemente scelto di togliersi da sotto i riflettori, ha detto che non è degno di portare l'abito che indossa, ma non ha chiesto scusa a tutte le donne che ogni anno subiscono violenza, maltrattamenti e spesso ci rimenttono anche la vita. Mi piacerebbe sapere se quello che ha scritto è veramente quello che pensa, ma soprattutto mi piacerebbe che avesse il coraggio di prendersi le proprie responsabilità e le proprie conseguenze. Togliersi l'abito in questo momento vuole dire solo che ha voglia di nascondersi, ma in lei non vedo nessun pentimento.

PS : vorrei ricordare e chiedere lumi a Paparatz, che continua a blaterare sul discorso LGBT, ma non si pronuncia sul femminicidio, anche lui pensa come nel quattordicesimo secolo che sono le donne a provocare e quindi a suscitare la voglia degli uomini di picchiarle, violentarle e ammazzarle?

 
 
 
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Credo di essere sempre stato un buon oratore…Credo che con le parole abbia sempre raggiunto un mucchio di persone, ma come dicono in molti sono i fatti quelli che contano, le parole volano via…Credo di non essere l’unico ad avere questo dono, il mondo è pieno di persone che antepongono le parole ai fatti…Credo, oltretutto, che se per fatti si intende far del male agli altri, che sia su larga scala ma soprattutto nei piccoli gesti o nei rapporti di tutti i giorni, sia molto meglio riempire il mondo di mille parole…Credo che parlerò fino a quando ne avrò forza e anche se non ci sarà nessuno ad ascoltarmi io continuerò,perché una persona muore solo quando non ha più nulla da dire.

 

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